eleonora407
Junior
Buongiorno a tutti e buon anno nuovo! Dopo aver recentemente scoperto questo forum, ma soprattutto il nome di questa fobia, ho deciso di presentarmi. Sono Eleonora, ho 28 anni, vengo dalla provincia di Mantova e da ormai 9 anni soffro di emetofobia.
L'evento scatenante è avvenuto nel luglio del 2011: ero andata a casa di una mia amica di Udine per qualche giorno e l'ultima sera, così, all'improvviso, dopo cena ho iniziato a sentirmi molto male di stomaco e di intestino. Alla terza volta, ho notato delle gocce di sangue e i genitori della mia amica mi hanno portata al pronto soccorso per sicurezza (notte di fulmini e tempeste, senza poter chiamare casa perchè era ormai mezzanotte e mia madre, lontana 400km, si sarebbe spaventata a morte). Arrivata in questo minuscolo ospedale, mi hanno fatta coricare su un lettino e un medico mi ha soltanto sfiorato il torace per dire subito "gastroenterite acuta"; mai saputo da cosa fosse scaturita, dato che fino alla fine della cena mi sentivo bene come sempre. Devo ammettere che l'evento, lì per lì, non mi traumatizzò affatto.
I problemi e la vera e propria fobia sono nati circa due mesi dopo, mentre si avvicinava sempre di più la data della mia partenza per Verona, città in cui avevo scelto di trasferirmi per la triennale (o forse manco l'avevo scelto io, boh, ormai ho messo in dubbio molte scelte passate ma, essendo appunto passate, è inutile rimuginarci sopra). Da quel momento in poi, ansia, tremori, sudore freddo, stomaco chiusissimo, mal di pancia perenne e terrore costante di vomitare e di ripetere quella brutta esperienza a casa della mia amica. Praticamente nel giro di qualche mese ho visto il mio mondo crollare, sono passata dall'essere una piccola grande donna a sentirmi fragile e vulnerabile, spaventata a morte da tutto, tanto da non saper più come si vivesse; mi sono sentita persa; sono morta, ma senza essere ancora del tutto rinata.
Nel primo anno di università persi ben 12kg e, visto il mio malessere nel vivere lontano da casa, decisi di cambiare università e di tornare nel mio paese e fare la pendolare. Nel 2013 iniziai ad andare da una nutrizionista per recuperare peso ed energie, ma per molti anni sono stata ancora sottopeso (solo da un anno a questa parte sono tornata normopeso e sto fisicamente bene). All'incirca nello stesso periodo iniziai anche un percorso psicoterapeutico con una psicologa del C.P.S. (ah, inoltre, ho assunto ***** dal 2012 al 2019, chiaramente dopo essere stata visitata dallo psichiatra), anche perchè essendo all'epoca studentessa universitaria, non potevo permettermi le tariffe di quelle private. La psicoterapia l'ho sempre seguita e interrotta soltanto quando mi è capitato di lavorare intensamente dal lunedì al venerdì e al sabato la psicologa non c'è, quindi l'ho poi ripresa una volta terminato quel lavoro. Ora mi sono laureata alla magistrale due mesi fa e sono alla ricerca di un lavoro, quindi riesco a vederla una volta a settimana.
Ho raggiunto molte consapevolezze sulla storia mia e della mia famiglia in tutti questi anni di terapia eppure, ogni volta che si prospetta una qualsiasi uscita (in particolar modo a cena, perchè ero stata male proprio dopo cena) è il panico. Magari non me ne rendo neanche conto perchè in effetti quell'uscita la voglio fare davvero, ma in automatico mi viene il mal di pancia, mi si chiude lo stomaco, mi si irrigidisce tutto l'addome, mi tremano le mani e la salivazione si azzera, quindi mi agito ancora di più e l'unico pensiero è "fa che finisca presto, non vedo l'ora di aver mangiato (ovviamente poco e niente), digerito ed essere tornata a casa nella mia zona di comfort". Inutile dirvi che questa fobia è invalidante dal punto di vista della vita quotidiana, lavorativa e sociale. Inutile aggiungere anche che non poter uscire di casa e andare al ristorante nel 2020 non mi è pesato affatto, anzi, è stato quasi un sogno che si avverava, sebbene mi sia resa conto ancora di più di quanto questo significhi "esistere, sopravvivere" e non "vivere".
Sapere che esistono altre persone che ne soffrono è shockante perchè davvero pensavo di essere l'unica ad avere questa ossessione, ma al contempo mi fa sentire meno sola e più compresa, cosa che penso accomuni tutti noi ogni volta che ci sentiamo dire "eh vabbeh ma anche a me fa schifo vomitare".
Grazie mille a chi leggerà e risponderà.
L'evento scatenante è avvenuto nel luglio del 2011: ero andata a casa di una mia amica di Udine per qualche giorno e l'ultima sera, così, all'improvviso, dopo cena ho iniziato a sentirmi molto male di stomaco e di intestino. Alla terza volta, ho notato delle gocce di sangue e i genitori della mia amica mi hanno portata al pronto soccorso per sicurezza (notte di fulmini e tempeste, senza poter chiamare casa perchè era ormai mezzanotte e mia madre, lontana 400km, si sarebbe spaventata a morte). Arrivata in questo minuscolo ospedale, mi hanno fatta coricare su un lettino e un medico mi ha soltanto sfiorato il torace per dire subito "gastroenterite acuta"; mai saputo da cosa fosse scaturita, dato che fino alla fine della cena mi sentivo bene come sempre. Devo ammettere che l'evento, lì per lì, non mi traumatizzò affatto.
I problemi e la vera e propria fobia sono nati circa due mesi dopo, mentre si avvicinava sempre di più la data della mia partenza per Verona, città in cui avevo scelto di trasferirmi per la triennale (o forse manco l'avevo scelto io, boh, ormai ho messo in dubbio molte scelte passate ma, essendo appunto passate, è inutile rimuginarci sopra). Da quel momento in poi, ansia, tremori, sudore freddo, stomaco chiusissimo, mal di pancia perenne e terrore costante di vomitare e di ripetere quella brutta esperienza a casa della mia amica. Praticamente nel giro di qualche mese ho visto il mio mondo crollare, sono passata dall'essere una piccola grande donna a sentirmi fragile e vulnerabile, spaventata a morte da tutto, tanto da non saper più come si vivesse; mi sono sentita persa; sono morta, ma senza essere ancora del tutto rinata.
Nel primo anno di università persi ben 12kg e, visto il mio malessere nel vivere lontano da casa, decisi di cambiare università e di tornare nel mio paese e fare la pendolare. Nel 2013 iniziai ad andare da una nutrizionista per recuperare peso ed energie, ma per molti anni sono stata ancora sottopeso (solo da un anno a questa parte sono tornata normopeso e sto fisicamente bene). All'incirca nello stesso periodo iniziai anche un percorso psicoterapeutico con una psicologa del C.P.S. (ah, inoltre, ho assunto ***** dal 2012 al 2019, chiaramente dopo essere stata visitata dallo psichiatra), anche perchè essendo all'epoca studentessa universitaria, non potevo permettermi le tariffe di quelle private. La psicoterapia l'ho sempre seguita e interrotta soltanto quando mi è capitato di lavorare intensamente dal lunedì al venerdì e al sabato la psicologa non c'è, quindi l'ho poi ripresa una volta terminato quel lavoro. Ora mi sono laureata alla magistrale due mesi fa e sono alla ricerca di un lavoro, quindi riesco a vederla una volta a settimana.
Ho raggiunto molte consapevolezze sulla storia mia e della mia famiglia in tutti questi anni di terapia eppure, ogni volta che si prospetta una qualsiasi uscita (in particolar modo a cena, perchè ero stata male proprio dopo cena) è il panico. Magari non me ne rendo neanche conto perchè in effetti quell'uscita la voglio fare davvero, ma in automatico mi viene il mal di pancia, mi si chiude lo stomaco, mi si irrigidisce tutto l'addome, mi tremano le mani e la salivazione si azzera, quindi mi agito ancora di più e l'unico pensiero è "fa che finisca presto, non vedo l'ora di aver mangiato (ovviamente poco e niente), digerito ed essere tornata a casa nella mia zona di comfort". Inutile dirvi che questa fobia è invalidante dal punto di vista della vita quotidiana, lavorativa e sociale. Inutile aggiungere anche che non poter uscire di casa e andare al ristorante nel 2020 non mi è pesato affatto, anzi, è stato quasi un sogno che si avverava, sebbene mi sia resa conto ancora di più di quanto questo significhi "esistere, sopravvivere" e non "vivere".
Sapere che esistono altre persone che ne soffrono è shockante perchè davvero pensavo di essere l'unica ad avere questa ossessione, ma al contempo mi fa sentire meno sola e più compresa, cosa che penso accomuni tutti noi ogni volta che ci sentiamo dire "eh vabbeh ma anche a me fa schifo vomitare".
Grazie mille a chi leggerà e risponderà.