• Questa community è solo un punto d'incontro per persone che soffrono di emetofobia e non può essere considerata come terapia per superarla, per questo consigliamo sempre di consultare uno specialista. Buona navigazione a tutti. ;)

Ciao a tutti e buon anno!

eleonora407

Junior
Buongiorno a tutti e buon anno nuovo! Dopo aver recentemente scoperto questo forum, ma soprattutto il nome di questa fobia, ho deciso di presentarmi. Sono Eleonora, ho 28 anni, vengo dalla provincia di Mantova e da ormai 9 anni soffro di emetofobia.
L'evento scatenante è avvenuto nel luglio del 2011: ero andata a casa di una mia amica di Udine per qualche giorno e l'ultima sera, così, all'improvviso, dopo cena ho iniziato a sentirmi molto male di stomaco e di intestino. Alla terza volta, ho notato delle gocce di sangue e i genitori della mia amica mi hanno portata al pronto soccorso per sicurezza (notte di fulmini e tempeste, senza poter chiamare casa perchè era ormai mezzanotte e mia madre, lontana 400km, si sarebbe spaventata a morte). Arrivata in questo minuscolo ospedale, mi hanno fatta coricare su un lettino e un medico mi ha soltanto sfiorato il torace per dire subito "gastroenterite acuta"; mai saputo da cosa fosse scaturita, dato che fino alla fine della cena mi sentivo bene come sempre. Devo ammettere che l'evento, lì per lì, non mi traumatizzò affatto.
I problemi e la vera e propria fobia sono nati circa due mesi dopo, mentre si avvicinava sempre di più la data della mia partenza per Verona, città in cui avevo scelto di trasferirmi per la triennale (o forse manco l'avevo scelto io, boh, ormai ho messo in dubbio molte scelte passate ma, essendo appunto passate, è inutile rimuginarci sopra). Da quel momento in poi, ansia, tremori, sudore freddo, stomaco chiusissimo, mal di pancia perenne e terrore costante di vomitare e di ripetere quella brutta esperienza a casa della mia amica. Praticamente nel giro di qualche mese ho visto il mio mondo crollare, sono passata dall'essere una piccola grande donna a sentirmi fragile e vulnerabile, spaventata a morte da tutto, tanto da non saper più come si vivesse; mi sono sentita persa; sono morta, ma senza essere ancora del tutto rinata.
Nel primo anno di università persi ben 12kg e, visto il mio malessere nel vivere lontano da casa, decisi di cambiare università e di tornare nel mio paese e fare la pendolare. Nel 2013 iniziai ad andare da una nutrizionista per recuperare peso ed energie, ma per molti anni sono stata ancora sottopeso (solo da un anno a questa parte sono tornata normopeso e sto fisicamente bene). All'incirca nello stesso periodo iniziai anche un percorso psicoterapeutico con una psicologa del C.P.S. (ah, inoltre, ho assunto ***** dal 2012 al 2019, chiaramente dopo essere stata visitata dallo psichiatra), anche perchè essendo all'epoca studentessa universitaria, non potevo permettermi le tariffe di quelle private. La psicoterapia l'ho sempre seguita e interrotta soltanto quando mi è capitato di lavorare intensamente dal lunedì al venerdì e al sabato la psicologa non c'è, quindi l'ho poi ripresa una volta terminato quel lavoro. Ora mi sono laureata alla magistrale due mesi fa e sono alla ricerca di un lavoro, quindi riesco a vederla una volta a settimana.
Ho raggiunto molte consapevolezze sulla storia mia e della mia famiglia in tutti questi anni di terapia eppure, ogni volta che si prospetta una qualsiasi uscita (in particolar modo a cena, perchè ero stata male proprio dopo cena) è il panico. Magari non me ne rendo neanche conto perchè in effetti quell'uscita la voglio fare davvero, ma in automatico mi viene il mal di pancia, mi si chiude lo stomaco, mi si irrigidisce tutto l'addome, mi tremano le mani e la salivazione si azzera, quindi mi agito ancora di più e l'unico pensiero è "fa che finisca presto, non vedo l'ora di aver mangiato (ovviamente poco e niente), digerito ed essere tornata a casa nella mia zona di comfort". Inutile dirvi che questa fobia è invalidante dal punto di vista della vita quotidiana, lavorativa e sociale. Inutile aggiungere anche che non poter uscire di casa e andare al ristorante nel 2020 non mi è pesato affatto, anzi, è stato quasi un sogno che si avverava, sebbene mi sia resa conto ancora di più di quanto questo significhi "esistere, sopravvivere" e non "vivere".
Sapere che esistono altre persone che ne soffrono è shockante perchè davvero pensavo di essere l'unica ad avere questa ossessione, ma al contempo mi fa sentire meno sola e più compresa, cosa che penso accomuni tutti noi ogni volta che ci sentiamo dire "eh vabbeh ma anche a me fa schifo vomitare".
Grazie mille a chi leggerà e risponderà. :)
 
Ciao!! io come te soffro di questa fobia da non ricordo bene quanto e sono riuscita a dare un nome solo poco tempo fa. Ho 10 anni in meno di te e sapere che ne soffri da 9 anni mi spaventa.. E' proprio come dici tu.. questo non è vivere.. spero di poter intraprender presto un percorso e provare ad uscire da questo inferno. Buona fortuna col tuo percorso!!
 
Buongiorno a tutti e buon anno nuovo! Dopo aver recentemente scoperto questo forum, ma soprattutto il nome di questa fobia, ho deciso di presentarmi. Sono Eleonora, ho 28 anni, vengo dalla provincia di Mantova e da ormai 9 anni soffro di emetofobia.
L'evento scatenante è avvenuto nel luglio del 2011: ero andata a casa di una mia amica di Udine per qualche giorno e l'ultima sera, così, all'improvviso, dopo cena ho iniziato a sentirmi molto male di stomaco e di intestino. Alla terza volta, ho notato delle gocce di sangue e i genitori della mia amica mi hanno portata al pronto soccorso per sicurezza (notte di fulmini e tempeste, senza poter chiamare casa perchè era ormai mezzanotte e mia madre, lontana 400km, si sarebbe spaventata a morte). Arrivata in questo minuscolo ospedale, mi hanno fatta coricare su un lettino e un medico mi ha soltanto sfiorato il torace per dire subito "gastroenterite acuta"; mai saputo da cosa fosse scaturita, dato che fino alla fine della cena mi sentivo bene come sempre. Devo ammettere che l'evento, lì per lì, non mi traumatizzò affatto.
I problemi e la vera e propria fobia sono nati circa due mesi dopo, mentre si avvicinava sempre di più la data della mia partenza per Verona, città in cui avevo scelto di trasferirmi per la triennale (o forse manco l'avevo scelto io, boh, ormai ho messo in dubbio molte scelte passate ma, essendo appunto passate, è inutile rimuginarci sopra). Da quel momento in poi, ansia, tremori, sudore freddo, stomaco chiusissimo, mal di pancia perenne e terrore costante di vomitare e di ripetere quella brutta esperienza a casa della mia amica. Praticamente nel giro di qualche mese ho visto il mio mondo crollare, sono passata dall'essere una piccola grande donna a sentirmi fragile e vulnerabile, spaventata a morte da tutto, tanto da non saper più come si vivesse; mi sono sentita persa; sono morta, ma senza essere ancora del tutto rinata.
Nel primo anno di università persi ben 12kg e, visto il mio malessere nel vivere lontano da casa, decisi di cambiare università e di tornare nel mio paese e fare la pendolare. Nel 2013 iniziai ad andare da una nutrizionista per recuperare peso ed energie, ma per molti anni sono stata ancora sottopeso (solo da un anno a questa parte sono tornata normopeso e sto fisicamente bene). All'incirca nello stesso periodo iniziai anche un percorso psicoterapeutico con una psicologa del C.P.S. (ah, inoltre, ho assunto ***** dal 2012 al 2019, chiaramente dopo essere stata visitata dallo psichiatra), anche perchè essendo all'epoca studentessa universitaria, non potevo permettermi le tariffe di quelle private. La psicoterapia l'ho sempre seguita e interrotta soltanto quando mi è capitato di lavorare intensamente dal lunedì al venerdì e al sabato la psicologa non c'è, quindi l'ho poi ripresa una volta terminato quel lavoro. Ora mi sono laureata alla magistrale due mesi fa e sono alla ricerca di un lavoro, quindi riesco a vederla una volta a settimana.
Ho raggiunto molte consapevolezze sulla storia mia e della mia famiglia in tutti questi anni di terapia eppure, ogni volta che si prospetta una qualsiasi uscita (in particolar modo a cena, perchè ero stata male proprio dopo cena) è il panico. Magari non me ne rendo neanche conto perchè in effetti quell'uscita la voglio fare davvero, ma in automatico mi viene il mal di pancia, mi si chiude lo stomaco, mi si irrigidisce tutto l'addome, mi tremano le mani e la salivazione si azzera, quindi mi agito ancora di più e l'unico pensiero è "fa che finisca presto, non vedo l'ora di aver mangiato (ovviamente poco e niente), digerito ed essere tornata a casa nella mia zona di comfort". Inutile dirvi che questa fobia è invalidante dal punto di vista della vita quotidiana, lavorativa e sociale. Inutile aggiungere anche che non poter uscire di casa e andare al ristorante nel 2020 non mi è pesato affatto, anzi, è stato quasi un sogno che si avverava, sebbene mi sia resa conto ancora di più di quanto questo significhi "esistere, sopravvivere" e non "vivere".
Sapere che esistono altre persone che ne soffrono è shockante perchè davvero pensavo di essere l'unica ad avere questa ossessione, ma al contempo mi fa sentire meno sola e più compresa, cosa che penso accomuni tutti noi ogni volta che ci sentiamo dire "eh vabbeh ma anche a me fa schifo vomitare".
Grazie mille a chi leggerà e risponderà. :)
Ciao Eleonora, Bnevenuta!
Innazitutto volevo dirti che abito in provincia di Mantova anch'io, e, ad occhio e croce, direi che possiamo essere quasi coetanee! Che coincidenze! :)
Secondariamente, come te, la pandemia è caduta a pennello per noi emetofobici, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo della mascherina: sogno avverato!
Eleonora, volevo chiederti: fare psicoterapia ti aiuta? Noti che qualcosina pian pianino sia migliorato rispetto gli anni passati?
Purtroppo comunque, la nostra fobia è invalidante e molto subdola, molti psicologi faticano a riconoscerla, confondendola con disturbi alimentari, sbagliando anche la tipologia di approccio per curare!
 
Ciao!! io come te soffro di questa fobia da non ricordo bene quanto e sono riuscita a dare un nome solo poco tempo fa. Ho 10 anni in meno di te e sapere che ne soffri da 9 anni mi spaventa.. E' proprio come dici tu.. questo non è vivere.. spero di poter intraprender presto un percorso e provare ad uscire da questo inferno. Buona fortuna col tuo percorso!!
Ciao Bella, posso immaginare quanto questo ti spaventi. Anche per me è stato mostruoso, cambiare così di punto in bianco senza riuscire a capire come gestire questo malessere interiore che emergeva prepotentemente. Ho vissuto gli anni del liceo benissimo, praticamente vivevo a scuola, studiavo, mangiavo tutto quello che mi andava e al fine settimana andavo sempre alle feste e in discoteca, insomma me la sono proprio goduta! Come si può immaginare, vedevo moltissima gente stare male ogni weekend, addirittura la mia migliore amica che non ha mai retto l'alcol ma puntualmente si ubriacava e a me toccava farle da ballia (io sono astemia da sempre, avevo provato a bere ma non mi è piaciuto il sapore dell'alcol sin da subito, poi non è che avessi molti soldini da spendere quindi preferivo tenerli per l'entrata in discoteca e magari un pacchetto di sigarette). Sentirmi tutto d'un tratto sopraffatta da questa paura è per me tuttora incomprensibile. Ma forse erano anni che mi comportavo da donna forte e invece ero solo una ragazzina che doveva viversi i suoi anni migliori...purtroppo io non sono riuscita ad esternare i miei problemi da subito, mi sono chiusa e isolata sempre di più, per non parlare dei miei genitori che non hanno mai capito assolutamente nulla di me e del marasma che avevo dentro. Per questo è come se mi fossi arenata in questa situazione, come se fossi entrata nel tunnel ma non ne fossi ancora uscita; come se la fine si allontanasse sempre di più ogni volta che mi avvicino. Ti auguro che per te sarà diverso; intanto hai scoperto questo forum e non è poco, se pensi che io l'ho scoperto solo ora, cioè 9 anni dopo l'inizio di quel lunghissimo travaglio! :p Ti abbraccio forte
 
Ciao Eleonora, Bnevenuta!
Innazitutto volevo dirti che abito in provincia di Mantova anch'io, e, ad occhio e croce, direi che possiamo essere quasi coetanee! Che coincidenze! :)
Secondariamente, come te, la pandemia è caduta a pennello per noi emetofobici, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo della mascherina: sogno avverato!
Eleonora, volevo chiederti: fare psicoterapia ti aiuta? Noti che qualcosina pian pianino sia migliorato rispetto gli anni passati?
Purtroppo comunque, la nostra fobia è invalidante e molto subdola, molti psicologi faticano a riconoscerla, confondendola con disturbi alimentari, sbagliando anche la tipologia di approccio per curare!
Buongiorno Trudy, sapere che abbiamo alcune cose in comune mi fa sentire ancora più vicina! Hai ragione, appena è scoppiata la pandemia, nonostante il virus mi preoccupi un po', devo dire che non essendoci vomito e diarrea tra i sintomi mi sono tranquillizzata subito, e infatti sto vivendo questo periodo molto più tranquillamente di molte mie amiche "senza fobie" che sono diventate ipocondriache! Modestamente, noi abbiamo già le spalle larghe :cool:
Per quanto riguarda la psicoterapia, premetto che quando ho inizato ad avere i sintomi dellììgli attacchi d'ansia e di panico, a cavallo del mio trasferimento a Verona nel settembre 2011, il mio medico di base mi aveva detto che una volta abituata al cambiamento mi sarei tranquillizzata...sono rimasta a Verona fino alla fine del primo anno accademico, quindi sono rientrata a casa solo nel giugno del 2012, quando ormai l'ansia mi aveva tolto 12kg...da lì, ho chiesto aiuto (nel mio paese e nella mia famiglia parlare di malattie che affliggono la mente è sempre stato un tabù, come se la salute mentale non fosse tanto importante quanto quella fisica): ho parlato con uno psicologo del consultorio famigliare, ma che non mi era piaciuto, così ho continuato a cercare finchè non ho trovato quella che mi segue da allora. Devo dire però che non avevo molta scelta, in paese c'è solo lei, le altre sono tutte private; io non ho ancora un lavoro fisso e i miei certo non avrebbero sostenuto 80 euro a seduta per mesi o anni, e li comprendo. Sicuramente con la terapia ho raggiunto moltissime consapevolezze, provengo da una famiglia totalmente disfunzionale, che se mi mettessi a raccontare tutto il male che gli atteggiamenti dei miei mi hanno procurato, scriverei una collana di libri! E rendermi indipendente in questo periodo storico sembra ogni giorno più complesso, paradossalmente proprio per chi ha studiato tanto!
Penso che la terapia mi abbia insegnato un modo diverso di leggere le cose che nella mia breve vita ho vissuto, soprattutto quello che gli altri mi hanno fatto subire...la psico mi dice che la mia fobia del vomito si scatena ogni volta che devo allontanarmi da casa e che quindi il mio vero lavoro è il distacco emotivo da mia madre; seppur madre disfunzionale, è stata per più di 20anni l'unica persona che avevo, l'unico mio punto di riferimento. Credo possa avere ragione, anche se quando mi sale l'ansia l'unica cosa a cui penso è la paura di stare male fuori casa, e non allontanarmi dalla mamma (anche perchè magari si parla di una cena a 10 minuti di macchina da dove abito, non di 6 mesi in Australia). Come dicevo a Bella, semplicemente mi sento arenata. Ho capito moltissimo delle dinamiche in cui sono cresciuta, sto imparando a conoscermi meglio anche per capire chi voglio essere e che lavoro voglio fare nella vita, io in primis, senza seguire quello che gli altri vorrebbero per me...ma lo stesso mi chiedo "e quindi? ok, ho mille consapevolezze in più e adesso come le uso a mio favore?"; la fobia dello star male quando devo mangiare fuori di casa c'è sempre...ogni volta che esco e vedo gente che cammina spensierata io penso sempre "e se ora gli venisse da vomitare? che fanno, stanno male qui, in mezzo a tutti, davanti a me?". Perchè non dimentichiamoci che attraiamo proprio quello che temiamo di più, quindi da 9 anni a questa parte sai quante volte mi è capitato di assistere a gente che si è sentita male in mezzo alla strada, così dal nulla? Un trauma, ogni volta. E la nostra è anche una paura difficile da superare perchè non la possiamo affrontare a comando, dato che comunque (bulimici a parte) non è così frequente dare di stomaco...
Facciamoci forza a vicenda!!! Ti abbraccio forte!
 
Ciao Eleonora, Bnevenuta!
Innazitutto volevo dirti che abito in provincia di Mantova anch'io, e, ad occhio e croce, direi che possiamo essere quasi coetanee! Che coincidenze! :)
Secondariamente, come te, la pandemia è caduta a pennello per noi emetofobici, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo della mascherina: sogno avverato!
Eleonora, volevo chiederti: fare psicoterapia ti aiuta? Noti che qualcosina pian pianino sia migliorato rispetto gli anni passati?
Purtroppo comunque, la nostra fobia è invalidante e molto subdola, molti psicologi faticano a riconoscerla, confondendola con disturbi alimentari, sbagliando anche la tipologia di approccio per curare!
Considera comunque che tutte queste consapevolezze sono emerse solo nell'ultimo anno e mezzo, prima volevo a tutti i costi cambiare me stessa per andare bene a mia madre, finchè non ho capito che forse non c'è qualcosa di sbagliato in me ma in lei. Mi ci è voluto moltissimo tempo per vederla con occhi diversi, senza mai ricevere comprensione, compassione, scuse, o anche solo ammettere di aver sbagliato, come tutti gli esseri umani. Da quando il mio fratellino peloso se n'è andato, la tranquillità solo apparente che mi ero costruita è crollata e lì è iniziato davvero il mio percorso interiore, nonostante fossi già in terapia da diversi anni...
 
Buongiorno Trudy, sapere che abbiamo alcune cose in comune mi fa sentire ancora più vicina! Hai ragione, appena è scoppiata la pandemia, nonostante il virus mi preoccupi un po', devo dire che non essendoci vomito e diarrea tra i sintomi mi sono tranquillizzata subito, e infatti sto vivendo questo periodo molto più tranquillamente di molte mie amiche "senza fobie" che sono diventate ipocondriache! Modestamente, noi abbiamo già le spalle larghe :cool:
Per quanto riguarda la psicoterapia, premetto che quando ho inizato ad avere i sintomi dellììgli attacchi d'ansia e di panico, a cavallo del mio trasferimento a Verona nel settembre 2011, il mio medico di base mi aveva detto che una volta abituata al cambiamento mi sarei tranquillizzata...sono rimasta a Verona fino alla fine del primo anno accademico, quindi sono rientrata a casa solo nel giugno del 2012, quando ormai l'ansia mi aveva tolto 12kg...da lì, ho chiesto aiuto (nel mio paese e nella mia famiglia parlare di malattie che affliggono la mente è sempre stato un tabù, come se la salute mentale non fosse tanto importante quanto quella fisica): ho parlato con uno psicologo del consultorio famigliare, ma che non mi era piaciuto, così ho continuato a cercare finchè non ho trovato quella che mi segue da allora. Devo dire però che non avevo molta scelta, in paese c'è solo lei, le altre sono tutte private; io non ho ancora un lavoro fisso e i miei certo non avrebbero sostenuto 80 euro a seduta per mesi o anni, e li comprendo. Sicuramente con la terapia ho raggiunto moltissime consapevolezze, provengo da una famiglia totalmente disfunzionale, che se mi mettessi a raccontare tutto il male che gli atteggiamenti dei miei mi hanno procurato, scriverei una collana di libri! E rendermi indipendente in questo periodo storico sembra ogni giorno più complesso, paradossalmente proprio per chi ha studiato tanto!
Penso che la terapia mi abbia insegnato un modo diverso di leggere le cose che nella mia breve vita ho vissuto, soprattutto quello che gli altri mi hanno fatto subire...la psico mi dice che la mia fobia del vomito si scatena ogni volta che devo allontanarmi da casa e che quindi il mio vero lavoro è il distacco emotivo da mia madre; seppur madre disfunzionale, è stata per più di 20anni l'unica persona che avevo, l'unico mio punto di riferimento. Credo possa avere ragione, anche se quando mi sale l'ansia l'unica cosa a cui penso è la paura di stare male fuori casa, e non allontanarmi dalla mamma (anche perchè magari si parla di una cena a 10 minuti di macchina da dove abito, non di 6 mesi in Australia). Come dicevo a Bella, semplicemente mi sento arenata. Ho capito moltissimo delle dinamiche in cui sono cresciuta, sto imparando a conoscermi meglio anche per capire chi voglio essere e che lavoro voglio fare nella vita, io in primis, senza seguire quello che gli altri vorrebbero per me...ma lo stesso mi chiedo "e quindi? ok, ho mille consapevolezze in più e adesso come le uso a mio favore?"; la fobia dello star male quando devo mangiare fuori di casa c'è sempre...ogni volta che esco e vedo gente che cammina spensierata io penso sempre "e se ora gli venisse da vomitare? che fanno, stanno male qui, in mezzo a tutti, davanti a me?". Perchè non dimentichiamoci che attraiamo proprio quello che temiamo di più, quindi da 9 anni a questa parte sai quante volte mi è capitato di assistere a gente che si è sentita male in mezzo alla strada, così dal nulla? Un trauma, ogni volta. E la nostra è anche una paura difficile da superare perchè non la possiamo affrontare a comando, dato che comunque (bulimici a parte) non è così frequente dare di stomaco...
Facciamoci forza a vicenda!!! Ti abbraccio forte!
Sì, i costi di psicoterapia sono davvero impegnativi. Inoltre, anch'io, come te, non ho un lavoro fisso. Ora siamo in pausa causa COVID, da circa due mesi. Devo dire che mi ha fatto comodo sul versante economico, ma su quello psicologico... insomma, sento che mi fa bene frequentare la psicoterapeuta.
Comunque, anch'io penso talvolta invidio quelle persone che camminano per strada noncuranti. A volte, soprattutto l'anno scorso, anno più down della mia vita, mi domandavo "ma a cosa pensano queste persone? Ci penseranno mai al vomito?"
Comunque, per quanto riguarda il genitore, è sempre difficile accettare il fatto che un figlio soffra di disturbi psicologici, anche perchè, come dici tu, sono disturbi tabù, cioè: se in paese dovessero sapere che tu vai da uno psicologo, apriti o cielo! Ti assumono tutte le peggiori etichette.
Tuttavia, noto che con la tua forza di volontà e grazie alle tue riflessioni, sei riuscita ad accettare, pian pianino, il fatto che non sei sbagliata, anzi! Diciamo che l'emetofobia, concepita in chiave positiva, la possiamo considerare come una caratteristica che ci dipinge come "rari", "unici".
Un nostro tratto personale.
Non diamoci delle colpe, non l'abbiamo cercata. Tuttavia, rimaniamo sempre con una grande motivazione interna a volerne uscire poichè penso che, se davvero vogliamo, riusciamo.
Certo, l'ansia è una componente normale e, possiamo dire, quotidiana in ogni essere umano adulto, certo che, "sbarazzarci" e accettare meglio la dinamica dell'emesi, sarebbe un grande passo :)!
 
Ciao Bella, posso immaginare quanto questo ti spaventi. Anche per me è stato mostruoso, cambiare così di punto in bianco senza riuscire a capire come gestire questo malessere interiore che emergeva prepotentemente. Ho vissuto gli anni del liceo benissimo, praticamente vivevo a scuola, studiavo, mangiavo tutto quello che mi andava e al fine settimana andavo sempre alle feste e in discoteca, insomma me la sono proprio goduta! Come si può immaginare, vedevo moltissima gente stare male ogni weekend, addirittura la mia migliore amica che non ha mai retto l'alcol ma puntualmente si ubriacava e a me toccava farle da ballia (io sono astemia da sempre, avevo provato a bere ma non mi è piaciuto il sapore dell'alcol sin da subito, poi non è che avessi molti soldini da spendere quindi preferivo tenerli per l'entrata in discoteca e magari un pacchetto di sigarette). Sentirmi tutto d'un tratto sopraffatta da questa paura è per me tuttora incomprensibile. Ma forse erano anni che mi comportavo da donna forte e invece ero solo una ragazzina che doveva viversi i suoi anni migliori...purtroppo io non sono riuscita ad esternare i miei problemi da subito, mi sono chiusa e isolata sempre di più, per non parlare dei miei genitori che non hanno mai capito assolutamente nulla di me e del marasma che avevo dentro. Per questo è come se mi fossi arenata in questa situazione, come se fossi entrata nel tunnel ma non ne fossi ancora uscita; come se la fine si allontanasse sempre di più ogni volta che mi avvicino. Ti auguro che per te sarà diverso; intanto hai scoperto questo forum e non è poco, se pensi che io l'ho scoperto solo ora, cioè 9 anni dopo l'inizio di quel lunghissimo travaglio! :p Ti abbraccio forte
Comunque gli anni dell'adolescenza, di solito, sono i migliori per il semplice fatto che pensi a tutt'altro: al ragazzo che ti piace, alla migliore amica a scuola, alle verifiche... alle uscite del sabato.
La testa di un adolescente è spesso impegnata da una miriade di pensieri e di novità, che ti distraggono dalla fobia! :)
 
Ciao!! io come te soffro di questa fobia da non ricordo bene quanto e sono riuscita a dare un nome solo poco tempo fa. Ho 10 anni in meno di te e sapere che ne soffri da 9 anni mi spaventa.. E' proprio come dici tu.. questo non è vivere.. spero di poter intraprender presto un percorso e provare ad uscire da questo inferno. Buona fortuna col tuo percorso!!
A proposito, @bella come stai??
 
A proposito, @bella come stai??
Ieri sera credevo davvero di stare male e ho avuto ansia e mi sono ritirata subito in camera mia. A cena avevo mangiato un pezzo di pizza e una fettina di torta e stavo bene!! L'ansia è venuta dopo perché mio fratello di 3 anni ha detto "ho il v.." anche se non era vero e aveva solo la tosse, ma questa frase mi ha fatto venire un sacco di ansia. Poi il mio ragazzo mi ha aiutata facendomi ripetere le tabelline per distrarmi Oggi l'ansia la ho sempre ma di meno e sono riuscita a mangiare
 
Ciao Eleonora, benvenuta!
Io soffro di emetofobia da più di 20 anni quindi capisco benissimo tutto quello che racconti, tutto il nostro folle mondo che non può essere spiegato a chi non ha mai provato di persona questo disturbo.
Come dici tu è incredibilmente invalidante a livello sociale e influisce su qualsiasi decisione che abbia preso nell'ultimo ventennio.
 
Ho capito moltissimo delle dinamiche in cui sono cresciuta, sto imparando a conoscermi meglio anche per capire chi voglio essere e che lavoro voglio fare nella vita, io in primis, senza seguire quello che gli altri vorrebbero per me...ma lo stesso mi chiedo "e quindi? ok, ho mille consapevolezze in più e adesso come le uso a mio favore?"; la fobia dello star male quando devo mangiare fuori di casa c'è sempre...

Praticamente è come se mi avessi letto nel pensiero, ultimamente ho avuto questo pensiero spessissimo. Ho fatto mille terapie durante gli anni e mi hanno chiarito diverse cose riguardo alle origini delle mie paure, ma nel concreto cos'è cambiato? Assolutamente nulla! Vivo ancora tutto con le stesse ansie e sintomi fisici di prima....
 
Ieri sera credevo davvero di stare male e ho avuto ansia e mi sono ritirata subito in camera mia. A cena avevo mangiato un pezzo di pizza e una fettina di torta e stavo bene!! L'ansia è venuta dopo perché mio fratello di 3 anni ha detto "ho il v.." anche se non era vero e aveva solo la tosse, ma questa frase mi ha fatto venire un sacco di ansia. Poi il mio ragazzo mi ha aiutata facendomi ripetere le tabelline per distrarmi Oggi l'ansia la ho sempre ma di meno e sono riuscita a mangiare
Ciao Bella! Può capitare che, durante la tosse, i bambini abbiano qualche conato, tranquilla, vedi che è andato tutto bene? :) Poi complimenti per il metodo di rilassamento! Ottimo ripetere tabelline e sequenze numeriche, bravissimi!
 
Praticamente è come se mi avessi letto nel pensiero, ultimamente ho avuto questo pensiero spessissimo. Ho fatto mille terapie durante gli anni e mi hanno chiarito diverse cose riguardo alle origini delle mie paure, ma nel concreto cos'è cambiato? Assolutamente nulla! Vivo ancora tutto con le stesse ansie e sintomi fisici di prima....
Ciao Ben! Come stai? :)
Allora, vorrei fare una piccola "obiezione".
Ok, hai fatto tanti anni di terapia dai quali hai ricavato un buon numero di consapevolezze e punti di vista. Però scommetto che sei cambiato un po' in questi anni, anche per quanto riguarda il fronteggiare la fobia. O meglio, hai acquisito "maggior maturità" per quanto riguarda l'approccio con la fobia...in parole povere, riesci a gestirla lievemente di più... o sbaglio?
 
Sì, i costi di psicoterapia sono davvero impegnativi. Inoltre, anch'io, come te, non ho un lavoro fisso. Ora siamo in pausa causa COVID, da circa due mesi. Devo dire che mi ha fatto comodo sul versante economico, ma su quello psicologico... insomma, sento che mi fa bene frequentare la psicoterapeuta.
Comunque, anch'io penso talvolta invidio quelle persone che camminano per strada noncuranti. A volte, soprattutto l'anno scorso, anno più down della mia vita, mi domandavo "ma a cosa pensano queste persone? Ci penseranno mai al vomito?"
Comunque, per quanto riguarda il genitore, è sempre difficile accettare il fatto che un figlio soffra di disturbi psicologici, anche perchè, come dici tu, sono disturbi tabù, cioè: se in paese dovessero sapere che tu vai da uno psicologo, apriti o cielo! Ti assumono tutte le peggiori etichette.
Tuttavia, noto che con la tua forza di volontà e grazie alle tue riflessioni, sei riuscita ad accettare, pian pianino, il fatto che non sei sbagliata, anzi! Diciamo che l'emetofobia, concepita in chiave positiva, la possiamo considerare come una caratteristica che ci dipinge come "rari", "unici".
Un nostro tratto personale.
Non diamoci delle colpe, non l'abbiamo cercata. Tuttavia, rimaniamo sempre con una grande motivazione interna a volerne uscire poichè penso che, se davvero vogliamo, riusciamo.
Certo, l'ansia è una componente normale e, possiamo dire, quotidiana in ogni essere umano adulto, certo che, "sbarazzarci" e accettare meglio la dinamica dell'emesi, sarebbe un grande passo :)!
Esatto, anche io mi faccio sempre quella domanda e la risposta che mi sono data è NO. O meglio, ci pensano quando stanno male ma, non essendone ossessionati, il loro pensiero si circoscrive al momento in cui sentono di star male (tra l'altro, io neanche mi ricordo più quella sensazione, quindi confondo ogni rumore della mia pancia con "oddio adesso vomiterò l'anima!").
Hai ragione, non l'abbiamo cercata, così come non dobbiamo incolparci di ciò che ci è stato fatto anche se forse viene più facile così...mi chiedo spesso se non mi fosse successo quel fattaccio 9 anni fa se poi avrei sofferto comunque di questa malattia; perchè mi verrebbe da dire di no, mi verrebbe da dire che se quella notte non fossi stata male, la mia vita sarebbe proseguita come prima e mi sarei goduta gli anni dell'università come mi ero immaginata durante la quinta liceo...a volte ho incolpato il vomito stesso per aver fatto emergere questa fragilità e vulnerabilità che non pensavo di possedere e che forse, in parte, non ho mai accettato, perchè mi sono sempre vista (e gli altri mi hanno sempre vista) come una roccia, nonostante la giovane età (chiaramente per situazioni famigliari del passato che mi hanno fatta crescere molto più velocemente). Per me è come se esistessero due Eleonora, due vite: una prima e una dopo quell'estate del 2011. E tuttora queste due cozzano, sono troppo diverse. Nonostante sia migliorata negli anni, non ho ancora raggiunto un equilibrio inetriore che mi consenta di accettare totalmente me stessa, perchè di fatto in questi 9 anni è come se non mi fossi mai sentita davvero "me stessa"; tant'è che il mio potenziale non l'ho espresso, sono entrata in questa crisi e l'ho assecondata, isolandomi e chiudendomi in me stessa sempre di più, non uscendo mai, non avendo chissà quale vita e relazioni sociali e anche sentimentali; evitando di agire e di vivere. Perchè l'unico pensiero è "vorrei agire, ma non so come si fa"; e se devo mettere piede fuori casa, sento l'addome irrigidirsi, e il respiro accorciarsi. Ecco perchè mi sento bloccata in questa situazione nonostante gli anni di terapia e i passi avanti fatti.
 
Ieri sera credevo davvero di stare male e ho avuto ansia e mi sono ritirata subito in camera mia. A cena avevo mangiato un pezzo di pizza e una fettina di torta e stavo bene!! L'ansia è venuta dopo perché mio fratello di 3 anni ha detto "ho il v.." anche se non era vero e aveva solo la tosse, ma questa frase mi ha fatto venire un sacco di ansia. Poi il mio ragazzo mi ha aiutata facendomi ripetere le tabelline per distrarmi Oggi l'ansia la ho sempre ma di meno e sono riuscita a mangiare
Cia Bella, ti capisco benissimo...pensa che la frase è uscita dal tuo fratellino, ancora troppo piccolo per potersi esprimere adeguatamente...non sai invece che rabbia che mi facevano certe persone della mia età quando le sentivo dire "ho mal di stomaco" invece di "ho mal di pancia"...e alla mia richiesta di spiegazioni, mi rispondevano "vabbeh, ma è uguale!". No, mia cara, non è uguale, non solo per un emetofobico pignolo, ma anche per qualsiasi persona conosca l'italiano correttamente.
Scusa se posso sembrare indiscreta, ma come vivi questa fobia in coppia? Da quanto hai scritto deduco che il tuo ragazzo lo sappia e che sia anche un grande aiuto per te...
 
Praticamente è come se mi avessi letto nel pensiero, ultimamente ho avuto questo pensiero spessissimo. Ho fatto mille terapie durante gli anni e mi hanno chiarito diverse cose riguardo alle origini delle mie paure, ma nel concreto cos'è cambiato? Assolutamente nulla! Vivo ancora tutto con le stesse ansie e sintomi fisici di prima....
Esatto! Nell'ultimo anno e mezzo ho cercato di fare solo ciò che mi andava davvero, di condividere momenti solo con le persone che mi fanno stare bene...eppure, qualche giorno fa, per andare a cena da una delle mie migliori amiche, mi è venuto lo stesso il mal di pancia (ovviamente psicosomatico) e conseguente ansia, tremori e sudori freddi, soltanto perchè dovevo mangiare cibo cucinato da qualcuno che non fossi io...
A volte mi chiedo se, uscendo dalla mia zona di comfort, questa fobia potrebbe passare da sè...perchè in effetti è come se più stessi in casa più si autoalimentasse, anche se stando in casa quasi mi sembra di non averla più...
 
Praticamente è come se mi avessi letto nel pensiero, ultimamente ho avuto questo pensiero spessissimo. Ho fatto mille terapie durante gli anni e mi hanno chiarito diverse cose riguardo alle origini delle mie paure, ma nel concreto cos'è cambiato? Assolutamente nulla! Vivo ancora tutto con le stesse ansie e sintomi fisici di prima....
Addirittura ho deciso di smettere lo ***** proprio perchè ogni volta che uscivo a cena i sintomi erano comunque presenti...quindi, riducendo di poco alla volta le dosi, sono riuscita a smetterlo e l'ho sostituito con i fiori di bach in caso di emergenza e...un pezzo di cioccolata fondente per sopperire al calo di serotonina :)
 
Cia Bella, ti capisco benissimo...pensa che la frase è uscita dal tuo fratellino, ancora troppo piccolo per potersi esprimere adeguatamente...non sai invece che rabbia che mi facevano certe persone della mia età quando le sentivo dire "ho mal di stomaco" invece di "ho mal di pancia"...e alla mia richiesta di spiegazioni, mi rispondevano "vabbeh, ma è uguale!". No, mia cara, non è uguale, non solo per un emetofobico pignolo, ma anche per qualsiasi persona conosca l'italiano correttamente.
Scusa se posso sembrare indiscreta, ma come vivi questa fobia in coppia? Da quanto hai scritto deduco che il tuo ragazzo lo sappia e che sia anche un grande aiuto per te...
In coppia la vivo benissimo perché lui mi ha sempre capita anche se ha fatto fatica all'inizio ma ora mi aiuta molto. Ed essendo l'unico tra le persone che conosco che conosce di questa fobia è il mio punto di forza in ogni momento e cerca sempre di tranquillizzarmi ed evitare alcune cose che mi fanno venire più ansia .. piano piano inizieremo a smettere di evitare per ora facciamo così
 
Esatto, anche io mi faccio sempre quella domanda e la risposta che mi sono data è NO. O meglio, ci pensano quando stanno male ma, non essendone ossessionati, il loro pensiero si circoscrive al momento in cui sentono di star male (tra l'altro, io neanche mi ricordo più quella sensazione, quindi confondo ogni rumore della mia pancia con "oddio adesso vomiterò l'anima!").
Hai ragione, non l'abbiamo cercata, così come non dobbiamo incolparci di ciò che ci è stato fatto anche se forse viene più facile così...mi chiedo spesso se non mi fosse successo quel fattaccio 9 anni fa se poi avrei sofferto comunque di questa malattia; perchè mi verrebbe da dire di no, mi verrebbe da dire che se quella notte non fossi stata male, la mia vita sarebbe proseguita come prima e mi sarei goduta gli anni dell'università come mi ero immaginata durante la quinta liceo...a volte ho incolpato il vomito stesso per aver fatto emergere questa fragilità e vulnerabilità che non pensavo di possedere e che forse, in parte, non ho mai accettato, perchè mi sono sempre vista (e gli altri mi hanno sempre vista) come una roccia, nonostante la giovane età (chiaramente per situazioni famigliari del passato che mi hanno fatta crescere molto più velocemente). Per me è come se esistessero due Eleonora, due vite: una prima e una dopo quell'estate del 2011. E tuttora queste due cozzano, sono troppo diverse. Nonostante sia migliorata negli anni, non ho ancora raggiunto un equilibrio inetriore che mi consenta di accettare totalmente me stessa, perchè di fatto in questi 9 anni è come se non mi fossi mai sentita davvero "me stessa"; tant'è che il mio potenziale non l'ho espresso, sono entrata in questa crisi e l'ho assecondata, isolandomi e chiudendomi in me stessa sempre di più, non uscendo mai, non avendo chissà quale vita e relazioni sociali e anche sentimentali; evitando di agire e di vivere. Perchè l'unico pensiero è "vorrei agire, ma non so come si fa"; e se devo mettere piede fuori casa, sento l'addome irrigidirsi, e il respiro accorciarsi. Ecco perchè mi sento bloccata in questa situazione nonostante gli anni di terapia e i passi avanti fatti.
Ciao Eleonora!
Immagino quanto tu stessa possa odiare tanto il vomito, la sua esistenza, dal momento che la paura e l'ossessione che lui si ripresenti, ti ha fatto vivere questi anni così belli, così spensierati, che dovrebbero essere costituiti solo da esperienze positive e vita serena, in modo completamente scostante dalle aspettative che ti eri prefissata.
Forse, la chiave è proprio questa, lavorare sul fatto che l'emesi è un meccanismo mi suona male dirlo ma d'altronde è così: naturale, che esiste da anni, millenni e millenni di anni, magari anche gli uomini primitivi, anzi, togliamo il magari: anche gli uomini primitivi vomitavano e, a volte, mi soffermo a pensare che il vomito poteva averli salvati dall'aver ingerito magari sostanze tossiche, bacche velenose...
Forse, con i nostri psicoterapeuti, dovremmo proprio lavorare sull'accettare il vomito come meccanismo di difesa e di "aiuto", affinchè ci ripristina il nostro status quo interno.
Accettarlo come meccanismo.
Un po' come l'anoressico deve accettare il suo corpo, i suoi difetti, il kg in più,
noi dobbiamo accettare un meccanismo biologico.
Sarà dura? Molto, anzi, snervante anche, però, sono sicura che, con la motivazione che sento dentro di te, riuscirai.
Poi, voglio aggiungere che, dopo aver letto che hai avuto problemi famigliari, la fobia, indipendentemente dal fatto del 2011 o meno, poteva benissimo insorgere comunque anche come fattore scatenante, come fattore che ti dice "Eleonora rallenta, ti sei addossata troppe responsabilità, sei maturata troppo in fretta.."
 
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