Emetofobia e cibo.
Quando si parla di emetofobia, inevitabilmente, il discorso si collega al cibo: “cosa posso mangiare per non star male?”
Come ben si sa, l’emetofobia, oltre a limitarci in molti ambiti della nostra vita, ci porta a mettere dei paletti anche nei confronti di una delle più grandi gioie della vita: Il cibo. Noi amiamo il cibo, ci piace mangiare di tutto, ci piacerebbe anche, ogni tanto, azzardare ma… appena ci si avvicina ad un piatto un po’ più pesante da digerire… STOP! ALLARME ROSSO! SONO UN EMETOFOBICO, NON POSSO!
Noi emetofobici, infatti, adottiamo solitamente delle abitudini alimentari preventive:
- non mangiamo (o mangiamo poco) se sappiamo che in seguito dobbiamo uscire
- nei ristoranti preferiamo non andarci, oppure andiamo, ma solo nei locali “sicuri”, “abituali”, controllando accuratamente su TripAdvisor le recensioni
- evitiamo bevande fredde ghiacciate
- non ci abbuffiamo mai, infatti, anche se si vorrebbe mangiare ancora un po’ di pietanza, ci si blocca e si ragiona su quanto si è mangiato, ponendosi dei limiti
- una buona percentuale di emetofobici, tende a preferire cibi leggeri (al vapore, in padella o al forno), non fritti
- le bevande alcoliche vengono evitate, oppure assaggiate moderatamente
- il crudo potrebbe anche non esistere. Non lo assaggiamo neanche! Sushi? No, grazie
- Siamo restii alle novità culinarie o intercontinentali.
Di fronte a queste premesse, molta gente potrebbe domandarsi: “Quindi l’emetofobico, è una specie di anoressico?”
NO! L’emetofobico non rifiuta il cibo per paura di ingrassare o perchè non accetta la propria figura riflessa nello specchio, ma per paura di rimetterlo, quindi è facile incontrare emetofobici molto magri i quali però non vanno categorizzati come anoressici. Sono semplicemente persone che, mangiando leggero e restii ad azzardare, beh… non andranno incontro a grossi problemi di peso.
Tanti penseranno che questo comportamento alimentare sia un pregio: “Che bello, mangiate sano e controllato, che fortuna!” Pregio sì, ma seccatura anche, perchè non ci si lascia andare, monitorando sempre e costantemente ogni decisione che prendiamo, non lasciandosi tentare dall’ingordigia.
Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento. Devo sapere da dove viene. Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato, lavorato e cotto cio’ che mangio.
Carlo Petrini.
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