Ciao Sanny, benvenuto su questo forum! Io l'ho scoperto lo scorso autunno, ma soffro di emetofobia da ben 10 anni ormai (il prossimo 24 luglio saranno esattamente 10 anni dall'ultima volta in cui stetti male). Per moltissimi anni mi sono auto-isolata, rinchiusa in casa il più possibile in una sorta di eterno lockdown, e ogni uscita serale l'ho vissuta come un'agonia, perchè non mi sentivo a mio agio a stare a cena fuori o ad andare in giro per locali. Questa fobia mi è scattata nel momento in cui ho dovuto lasciare la mia casa e i miei affetti più cari per iniziare l'università in una città lontana (che ho poi abbandonato dopo il primo anno, per tornare nel mio paese). Grazie alla psicoterapia ho compreso che l'emetofobia per me non è tanto la paura di stare male, quanto la paura che mi possa succedere qualcosa di brutto quando esco di casa, dunque quando devo staccarmi da mia mamma (fulcro, disfunzionale, della mia intera vita). Nel novembre del 2019 ho avuto il coraggio di andare a vivere a casa di mio papà, dopo l'ennesima discussione con mia madre: a distanza di un anno e mezzo posso dire di aver fatto bene, era uno step necessario che dovevo fare, seppur sofferente e obbligato, non tanto voluto. Ho fatto più passi avanti nell'ultimo anno e mezzo che negli 8 anni precedenti. Ora però che mi trovo in una situazione mentale migliore, sto sviluppando un'ulteriore impazienza: quando ero nei momenti più bui, non vedevo l'ora che tutto finisse, e da un lato pensavo che nulla sarebbe mai cambiato in positivo, ma dall'altro lato ero impaziente di vivere la vita che nella mia testa avrei voluto, ossia senza la fobia e senza l'ansia e il panico conseguenti. Ora che ho ridotto all'osso le mie amicizie per tagliare fuori tutte quelle malsane, ora che mi sono laureata anche alla magistrale e sto finalmente concentrandomi su me stessa, su ciò che voglio davvero fare io e non per fare contenti i miei genitori, ora che sono pronta per fare nuove conoscenze, ampliare la mia rete per fare nuove esperienze...ho di nuovo sviluppato impazienza, e su questo dovrò lavorare: impazienza di avere il lavoro che mi faccia sentire appagata ed economicamente indipendente, impazienza di trovare amicizie nuove per poter girare di più nel fine settimana quando quelle 2/3 amiche fisse che ho non sono disponibili, impazienza di trovare una persona da frequentare, con la quale stare finalmente bene dopo molti anni...eppure devo darmi una calmata. Perchè se è vero che le cose arrivano soltanto agendo (cosa per me nuova, perchè per tanti anni sono stata immobile, paralizzata dalla fobia, concentrata solo su quella e sugli esami da dare in università) è altrettanto vero che le cose belle richiedono tempo...pazienza...sacrifici...resilienza. Proprio quando penso di essere arrivata al mio momento migliore, ecco che l'ansia da emetofobia rifà capolino e mi ricorda di rallentare perchè ho ancora molto da fare. Nessuno mi ha insegnato l'educazione emotiva e affettiva corretta, funzionale, quindi è necessario che io stessa ci lavori molto più a lungo per raggiungerla.
Sono comunque d'accordo con Francesca sulla psicoterapia e ti dico che sono sempre stata nella tua stessa condizione: i miei genitori non avrebbero accettato di pagarmi le sedute per un percorso lungo anni, poichè non comprendono il mio malessere interiore. Per questo, in tutti questi anni, sono sempre andata da una psicologa del c.p.s. (dovrebbe essercene uno anche dove abiti tu), pagando solo il ticket. Addirittura nell'ultimo anno, andandoci solo una volta al mese o più, non mi ha più nemmeno chiesto di pagare quello. Certo, in alcuni momenti mi è sembrata assente o interessata solo a guardare l'orologio per far finire in fretta la seduta, ma al momento non sono ancora autonoma economicamente da poter fare una scelta diversa, così traggo gli elementi positivi dai colloqui con lei e mi aiuto con gli articoli di psicologia che trovo online.
Infine, concordo anche con la follia della frase "se vomiti allora ti passa la fobia": per moltissimi anni ho frequentato locali e discoteche in cui ho visto gente stare male e non mi sono mai abituata alla vista del vomito. 2 anni fa ho fatto la mia prima gastroscopia e, ahimè, sono stata tutto il tempo cosciente (credo mi abbiano fatto una sedazione fin troppo leggera), quindi ho "vomitato" aria per tutto il tempo, e posso garantire che è stata l'esperienza medica più brutta della mia vita (e purtoppo ne ho avute altre in passato diverse da quella ma che non mi hanno traumatizzata così!). Durante la biopsia il medico mi disse anche che ho un esofago piuttosto stretto e lì ho pensato subito "ah ecco perchè forse quando mi è capitato di star male nella mia vita sono stata effettivamente così male da farmi pensare che il vomito sia la cosa peggiore che possa capitare ad un essere umano!". Anche io, come te, lo trovo un atto innaturale e "schifoso" e odio il pensiero che possa capitare da un momento all'altro per i più svariati motivi...anche la dissenteria è così, ma almeno qualche segnale per arrivare al primo bagno disponibile lo dà! Ecco perchè odio (e mi dispiace usare questa parola così forte) gli ubriachi (discoteche e non): perchè vedo che non hanno il controllo del loro corpo e ho paura che da un momento all'altro rimettano lì, esattamente nel punto in cui sono: in piedi, seduti, in fila per il bancone, in bagno, sulla macchina, addosso a me, ecc.