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Emetofobia e relazioni

ichkannalles

Frequentante
Leggo molti post e tutti siamo accomunati da questa paura e anche da una forma di insicurezza e bassa autostima. Però la mia domanda è: questa nostra fobia ci crea problemi nel creare relazioni? Mi spiego meglio. .. dalla terapia che sto seguendo sta venendo fuori un po' la mia difficoltà a relazionarmi nel modo giusto alle persone e a lasciarmi andare e ad esprimere le mie emozioni (lo sapevo già ma ora sto cercando di affrontarlo finalmente). Ho sempre fatto fatica a lasciarmi andare e ad essere me stessa e tutt'oggi ho una paura assurda di creare una relazione solida per paura di prendermi fregature. Non mi sento mai all'altezza e poi questa paura, penso che possa essere d intralcio...allora mi chiedo: può l emetofobia intralciare o compromettere le relazioni? Vedo da questo forum che molti di voi sono sposati o fidanzati e che hanno relazioni. Sono io "anormale"? Sbaglio a pensare che questa mia difficoltà sia legata a questa fobia?
 
È effettivamente una questione particolare. Innanzitutto non sei tu anormale, anzi, trovo corrette le tue considerazioni. Bisognerebbe vedere da caso a caso, ritengo comunque che non è la fobia a compromettere la relazione, anche perché nel momento in cui una persona sta insieme a un'altra la accetta con cose buone e meno buone in generale. Ho la sensazione che spesso siamo noi i primi a generare in noi una previsione di insuccesso, pensando che non saremo mai accettati dall'altro,per i nostri problemi. Le relazioni che funzionano dipendono credo dal contesto in cui nascono, con quali persone nascono, e comunque ciascuno di noi merita un partner perché noi non siamo solo fobia, ma c'è tanto altro di buono. Per questo credo le relazioni funzionano. Di solito, un partner aiuta anche, fa da supporto morale nonché aiuto nei momenti complicati.
Forse dietro la tua paura di prendere fregature, si nasconde inconscia la paura di essere lasciata sola e non accettata per via della fobia. È anche questo un giudizio che ci auto applichiamo. Ma è anche una forma di difesa.
La questione è interessante. E varia sicuramente da persona a persona.
Una cosa è sicura: tutti noi meritiamo una relazione, non deve essere la fobia un motivo di rifiuto.
 
Anch'io sto affrontando questo aspetto nel mio percorso terapeutico. Non nello specifico parlando di relazioni, ma proprio in generale nel rapporto che ho con gli altri. Anche il solo uscire da casa e andare a fare un giro da sola, a me crea disagio. Ho sempre l'impressione di essere giudicata qualsiasi cosa io faccia. Quando esco e sono sola mi sembra quasi che le persone guardino me.. proprio me! Comunque, parlando di relazioni, ti posso dire che personalmente quando mi fidanzai nel 2011 con il mio attuale fidanzato la mia fobia era presentissima ma dormiente. Mi spiego: avevo una paura matta del vomito ma non era ancora un pensiero fisso. Non soffrivo di attacchi d'ansia, questi sono arrivati dopo, e tutto sommato conducevo una vita normale. Quindi non mi son posta lí per lí il problema. È arrivato poi il momento in cui ho dovuto dirglielo. Un po' perchè aveva capito che accadeva in me qualcosa di strano al solo sentir pronunciare il termine "vomito", o peggio ancora "rimettere" (quest'ultimo mi crea tutt'ora disagio), un po' perché era saltato fuori l'argomento e non ho potuto piú nasconderlo. Ebbene, lascia che ti dica una cosa, noi abbiamo questo problema. Il tuo futuro partner potrà averne un altro. In una coppia ci si aiuta, ci si supporta. Il mio fidanzato non pretenderà mai che io gli regga la fronte, io da lui non mi aspetterò qualcos'altro che magari so lui non è disposto a fare. È la vita. le relazioni funzionano cosí :) non sentirti anormale perché non ne hai motivo..
 
Un po' perchè aveva capito che accadeva in me qualcosa di strano al solo sentir pronunciare il termine "vomito", o peggio ancora "rimettere" (quest'ultimo mi crea tutt'ora disagio), un po' perché era saltato fuori l'argomento e non ho potuto piú nasconderlo. Ebbene, lascia che ti dica una cosa, noi abbiamo questo problema.

posso chiederti, se ti senti, e se non andiamo off topic, come era saltato fuori l'argomento? ti ha chiesto lui qualcosa dopo aver notato qualcosa di anomalo nel tuo comportamento? hai forzato tu il discorso?

oggi sono scappata fuori da un negozio. Avevo mangiato un po' più del solito, ero appesantita, e tra le luci e la musica ho sentito un certo fastidio non meglio definito, ho iniziato ad agitarmi e sono dovuta uscire. Ero sola, ma ogni volta che mi succede qualcosa di simile penso "e se fossi in compagnia?".
 
@macamille Non che mi ricordi benissimo, son passati quasi 6 anni :emoji_joy: ma comunque so che da un po' già prospettavo di dirglielo. Cosí mi paredi aver fatto in modo di entrare nell'argomento, parlando di fobie. E niente, glielo dissi..
Se tu fossi in compagnia sarebbe sempre meglio che la persona con te sia al corrente della tua fobia. In questo modo saprebbe come comportarsi con te. Per questo io ne parlo.. certo non al primo che passa, ma con chi passo diverso tempo nella mia quotidianità sí.
 
@GraceDL qui riprenderei il mio post quindi non mi dilungo....il mio grosso dubbio è dire o non dire, perchè ognuna delle due opzioni per me avrebbe dei pro e dei contro.
Naturalmente si parla solo di un ristrettissimo gruppo di persone.
La "mia persona" sa che ho delle fobie, lui stesso ne ha.....ma io questa nello specifico non riesco a dirla. Ci giro attorno ma zero.
 
Cos'ha questa di diverso dalle altre? Non hai motivo per non aprirti con lui.

me lo chiedo ogni benedetto giorno, e credo di aver individuato la risposta.
A me fa schifo sentir parlare di v. , mai mi permetterei di toccare l'argomento in un discorso normale. Quindi penso che se dovessi dire a una persona che ho questa fobia e spiegargli che fobia significa non averne schifo come una persona normale, ma essere terrorizzata e allo stesso tempo pensarci h24, penso che lui/lei potrebbe reagire con un "ma che schifo!" Ho paura di disturbare l'altra persona parlando di questa cosa. E' assurdo!
 
Avevo il tuo stesso identico problema. Temevo di infastidire l'altra persona. Ma non devi certo scendere nei dettagli, semplicemente parlargli e dirgli che hai questa fobia. Tutto qui. Non c'è motivo che una persona si infastidisca per questo, non devi preoccupartene.
 
Quando esco e sono sola mi sembra quasi che le persone guardino me.. proprio me!
Prima capitava anche a me, molto spesso. Ora molto meno. Io col tempo mi sono dato la spiegazione che, è normale che se io li guardo, loro mi guardano. :) Però in me, questo comportamento normale, diventava un "tutti guardano me, cosa vogliono da me, cosa c'è di strano, ecc".
Ero sola, ma ogni volta che mi succede qualcosa di simile penso "e se fossi in compagnia?".
Allora, intanto il nostro benessere passa prima per noi stessi. Se ancora abbiamo legami con la fobia quindi, qualche problemino c'è comunque. Quindi, la tua situazione di stamattina, vissuta con il tuo amico/fratello/compagno/fidanzato/marito, non ti avrebbe reso immune. Sicuramente però, avrebbe saputo come comportarti con te, aiutarti a stare meglio, aiutarti a superare il momento insomma, e magari tu ti saresti sentita più tranquilla e al sicuro. Sempre che l'altra persona sappia della fobia...
penso che lui/lei potrebbe reagire con un "ma che schifo!" Ho paura di disturbare l'altra persona parlando di questa cosa. E' assurdo!
Più che assurdo, trovo che tu sia molto rispettosa dell'altra persona. Ed è una cosa positiva, pensare prima agli altri. Però dovremmo anche pensare a noi stessi.
Che l'argomento faccia schifo, non ci piove, o meglio, è l'oggetto della nostra fobia che fa schifo. Io quello che posso dirti è che, con tutte le persone a cui l'ho confidato, mi hanno sempre ascoltato anche con interesse. Poi certo non è che lo dico al primo che passa.
Sono comunque totalmente d'accordo con questo:
Avevo il tuo stesso identico problema. Temevo di infastidire l'altra persona. Ma non devi certo scendere nei dettagli, semplicemente parlargli e dirgli che hai questa fobia. Tutto qui. Non c'è motivo che una persona si infastidisca per questo, non devi preoccupartene.
 
credo che il mio problema di fondo sia che non voglio farmi vedere a stare male, ma non intendo a v******* ma proprio farmi vedere in un momento di crisi, con l'ansia ecc. E so i motivi di questo, legati alla me bambina e al rapporto coi genitori. Quindi se mi succedesse un episodio come quello di oggi, il fatto che ci sia una persona con me mi darebbe altri pensieri, perchè mi verrebbe spontaneo nascondere la mia ansia. Invece essendo sola sono andata via dal negozio e mi è passato subito. Forse, prima, devo superare questa cosa.....quando riuscirò a tornare dalla psicologa.
 
Anche il solo uscire da casa e andare a fare un giro da sola, a me crea disagio. Ho sempre l'impressione di essere giudicata qualsiasi cosa io faccia. Quando esco e sono sola mi sembra quasi che le persone guardino me.. proprio me!
Anche a me capita spesso, quando sono da sola mi sembra di essere molto più vulnerabile di quando invece sono con altre persone.
Personalmente non credo sia questa fobia a crearmi problemi con le persone. Sono molto timida, ho poca fiducia in me stessa, in più anche io faccio molta fatica a lasciarmi andare ed esprimere le mie emozioni... quando conosco una persona ci metto un bel po' a mettermi a mio agio, sono sempre sul chi va la perchè ho paura di essere presa in giro o perchè non mi sento mai all'altezza di chi ho davanti. Mi fa soffrire molto questo lato di me perchè molte volte le persone non mi capiscono e si allontanano. So di avere delle paure che prima o poi dovrò (E VOGLIO) affrontare e sono quasi sicura che tutto ciò sia una delle cause scatenanti della mia emetofobia.
 
Io mi sono sempre considerata timida e riservata, ma penso che questo fosse causato da paura di far vedere le mie debolezze e far valere le mie opinioni. Ho il terrore di v e anche di far vedere l ansia di questo terrore. Il mio fidanzato e mia mamma sono le persone conscie della mia fobia... Ma quando mi coglie anche loro non possono farci molto in verità... Beh ora lo sa anche lo psicologo psicoterapeuta, dopo molte sedute ci sono riuscita a dirglielo..
 
All'inizio mi ponevo anche io questo problema, ma alla fine la soluzione è capire che ci son due tipi di persone, quelle che provano a capirti e ti supportano e quelle che invece pensano che il V sia una cosa totalmente comune e non rilevante, ma in qualsiasi caso è bene aprirsi con gli altri su quest argomento, e con altri intendo le persone a te più vicine, perchè secondo me è un bene che le altre persone intorno a te lo sappiano, che così in qualsiasi caso succedesse qualcosa legato a quello, loro farebbero il possibile per non coinvolgerti o nominare quella cosa.
Io sto con un ragazzo da ormai più di un anno, e dirglielo è stato un momento strano per me, avevo paura che la prendesse troppo alla leggera, ma invece una volta che mi son aperta, è stata tutto una discesa, tutt'oggi quando mi vien la nausea o voglio evitare di mangiare, lui mi sta vicino e fa qualsiasi cosa pur di alleviarmi in qualche modo la situazione, mi ha aiutato molto, sapere di avere qualcuno che prova a capirti non è per niente male
 
Quello sempre, non mi aspetto mai infatti che mi capiscano, perchè è difficile comprendere per alcune persone situazioni come questa, quindi abbasso sempre le mie aspettative e mi aspetto la solita risposta 'sì ma è una cosa normale'
 
Per molti anni ho cercato di imporre la mia emetofobia alle persone e andava tutto bene. Nel senso che rispettavano i miei NO e tutto il resto, nell'ultimo periodo, non so perché, avevo cominciato a cedere, a scusarmi per lei, a sentirmi una disagiata a non mangiare con loro o a trovare mille espedienti per non finire a soffrire ore ore facendo credere alle persone intorno che andasse tutto bene.

Poi è morta mia madre e sono tornata ad imporre la mia Emetofobia, a tutti, mi dispiace, ho un problema che sto cercando di risolvere, se non lo capiscono non sono adulti. E io con i bambini non ci voglio stare. Ho usato il verbo imporre consapevolmente. Per 33 anni ho capito e accettato i problemi e le limitazioni altrui, perché io devo sentirmi in difetto? No, ho deciso di no. Basta.
 
mi sono obbligata per mesi a mangiare a lavoro con i colleghi per sentirmi normale, ma mangiare in pochissimo spazio, velocissimi, senza tempo di staccare un attimo e sotto costante giudizio (mangi tanto/poco/male/bene) mi ha messa a pezzi. Se devo sforzarmi preferisco farlo per mangiare con persone a me care, ma questo sforzo quotidiano mi stava opprimendo. A voi succede?
 
Io da questo punto di vista ho raggiunto da tempo la pace dei sensi...non mi importa di cosa possano pensare le persone del mio piatto o dei miei comportamenti. Tutte le persone a cui io tengo sanno che ho problemi di ansia/cibo/fobia e con loro quindi mi comporto sempre in modo naturale, non pretendo che capiscano, ne che mi assistano in chissà che modo. A chi non conosco non devo spiegazioni, ognuno di noi ha i suoi problemi con qualcosa, se mi guardano strano o chiedono io rispondo la verità "non ho fame - ho lo stomaco chiuso - ho un po di problemi col cibo"...
 
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