• Questa community è solo un punto d'incontro per persone che soffrono di emetofobia e non può essere considerata come terapia per superarla, per questo consigliamo sempre di consultare uno specialista. Buona navigazione a tutti. ;)

Domandina un po' strana

orso bianco

Partecipante
Vorrei chiedere a coloro che intraprendono terapia(spero siate in tanti),quali sono i problemi che sono saltati fuori della vostra vita e del vostro modo di comportarvi/relazionarvi.Insomma, cosa il vostro terapeuta ha tirato fuori sotto sotto,quella che io chiamo ombra dell'emetofobia. Il mio psicologo ieri mi ha tirato fuori una mia caratteristica che noto abbia influenzato molto il mio modo di vivere ed abbia alimentato l'emetofobia.Magari e' una caratterisitica/comportamento che avete o avete avuto anche voi,qualcosa che ci accomuna,qualcosa che ci caratterizza al di fuori di sta (ca**o di put**na di m**da di st***za) fobia
 
Beh tante nel mio caso... Troppo emotiva (e attenzione l'emotività non è un male, ma TROPPA non fa bene...Piangevo da piccola all'asilo per qualsiasi cosa quasi...), timidissima da piccola e molto timida da adulta fino a qualche tempo fa, mi chiudevo in me stessa, anche se sentivo il bisogno di sfogarmi, paura di essere al centro dell'attenzione, di essere giudicata, non essere capace di affrontare le cose a modo mio in maniera super perfetta, pessimista, paura di non avere molte cose sotto controllo, paura di risultare goffa, ingombrante agli occhi degli altri..
Credo di averti detto tutto xD
 
Mado,sono curiosissimo di sentire anche gli altri,c è un particolare che hai citato che mi rispecchia completamente,e ne ho gia sentito accenni su altre discussioni.voglio sentire altri.
 
Ma ciò che ti ho detto rispecchierà sicuro la maggior parte delle persone qui nel forum, poi ovvio ognuno ha la sua storia, mi sono dimenticata di dirti che a tutto questo si è aggiunta anche la morte di mio padre a 12 anni, mi aveva particolarmente scossa ovviamente... Anche perché per me era una persona molto vicina ai miei stili di vita e passioni, grazie allo psicologo sono riuscita ad accettare totalmente la sua scomparsa, perché prima ne soffrivo ancora...non che adesso non soffro più, perlomeno so che non è un mio pensiero costante dove tutto poteva girare attorno alla sua scomparsa...
Ah in più qualche episodio di bullismo.... Parlando se vogliamo di anneddoti orribili della mia vita... Magari altri ne hanno diversi ;)
 
La tua è una dimostrazione che sotto la fobia c è un mondo,un mondo che purtroppo per noi è molto buio,ma è li che dobbiamo mettere luce e metabolizzare(secondo me)
 
Dietro qualsiasi fobia si nasconde un mondo dentro di noi, e lo dimostra il fatto che ognuno è diverso e a sè :)
 
La domanda che fai è molto grande. È come scrivere il riassunto di anni di vita.
Potrei dirti, infanzia, adolescenza, rapporto con i genitori, giudizio, controllo, fiducia, stima, rifiuto, pessimismo. Per ognuna di queste potrei scriverti in libro. ;)
 
Ma tu re julien che sei praticamente uscito dal problema dell emetofobia,credi che la tua "guarigione" sia dovuta a una revisione di questi tuoi aspetto interiori o ad una revisione del vomito?
 
Penso di parlare anche per Julien, perché è così. La tua fobia del vomito non è altro che un'ombra di quello che sta dietro a tutti i tuoi problemi...
Una volta che revisioni tante cose di te stesso, si risolve anche questa paura ossessiva del vomito. E fidati tutti i problemi dietro una depressione, un'ossessione, una fobia, ecc ci possono stare un sacco di problematiche dentro di noi.
 
Confermo quanto ti ha scritto @Valentina :)
Prima devi capire tutto quello che c'è dietro la fobia, devi fare un lavoro su te stesso, devi comprendere te, a mano a mano si incastreranno tutti i pezzi, e arriverai anche a capire perché proprio sul vomito. ;)
 
La domanda che fai è molto grande. È come scrivere il riassunto di anni di vita.
Potrei dirti, infanzia, adolescenza, rapporto con i genitori, giudizio, controllo, fiducia, stima, rifiuto, pessimismo. Per ognuna di queste potrei scriverti in libro. ;)
Confermo e sottoscrivo tutto! Diciamo che questa fobia ha degli elementi comuni a tutti , poi siccome ognuno ha un suo passato e una sua storia si creano un po' di differenze ma più o meno tutti abbiamo le stesse problematiche. Credo sia molto importante nel nostro caso intraprendere una terapia per sciogliere i nodi. A me sta aiutando.
 
Quindi quelle terapie "lampo" che si concentrano sull'evento traumatico servono solo in parte? Tipo quelle che in pochissime sedute ti fanno fare "esercizi" per superare il tuo trauna. Ma poi c'è il rischio che il marasma che c'è sotto torni sottoforma di un'altra fobia?
(Mi state dando spunti di riflessione interessanti per capire la mia situazione!)
 
La terrificante paura del giudizio altrui. Cosa che tutt'ora persiste. La timidezza poi, il fatto di non riuscire a legare con altre persone. L'autostima sotto i tacchi. Io poi sono stata anche vittima di bullismo, perció questo ha influito tantissimo. Il fatto di non essere stata capita dai miei genitori, come ne avrei avuto bisogno. Tutto questo mi ha portata a ció che sono ora.
 
Quindi quelle terapie "lampo" che si concentrano sull'evento traumatico servono solo in parte?
In generale direi no perché ogni terapia è finalizzata a più scopi. A cosa ti riferisci esattamente quando parli di terapie lampo?
Tutto questo mi ha portata a ció che sono ora.
Sono convinto che hai scritto questa frase pensando in negativo. Ora sono emetofobica. Ma ora non sei solo questo. Nessuno di noi lo è. C'è tanto di bello e buono in noi, e dobbiamo sfruttare le cose che ci sono mancate o che ci hanno fatto male per migliorare la nostra vita e prenderci ciò di cui abbiamo bisogno. Il concetto forse è difficile, ma è più o meno come sfruttare una grande sofferenza per trarne una grande forza per cambiare la nostra vita. Spero sia comprensibile quello che ho scritto. :)
 
In generale direi no perché ogni terapia è finalizzata a più scopi. A cosa ti riferisci esattamente quando parli di terapie lampo?

non mi ricordo esattamente il nome del tipo di terapia, ma una volta cercando in internet avevo visto un video in cui una persona andava in terapia, lo psicologo in pratica parafrasava ogni sua frase dicendo tipo "quindi lei mi sta dicendo che...?" "ma se allora mi dice questo, significa che...?" e alla fine la persona arrivava a fare ragionamenti del tipo "effettivamente quello che ho detto è una ca***, ora non lo penso più, mi sono convinta che mi stavo sbagliando" e in una manciata di sedute si risolvevano i problemi.
Io sono molto scettica,e ora i vostri discorsi me lo stanno confermando. Cioè, magari con un approccio del genere potrei convincermi che non è automatico che ogni volta vomiterò in macchina perchè una volta è successo, ma magari, ragionando per assurdo, mi verrà la tachicardia perchè la macchina è una piccola scatola chiusa. In altre parole, se il problema sta sotto, ed è per esempio lo spostamento, l'allontanamento, cambierà il sintomo, la se non si risolve il sotterraneo, non se ne esce.
 
Naturalmente.

Nel mio caso si sono riscontrati facilmente una serie di problemi di autostima e osservazione del giudizio altrui: in particolare io ho un forte fastidio se le persone sono arrabbiate con me, anche se ho ragione io, non sopporto che la gente ce l'abbia con me, e detesto disturbare, faccio qualsiasi cosa per evitare di infastidire gli altri... insomma non sono brava a "fregarmene" degli altri e pensare "ma sai che c'è? Ma sticazzi" e stare serena... (in questo periodo questa cosa è anche un po' acuta proprio perchè ci sto lavorando, quindi ci pongo più attenzione, la noto e la sento di più). Tutto questo deriva da mia madre e da mio padre, in modi e misure diverse.

L'associazione al vomito dei miei problemi che stanno dietro, versoimilmente risale a qualche evento traumatico della mia infanzia, alcuni di cui, per esempio, ho memoria. In buona parte anche al fatto che una delle imposizioni su cui mia madre è sempre stata più dura e che mi causava più problemi è quella del mangiare... da piccola piccola è capitato di vomitare qualcosa che mi hanno forzato a mandare giù (in particolare medicine... in quel caso non posso biasimare molto mia madre, avevo 3 anni e la febbre oltre il 40 ma non volevo prendere farmaci... forse al giorno d'oggi un bimbo con la febbre così alta lo portano in ospedale, ma in quel caso mia madre provò a darmi farmaci per bocca che io, a furia di piangere e strillare, vomitai... e poi ci sono ricordi di bambini che vomitavano all'asilo in momenti in cui io ero a disagio... non è facile ricostruire perfettamente l'associazione fastidi - paura del vomito quando il tutto risale alla prima infanzia, ma gli elementi sono sufficienti).

Tutto questo lavoro introspettivo, si accompagna anche all'esposizione graduale al sintomo con tecniche di dissociazione per cercare di vedere il vomito per quello che è e non come l'ho visto fino a questo momento. In sostanza, una terapia cognitivo-comportamentale
 
sono convinta che mi stavo sbagliando
Secondo me dipende sempre tutto dal tipo di problematica che affronti col terapeuta. Nel caso nostro, se per poche sedute ne intendi 3,4 o 5, la vedo difficile.
Io ci ho messo tanti anni, ma sono sicuro che c'è chi ci mette pochi mesi. Poi in generale dipende dal tipo di problema che presentiamo al terapeuta, dipende da come siamo noi, da quanto siamo disposti a lavorare, dalla frequenza delle sedute, dal tipo di terapia, e tanti altri fattori. E poi, anche presentando la stessa problematica, magari si è a livelli di disagio diversi, insomma, è tutto soggettivo. :)
 
@Re Julien sí ho scritto ció pensando negativamente. E sí, sono emetofobica ma non solo questo. Non è affatto semplice riuscire a prendere le cose negative che ci son accadute e utilizzarle per trarne forza, ma sto provando a farlo. Che sia questo il modo per uscirne vincenti?
 
Secondo me dipende sempre tutto dal tipo di problematica che affronti col terapeuta. Nel caso nostro, se per poche sedute ne intendi 3,4 o 5, la vedo difficile.
Io ci ho messo tanti anni, ma sono sicuro che c'è chi ci mette pochi mesi. Poi in generale dipende dal tipo di problema che presentiamo al terapeuta, dipende da come siamo noi, da quanto siamo disposti a lavorare, dalla frequenza delle sedute, dal tipo di terapia, e tanti altri fattori. E poi, anche presentando la stessa problematica, magari si è a livelli di disagio diversi, insomma, è tutto soggettivo. :)

la mia teoria è che con determinate terapie in pochissime sedute si possa togliere una convinzione del tipo:

ho paura di vomitare prchè mi è successo in pubblico, quindi non esco più
solo stata male col pesce quindi non lo mangio più

e già questo comunque aiuta una persona a vivere meglio. Però sono anche convinta che se non si scava nel profondo, i conflitti non si risolvono e potrebbe capitare (potrebbe!) che alla prossima difficoltà la persona somatizzi in un modo diverso.....magari con la fobia dell'ascensore, o dei piccioni.

Per carità, ci sarà anche quella persona che ha la fobia del vomito solo ed esclusivamente perchè è rimasta traumatizzata da una situazione, e allora magari in poco risolve.

Quindi, in sostanza,la penso come te;)
 
leggendo un po le vostre risposte,credo che uno dei nostri punti più deboli e' la paura del giudizio degli altri. Qeullo che ha scritto @Wendy mi rispecchia tantissimo e secondo me anche molti di voi.La paura di infastidire,di ferire una persona, quel chissene frega che ci manca.
 
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