Buongiorno a tutti!
Oggi riporto un episodio che mi è successo stamattina, durante la seduta settimanale con la terapeuta:
stavamo parlando, anzi, stavo esponendo il fatto che, sin da piccolina, ho avuto continue restrizioni e controllo da parte dei miei genitori, facciamo qualche esempio:
"copriti la pancia che poi VOMITI"
"non bere le cose gelide che poi VOMITI"
"non bere in discoteca che poi VOMITI"
"non mangiare quella pietanza che poi non digerisci e poi VOMITI"
insomma, la "Minaccia" era sempre il vomito e quindi, io lo vedevo/vedo come un grande mostro, feroce, che si impossessa del tuo corpo e ti fa del male.
oppure... ricordavo che, una 15ina di anni fa, un pomeriggio di sole, forse era aprile, giocavo in giardino e nel mentre sentivo mio nonno stare male (rimettere), con tanto di urla, grida... e fidatevi, urla così ti rimangono impresse.
Ho parlato molto anche del fatto che i miei genitori hanno tanti tabù, soprattutto con me, figlia maggiore, rispetto che con mia sorella: non abbiamo mai parlato di sesso, quando invece da adolescente volevo conoscere cosa succedeva, come avveniva, come si faceva... cavandomela dunque, sempre, da sola, con l'aiuto di ricerche su internet, non posso parlare di emetofobia, o meglio, ci parlo, ma appena accenno dicono "eh ma il vomito è normale, eh ma il vomito ce lo possono avere tutti", mio padre crede poco nella psicoterapia, sostenendo che sono soldi buttati, come anche i nonni, che mi dicono "eh, sapessi ai miei tempi, non avresti avuto nemmeno il tempo per pensare alle fobie...". Quindi, potete dedurre, che me la sto cavando da sola, certo, un po' di appoggio c'è, ma il migliore aiuto sta venendo da me stessa.
Dunque, torniamo a noi. Da questa fiumana di pensieri e, nel mentre li narravo, sono stata improvvisamente investita da uno stato d'ansia: mani formicolanti, testa pesante, gambe sudate. La psicologa, accortasi della situazione, mi ha insegnato tecniche per calmarmi che, pian pianino, hanno funzionato.
Da questo episodio, la psicologa mi ha detto che qualcosa si sta smuovendo, c'è qualcosina, dentro me, che vuole uscire, vuole dire "basta, basta, voglio vivere tranquillamente, senza costrizioni, tabù, paure... voglio fare, voglio affrontare, voglio smettere con l'antidepressivo e godermi il mio benessere in modo genuino".
Sento che qualcosa si sta smuovendo, qualcosa nel mio corpo vuole ribellarsi a tutto questo controllo che ha subito negli anni, da parte dei miei genitori; tra l'altro, a volte, dico ai miei che forse sono stati loro a inculcarmi troppa ansia e, appena pronuncio tali parole, apriti o cielo: "quindi sono un* cattiv* madre/padre, questo è il ringraziamento...".
Insomma, ho bisogno di dialogo, di apertura, sono stufa di vivere così, mi sento un torrente in piena, che vuole straripare, ma i controlli e le ansie me lo impediscono, tuttavia, siamo umani, composti da emozioni e sentimenti e quindi, lasciamo che questo torrente straripi...
Oggi riporto un episodio che mi è successo stamattina, durante la seduta settimanale con la terapeuta:
stavamo parlando, anzi, stavo esponendo il fatto che, sin da piccolina, ho avuto continue restrizioni e controllo da parte dei miei genitori, facciamo qualche esempio:
"copriti la pancia che poi VOMITI"
"non bere le cose gelide che poi VOMITI"
"non bere in discoteca che poi VOMITI"
"non mangiare quella pietanza che poi non digerisci e poi VOMITI"
insomma, la "Minaccia" era sempre il vomito e quindi, io lo vedevo/vedo come un grande mostro, feroce, che si impossessa del tuo corpo e ti fa del male.
oppure... ricordavo che, una 15ina di anni fa, un pomeriggio di sole, forse era aprile, giocavo in giardino e nel mentre sentivo mio nonno stare male (rimettere), con tanto di urla, grida... e fidatevi, urla così ti rimangono impresse.
Ho parlato molto anche del fatto che i miei genitori hanno tanti tabù, soprattutto con me, figlia maggiore, rispetto che con mia sorella: non abbiamo mai parlato di sesso, quando invece da adolescente volevo conoscere cosa succedeva, come avveniva, come si faceva... cavandomela dunque, sempre, da sola, con l'aiuto di ricerche su internet, non posso parlare di emetofobia, o meglio, ci parlo, ma appena accenno dicono "eh ma il vomito è normale, eh ma il vomito ce lo possono avere tutti", mio padre crede poco nella psicoterapia, sostenendo che sono soldi buttati, come anche i nonni, che mi dicono "eh, sapessi ai miei tempi, non avresti avuto nemmeno il tempo per pensare alle fobie...". Quindi, potete dedurre, che me la sto cavando da sola, certo, un po' di appoggio c'è, ma il migliore aiuto sta venendo da me stessa.
Dunque, torniamo a noi. Da questa fiumana di pensieri e, nel mentre li narravo, sono stata improvvisamente investita da uno stato d'ansia: mani formicolanti, testa pesante, gambe sudate. La psicologa, accortasi della situazione, mi ha insegnato tecniche per calmarmi che, pian pianino, hanno funzionato.
Da questo episodio, la psicologa mi ha detto che qualcosa si sta smuovendo, c'è qualcosina, dentro me, che vuole uscire, vuole dire "basta, basta, voglio vivere tranquillamente, senza costrizioni, tabù, paure... voglio fare, voglio affrontare, voglio smettere con l'antidepressivo e godermi il mio benessere in modo genuino".
Sento che qualcosa si sta smuovendo, qualcosa nel mio corpo vuole ribellarsi a tutto questo controllo che ha subito negli anni, da parte dei miei genitori; tra l'altro, a volte, dico ai miei che forse sono stati loro a inculcarmi troppa ansia e, appena pronuncio tali parole, apriti o cielo: "quindi sono un* cattiv* madre/padre, questo è il ringraziamento...".
Insomma, ho bisogno di dialogo, di apertura, sono stufa di vivere così, mi sento un torrente in piena, che vuole straripare, ma i controlli e le ansie me lo impediscono, tuttavia, siamo umani, composti da emozioni e sentimenti e quindi, lasciamo che questo torrente straripi...