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Terapia Cognitivo Comportamentale: funziona?

Alessandra

Frequentante
Ciao a tutti...finalmente, dopo anni che soffro di emetofobia, mi sono decisa ad intraprendere un percorso terapeutico optando per la terapia cognitivo-comportamentale. Per il momento ho fatto 5 sedute. Quello che vorrei chiedervi è se questo tipo di terapia è davvero adatta a questo tipo di fobia, se qualcuno di voi l'ha sperimentata e se ha avuto dei risultati concreti.
Grazie a chiunque risponderà.
Alessandra
 
Dipende... Nel mio caso hanno scambiato l'emetofobia per disturbo ossessivo-compulsivo, così la terapia comportamentale è stata programmata per quel disturbo... Non ha funzionato, ma perchè mi chiedeva di fare o cose troppo semplici, o troppo difficili. Poi forse era la dottoressa che non era tanto capace, non lo so. Ti fa fare dei "compiti"?

Comunque in linea di massima dicono che la cognitivo-comportamentale sia la terapia più indicata!
 
Ciao Trevor, anzitutto grazie per la risposta..si, mi fa fare "compiti" a casa..all'inizio mi ha dato un test da compilare per delineare un po' la mia personalità, poi tutte le settimane devo scrivere tutti gli episodi di ansia che mi capitano, i pensieri automatici negativi che ne derivano e le conseguenze (il modello A-B-C). Più altre schede. Diciamo che abbiamo iniziato in maniera molto pratica. Con la mia terapeuta, che tra l'altra ha solo qualche anno più di me, ho un buon feeling, lei mi sembra preparata e competente, si annota tutto ciò che le dico e abbiamo fatto anche qualche esercizio di rilassamento. L'unica mia perplessità è che, essendo la terapia cognitivo comportamentale molto orientata sul presente, non possa magari risalire alle cause che mi hanno portata a sviluppare l'emetofobia. Voi che ne pensate? Tu Trevor stai continuando a fare terapia?
 
Sì io sto attualmente seguendo la terapia breve strategica, con qualche frutto per fortuna!! In linea di massima comunque, sia questa che la CBT si basano sul fatto che il passato è passato, ma bisogna pensare al presente e a come risolvere la situazione. Sembra facile che, come in un film, una volta scoperta la causa del proprio male si può impostare la cura, ma nella realtà non è per nulla così. Andare a rivangare nel passato, nei rapporti con i genitori e in quelle cose lì a me non è mai servito a nulla, anzi, mi faceva peggiorare. Se per esempio io so che ho paura di vomitare perchè mio fratello vent'anni fa vomitò in auto suscitando l'ira dei miei, e io di conseguenza ho paura di vomitare per paura di non poter controllare qualcosa di "sbagliato", a cosa mi serve saperlo? La paura rimane. Invece la terapia che stai seguendo, come quella che seguo pure io, mirano a farti vivere una vita normale, senza essere costantemente condizionati dalla paura della paura di vomitare.
Questo è quello che ho appreso in svariati anni di cure varie. Rimane sempre l'enigma: "e se un giorno dovessi vomitare sul serio cosa mi succederebbe?", ma penso che la chiave sia proprio quella di ignorare questa cosa fino a quando non succede.... Anche se non è per niente facile. Sarebbe bello avere un antidoto all'attacco di panico, e in effetti c'è ed è il farmaco, ma per calmare un attacco di panico forte ce ne vuole parecchio ed è impensabile assumerne grandi quantità, per poi magari non vomitare nemmeno e incorrere nella dipendenza da sostanze al minimo segnale di nausea..

Ti fa fare esercizi tipo, non so, fare la doccia dopo mangiato? A me lo facevano fare proprio perchè ne avevo paura. Quando mi infilavo sotto la doccia e aprivo l'acqua mi sembrava di premere il grilletto di una pistola puntata alla mia testa... Infatti poi l'ansia saliva a mille, così dopo un po' ho abbandonato questo tipo di terapia.
 
No esercizi di questo tipo no, almeno non per il momento. Ma mi auguro nemmeno in futuro, mi sembra piuttosto brutale. Per ora mi ha chiesto quali situazioni tendo ad evitare e mi ha fatto dare un "voto", in una scala da 1 a 10, su quanto temo quella determinata situazione. Poi ha detto che, pian piano, cominceremo l'esposizione. In questo momento mi sta facendo fare "solo" molti esercizi pratici e tecniche di rilassamento. Speriamo sia la strada giusta e che possa portare a dei risultati. Tu da quanto tempo stai facendo terapia?
 
Ecco... Preparati perchè probabilmente ti farà fare le cose a cui hai dato un voto più basso!! Se è della stessa scuola della mia ex psicologa :)

Io sto facendo la strategica da luglio, son quasi quattro mesi.... Prima ho fatto per due anni e mezzo la comportamentale (da tre psicologi diversi) e, ancora prima, la "classica" psicanalisi. L'unico che mi ha dato qualche beneficio (a parte quella da cui sto andando ora che bisogna ancora vedere cosa succede) è lo psicologo che mi ha seguito per un anno da metà 2016 a metà 2017, non mi ha "migliorato" l'emetofobia ma è stato d'aiuto su altri aspetti di vita, soprattutto quello sociale (fai conto che a giugno 2016 avevo la nausea anche per andare dal tabaccaio).
 
edit: non voglio spaventarti, magari ti fa soltanto vedere un cartone animato che raffigura un personaggio che vomita!
 
Il psicologo da cui hai tratto beneficio era della scuola cognitivo-comportamentale? Comunque, come piccola esposizione, nell'ultima seduta mi ha raccontato alcuni episodi suoi personali in cui ha, appunto, vomitato. Però devo dire che se anni fa avevo dei grossi problemi anche solo a sentirne parlare oppure a vedere qualcuno che vomitava ora, su questo aspetto, riesco ad essere più tollerante. Il grosso problema è quando riguarda me, l'idea di vomitare mi terrorizza proprio.
 
Ciao Alessandra! Lo scorso anno, durante il mio periodo più buio, avevo toccato il fondo. Provai ad andare nel consultorio del mio paese e farmi assistere dallo psicologo che lavora lì gratuitamente. A parte che non mi voleva dire nemmeno il tipo di terapia che lui applicava ai pazienti, mi demoralizzò dal primo momento che ci parlai e così decisi di lasciarlo subito. In seguito andai da una psicologa privata che faceva appunto terapia cognitivo-comportamentale. Purtroppo feci poche sedute e dovetti lasciarla per problemi economici, ma quelle poche sedute mi aiutarono parecchio. Anche lei mi dava degli “esercizi” da fare a casa, ma credo che ognuno abbia bisogno di esercizi differenti in base alle proprie ansie/paure. Io ad esempio avevo (e ho) il terrore di mangiare la sera (al massimo mangio crackers e omogeneizzati), lei mi faceva fare un diario alimentare dove dovevo appuntare tutto quello che mangiavo durante la giornata, con una sorta di tabella dove dovevo specificare il livello di fame prima, il cosa provavo quando mangiavo e il dopo. In base a quel diario, mi correggeva con l’alimentazione, fino a farmi quasi passare la paura di mangiare la sera. Inoltre, avevo un diario dove scrivevo tutto quello che mi passava per la testa (positivo e negativo), ed era un qualcosa che mi aiutava a scaricare l’ansia, mi faceva sentire “ascoltato” da qualcuno. Per ultimo, mi dava il compito di guardarmi allo specchio ogni mattina e farmi ripetere che valevo (questo per l’autostima che avevo sotto i piedi), ma più che quello, funzionarono i suoi consigli. Io sono intenzionato a riprenderla, ma poiché per il momento non navigo nell’oro, vorrei prima provare in un consultorio di un paesino vicino, per vedere l’ipatto che ho con uno psicologo diverso da quello che c’è nel consultorio del mio paese (anche se è sbagliato cambiare psicologi di continuo). Io ti consiglio di continuare, perché credo sei sulla buona strada :)
 
Ciao Roth,

grazie per la tua testimonianza.
Io, attualmente, non ho problemi con il cibo, nel senso che mangio tutto ciò che mi va e che mi piace. L'unico problema ce l'ho quando devo mangiare fuori, ecco in quei casi mi faccio prendere un po' dall'ansia, ma poi, nella maggior parte dei casi, riesco a vincere la paura e l'ansia e ad andare comunque, anche se magari porto sempre con me un ansiolitico e un antiemetico come sicurezza. Però c'è stato un periodo, il 2010, dove anch'io non riuscivo più a mangiare niente, avevo sempre la nausea e lo stomaco completamente chiuso.
Dei psicologi convenzionati con l'Asl io non ho un bel ricordo, spero invece che con questa terapeuta riesca ad avere dei risultati. Ma per ora è troppo presto per parlare, ho fatto solo 5 sedute ;)
 
Io purtroppo ho sempre nausea che mi condiziona il modo di mangiare. Fino alla scorsa settimana sono stato dall’ennesimo gastroenterologo che mi ha fatto fare altri esami, ma non c’era NULLA! Addirittura in uno dei risultati c’è scritto “buona digestione delle varie sostanze”. Cioè, mi sembra assurdo, perché anche un omogeneizzato per neonati, la sera, lo digerisco a malapena! Lui mi ha proposto di ripetere la gastroscopia con biopsia, ma onestamente non so se ne vale la pena... più mi dicono che non ho nulla, più mi demoralizzo!
 
Ma non è che magari la tua nausea non ha cause organiche ma è psicosomatica? A me nel 2010 è successo proprio così, non avevo nulla a livello organico ma somatizzavo l'ansia a livello fisico, in questo caso sullo stomaco e con la nausea. Poi la mia dottoressa mi diagnostico' anche una lieve gastrite nervosa, che mi porto dietro tuttora. Ma anch'essa è di origine psicosomatica.
 
Penso lo stesso anche io, e me ne sono convinto, sia dal fatto che dopo i mille esami non è mai risultato nulla, sia perché quando prendo l’ansiolitico, la nausea mi si attenua o mi passa per qualche ora... ma poi ritorna! Non so più come liberarmene.
 
Ti capisco perfettamente, il problema è che più diamo importanza alle nostre sensazioni (nel nostro caso la nausea) e più cerchiamo di controllarle, e di controllare l'ansia, più le amplifichiamo. La mia terapeuta mi ha fatto l'esempio del "bambino capriccioso" ovvero più si da importanza ai suoi capricci più lui continuerà a farli. Bisognerebbe imparare a cambiare modo di pensare e la terapia cognitivo comportamentale dovrebbe darci appunto gli strumenti per fare ciò. Ma tu, per esempio, riesci a fare delle vacanze, a dormire fuori casa?
 
Ma tu, per esempio, riesci a fare delle vacanze, a dormire fuori casa?

Ti rispondo di sì, ma lo faccio sempre con la paura addosso, o comunque portandomi dietro il mio sacchettino di pillolette per ogni evenienza. Questo mese sono stato 4 giorni a Roma, non li ho vissuti benissimo, ma combatto comunque la paura, perché voglio essere sempre io a vincere. Ovviamente, ci sono stati i soliti limiti: mangiare poco, stare attento al cibo, e l’ansia... ma ho comunque viaggiato. Per quanto riguarda il dormire fuori, stesso discorso; faccio fatica, o comunque mi viene l’ansia al pensiero di non essere a casa mia, ma mi butto comunque e lo faccio. Il discorso vale anche nel caso qualcuno dorme da me... mi sento come una responsabilità, un dovere a “non” star male, perché c’è un ospite a casa mia e non posso permettermi di stare male, questo mi scatena l’ansia. Attualmente la cosa che vedo un po’ “impossibile” è il viaggiare all’estero; il pensiero che sia troppo lontano, che non si parli l’italiano e quindi eventuali medici non mi capiscano, mi fa vedere la cosa come un utopia. Per il resto, fortunatamente, riesco a prendere treni, aerei, metro, autobus, macchine, etc. da questo punto di vista non ho limiti. Cioè, io nei momenti in cui non ho nausea, affronterei qualsiasi cosa: l’umore mi migliora, il modo di vedere le cose è diverso, più positivo... è lei che mi condiziona tutto! Non a caso ho frequenti sbalzi di umore collegati proprio alla nausea. Se nascevo femmina, dovevano chiamarmi così! :D
 
Rimane sempre l'enigma: "e se un giorno dovessi vomitare sul serio cosa mi succederebbe?"
Questa è una delle maggiori domande che vanno affrontate nel corso della terapia. ;)
Sarebbe bello avere un antidoto all'attacco di panico
Usi la parola "antidoto" perché speri che esista un farmaco o un terapeuta che per "magia" ci aiuti a guarire? Se la risposta è sì, lo pensano in molti, lo pensavo anche io! :D
Comunque, l'antidoto a questo c'è, e siamo proprio noi stessi! Finché siamo nel pieno della fobia non abbiamo la forza e le conoscenze per affrontare bene un attacco di panico, ma è proprio qui che interviene l'aspetto psicoterapeutico.
Immagina di essere un idraulico che deve riparare un'improvvisa perdita di un tubo, ma la tua valigetta degli attrezzi è vuota, oppure qualcosa c'è ma non sai come utilizzarli. La terapia ti aiuta a riempire quella valigetta con tutto il necessario per risolvere il problema e come utilizzarlo. Quindi, non significa che non avremo più situazioni complicate, ma sapremo come risolverle. Sapere come risolverle ci aiuterà ad avere più autostima e fiducia in noi stessi. Aumenterà la nostra tranquillità, diminuiranno gli attacchi di panico. ;)
Ti auguro di diventare presto un ottimo "idraulico"! :) ;)
 
Roth anch'io quando non ho la nausea mi sento di poter affrontare qualsiasi cosa, anche la mia ansia è collegata alla nausea: se non ho nausea non ho nemmeno ansia. Io invece devo dire che ho grosse difficoltà a viaggiare e/o a dormire fuori casa perché mi proietto nell'ipotetica possibilità di stare male e il pensiero di non essere a casa mia, che comunque è fonte di sicurezza, mi terrorizza e così tendo ad evitare viaggi e tutte quelle cose che mi potrebbero portare lontana da casa :(
 
anch'io quando non ho la nausea mi sento di poter affrontare qualsiasi cosa, anche la mia ansia è collegata alla nausea: se non ho nausea non ho nemmeno ansia.
Il problema è capire proprio questo: è la nausea che ci provoca ansia o l’ansia che ci provoca la nausea, magari senza che nemmeno ce ne accorgiamo? Io penso sia la seconda, perché la nausea non ci viene per indigestione di cibo ma perché siamo in ansia costante, anche inconscia , abbiamo paura del vomito e di conseguenza va a toccare proprio quel punto debole “lo stomaco”. Ovviamente è solo una mia supposizione. Per quanto riguarda il problema di viaggiare o dormire, devi comunque affrontarlo, con o senza l’aiuto psicologico. Ci toglie già troppe cose questa maledetta fobia, e farci chiudere in casa proprio no! Non lo accetto!
 
Io sono arrivato a questa conclusione, perché sto imparando un po’ a conoscere la mia reazione attraverso i farmaci: stasera, ad esempio, avevo una nausea che mi stava quasi impedendo di uscire. Ho preso l’ansiolitico (a dose minima), dopo una mezzoretta mi è sparita! Come succede quasi sempre d’altronde. Ma io non sento mai l’ansia... non mi vengono tremori, panico o altro; mi viene la nausea, ed è assurdo che con l’ansiolitico (che non c’entra un tubo) mi passi. Evidentemente mi si manifesta così, ma non me ne rendo nemmeno conto, perché sarà un meccanismo inconscio... boh!
 
Indubbiamente è anche l'ansia a provocarci la nausea perché, come dici giustamente anche tu, avendo paura di vomitare noi somatizziamo sullo stomaco però, per esempio, io soffro anche di gastrite nervosa e alcune volte ho veramente la nausea (proprio come sintomo della gastrite) e, ovviamente, entro in panico e agitandomi amplifico ancora di più quel senso di nausea a cui magari qualcun'altro, non essendo emetofobico, non darebbe invece alcuna importanza.
In ogni caso io non ho paura ad uscire, esco, lavoro, non sono quasi mai a casa, ho paura "solo" di viaggiare o di stare fuori casa la notte. Tu vivi da solo?
 
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