• Questa community è solo un punto d'incontro per persone che soffrono di emetofobia e non può essere considerata come terapia per superarla, per questo consigliamo sempre di consultare uno specialista. Buona navigazione a tutti. ;)

Le parole degli altri.

Trudy62

Esperto
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Ciao a tutti membri del forum!
Un quesito che mi è insorto in questi giorni è il seguente:

"Cosa ne pensa la gente della vostra fobia; o meglio: che cosa pensano le persone a voi vicine (cari, amici, mariti, fidanzati...) in merito alla vostra condizione? "

I miei genitori hanno avuto varie fasi, ad esempio:

Adolescenza: Ma dai, anche dallo psicoterapeuta bisogna andare? Quante paturnie per niente! Pensa a chi sta peggio!

2018, dopo la laurea: Scusami, non sei mai contenta e non ti manca niente! Sei laureata, sei stata accettata per poter fare la specialistica e continuare i tuoi studi. Basta. Hai tutto!

2019 (autunno): Ma come sei magra! Ma fai impressione! Guarda che coscette che hai! Mamma mia! Qua devi andare da uno psicoterapeuta.

Ora: Madre non dice nulla, però capisce la fobia a modo suo. Papà sostiene che invece abbia più necessità di un dermatologo invece che di uno psicologo (soffro di dermatite atopica alle mani da quando avevo 2 anni).

Gli amici invece, nel mio caso, sono spariti. Un giorno condivisi su Whatsapp la mia condizione con le amiche storiche. Nulla. Mi sono allontanata e ne ho davvero pochi, ma i pochi non mi chiedono niente, o meglio, se siamo a pranzo/cena non mi fanno domande se mangio meno.
Apprezzo ciò, per me è una forma di rispetto.

Voi invece? Quali parole/frasi avete sentito più spesso, che vi sono rimaste impresse?
 
Ciao @Trudy62 , come scrissi già in un altro post, i miei genitori non hanno mai saputo/capito di cosa si tratti. Io ogni tanto dico "sai per la mia fobia del vomito" ma non mi sono mai soffermata a raccontare i dettagli delle sensazioni che provo quando devo affrontare un'uscita a cena. Mi ricordo solo di mia madre, qualche anno fa quando a metà del pasto non volevo proseguire, che mi diceva "e adesso cosa c'è da farsi venire l'ansia?". Io poi le dicevo che era per paura di stare male ma lei, invece di dirmi qualche parola rassicurante o non dire nulla e lasciare che mi passasse, diceva "ma perchè devi sempre stare male?". Nell'estate del 2018 era addirittura arrivata a dirmi che secondo lei trovavo delle scuse pur di non uscire di casa. Con mio padre non ho mai avuto un vero rapporto, la nostra convivenza da un anno a questa parte si limita a fare la lista della spesa e a chidere cosa si è guardato la sera prima in tv. In sostanza, ho capito che nessuno dei due potrà mai comprendermi fino in fondo, non lo vogliono nemmeno fare, quindi devo smettere io di cercare comprensione nelle persone sbagliate.
Per quanto riguarda gli amici, beh, anche io ora ne ho veramente pochi...ma mi va bene così. Almeno so che sono amicizie vere. Loro conoscono la mia fobia, una mia amica in vacanza con me ha anche visto un mio momento di crisi. Ovviamente non possono capire appieno ciò che significa per un emetofobico, ma non giudicano. Lasciano che io mangi quello che mi sento. Credo che comunque a tutti loro "faccia strano" vedermi in crisi per un pasto che loro non vedono l'ora di fare perchè sono sempre stata considerata "quella forte", mentre nascondevo a chiunque, persino a me stessa, le mie fragilità. Ora non le nascondo più, ma devo dire che stare in loro compagnia mi aiuta molto anche nel rapporto con il cibo. Ieri sera, per esempio, ho cenato fuori e ho mangiato di gusto!
Ho cercato anche di fare pulizia di persone che mi giudicavano perchè non bevo e al momento del conto mi toccava sempre pagare anche quello che gli altri mangiavano e bevevano, ovviamente rimettendoci. Per me è una questione di principio, non di soldi, e credo che chi mangia e beve come se non ci fosse un domani non potrà mai mettersi nei panni di chi mangia poco, non prende il dolce perchè intollerante e in più non beve alcol. Ora esco con quelle poche persone che sanno che mi impunto su questa cosa, e sanno anche che sono una persona molto generosa, ma deve venire spontaneo a me fare un regalo, non mi devo sentire obbligata a pagare di più per ciò che non ho consumato. Sanno che se a loro fa piacere avere la mia compagnia devono accettare questo, così come io accetto che le loro priorità siano altre e magari nel fine settimana mi ritrovo da sola senza sapere cosa fare o dove andare perchè loro sono con fidanzati/genitori vari (covid e maltempo permettendo, d'ora in avanti che non ho più esami e tesi tra i piedi, andrò fuori anche da sola e sticavoli).
Insomma, tutto questo per dire che per anni ho cercato comprensione nelle persone sbagliate e mi sono convinta di essere io quella sbagliata, cercando di reprimere le mie emozioni, positive e negative che fossero; da quando ho scelto persone che spero vorranno starmi accanto per un periodo molto lungo della vita, sento di poter provare ad essere me stessa, pregi e difetti, sforzandomi di comunicare loro ciò che penso e di chiedere aiuto in caso di pensieri negativi...e devo dire che, per il momento, le cose stanno andando piuttosto bene...credo che anche loro mi apprezzino di più, proprio perchè mi percepiscono più vera e meno trattenuta!
 
Ciao @Trudy62 , come scrissi già in un altro post, i miei genitori non hanno mai saputo/capito di cosa si tratti. Io ogni tanto dico "sai per la mia fobia del vomito" ma non mi sono mai soffermata a raccontare i dettagli delle sensazioni che provo quando devo affrontare un'uscita a cena. Mi ricordo solo di mia madre, qualche anno fa quando a metà del pasto non volevo proseguire, che mi diceva "e adesso cosa c'è da farsi venire l'ansia?". Io poi le dicevo che era per paura di stare male ma lei, invece di dirmi qualche parola rassicurante o non dire nulla e lasciare che mi passasse, diceva "ma perchè devi sempre stare male?". Nell'estate del 2018 era addirittura arrivata a dirmi che secondo lei trovavo delle scuse pur di non uscire di casa. Con mio padre non ho mai avuto un vero rapporto, la nostra convivenza da un anno a questa parte si limita a fare la lista della spesa e a chidere cosa si è guardato la sera prima in tv. In sostanza, ho capito che nessuno dei due potrà mai comprendermi fino in fondo, non lo vogliono nemmeno fare, quindi devo smettere io di cercare comprensione nelle persone sbagliate.
Per quanto riguarda gli amici, beh, anche io ora ne ho veramente pochi...ma mi va bene così. Almeno so che sono amicizie vere. Loro conoscono la mia fobia, una mia amica in vacanza con me ha anche visto un mio momento di crisi. Ovviamente non possono capire appieno ciò che significa per un emetofobico, ma non giudicano. Lasciano che io mangi quello che mi sento. Credo che comunque a tutti loro "faccia strano" vedermi in crisi per un pasto che loro non vedono l'ora di fare perchè sono sempre stata considerata "quella forte", mentre nascondevo a chiunque, persino a me stessa, le mie fragilità. Ora non le nascondo più, ma devo dire che stare in loro compagnia mi aiuta molto anche nel rapporto con il cibo. Ieri sera, per esempio, ho cenato fuori e ho mangiato di gusto!
Ho cercato anche di fare pulizia di persone che mi giudicavano perchè non bevo e al momento del conto mi toccava sempre pagare anche quello che gli altri mangiavano e bevevano, ovviamente rimettendoci. Per me è una questione di principio, non di soldi, e credo che chi mangia e beve come se non ci fosse un domani non potrà mai mettersi nei panni di chi mangia poco, non prende il dolce perchè intollerante e in più non beve alcol. Ora esco con quelle poche persone che sanno che mi impunto su questa cosa, e sanno anche che sono una persona molto generosa, ma deve venire spontaneo a me fare un regalo, non mi devo sentire obbligata a pagare di più per ciò che non ho consumato. Sanno che se a loro fa piacere avere la mia compagnia devono accettare questo, così come io accetto che le loro priorità siano altre e magari nel fine settimana mi ritrovo da sola senza sapere cosa fare o dove andare perchè loro sono con fidanzati/genitori vari (covid e maltempo permettendo, d'ora in avanti che non ho più esami e tesi tra i piedi, andrò fuori anche da sola e sticavoli).
Insomma, tutto questo per dire che per anni ho cercato comprensione nelle persone sbagliate e mi sono convinta di essere io quella sbagliata, cercando di reprimere le mie emozioni, positive e negative che fossero; da quando ho scelto persone che spero vorranno starmi accanto per un periodo molto lungo della vita, sento di poter provare ad essere me stessa, pregi e difetti, sforzandomi di comunicare loro ciò che penso e di chiedere aiuto in caso di pensieri negativi...e devo dire che, per il momento, le cose stanno andando piuttosto bene...credo che anche loro mi apprezzino di più, proprio perchè mi percepiscono più vera e meno trattenuta!
Ciao Eleonora,
grazie, come sempre, della tua bellissima risposta :)
Le tue risposte contengono tanta verità, una verità che rispecchia un po' tutti noi, la verità che ci invade per una buona parte della nostra vita: quella di essere sbagliati, di avere qualcosa che non va, di temere di non poter godere di quella spensieratezza di cui gli altri godono; talvolta questa verità è proprio distorta, completamente.
Come dici tu, ci siamo, per molto tempo, fossilizzati sulle persone che, pensavamo, fossero le persone che ci avrebbero accompagnate per buona parte della nostra vita, amici d'infanzia magari.
Invece sono proprio quelli che ti voltano le spalle per primi e ti lasciano da solo.
Poi trovi questi forum e capisci che nella vita hai maturato tante speranze nelle persone sbagliate.
Questi disturbi non vengono solo per nuocere, ma anche per poter consentirci di aprire gli occhi e rendersi conto che, là fuori, ci sono altre persone, che desidererebbero tanto godere della tua compagnia.
 
Cosa ne pensa la gente della vostra fobia; o meglio: che cosa pensano le persone a voi vicine (cari, amici, mariti, fidanzati...) in merito alla vostra condizione?
Ciao @Trudy62 :)
Cosa ne pensa la gente è un'idea che mi sto facendo proprio ora.
Fino a poco tempo fa le uniche persone alle quali avessi parlato di emetofobia in chiari termini erano la psicologa e una neomamma, emetofobica anche lei, conosciuta subito dopo la nascita del primo figlio.
Poco tempo fa l'ho chiarito al mio compagno spiegandogli bene che la natura dei miei disagi ricorrenti è legata a una fobia intesa in senso patologico.
E dal momento che ho finalmente deciso di accettare questa parte di me (non certo per arrendermi, ma per darmi la spinta finale per uscirne) adesso sto facendo dei timidi tentativi per sondare il terreno e devo dire che la resistenza che le persone pongono nel comprendere che non parliamo di avversione, fastidio, fissazione... è notevole. Ho la sensazione di parlare del nulla, vedo gli occhi accendersi di interesse quando chi mi ascolta comprende che sto per fare una confidenza e poi... quando arrivo al dunque avverto una sorta di disappunto malcelato.
Beh... a chi piace il vomito?
Qualcosa che conoscete tutti, non c'è bisogno che ve lo spieghi :(
Voi invece? Quali parole/frasi avete sentito più spesso, che vi sono rimaste impresse?
La frase più importante me l'ha detta il mio compagno ed è stata: "Non immaginavo un problema così grave, ma quello che vedo è che tu sei più forte dell'emetofobia."
Ci ho pensato su e anche se un piccola parte di me voleva lasciarsi andare al sentirsi sminuita, ha vinto la sensazione di orgoglio e di forza rinnovata nel comprendere che il problema, così invalidante dentro di me, non mi aveva intaccata agli occhi degli altri nonostante le giornate buie, la difficoltà persino a muovermi in certi momenti di panico e solitudine, le reazioni apparentemente senza senso in situazioni per altri normali, ma per me di stress e pericolo.
L'emetofobia non mi ha cancellata nè resa irriconoscibile: mi mette alla prova, ma io sono più forte.
E spero tanto che chi leggerà possa sentirsi allo stesso modo.
 
"Non immaginavo un problema così grave, ma quello che vedo è che tu sei più forte dell'emetofobia."
Che bella frase che ti ha dedicato il tuo compagno! Davvero, tanto di cappello!
Soprattutto, le parole che hai detto, sono caratterizzate da una forte determinazione e motivazione ad uscirne.
A volte penso se effettivamente se ne uscirà definitivamente, o se comunque gli "strascichi" del disturbo si ripresenteranno più o meno per sempre, magari più attenuati... tuttavia non importa! Hai proprio ragione, l'emetofobia non ci ha reso inetti, ma più forti e capaci ad affrontare molteplici avversità! :)
 
Io me ne ricordo solo una di un amico: "ma è soltanto un piatto di pasta". Eh, spiegaglielo ad un emetofobico che un piatto di pasta può essere un ostacolo insuperabile nei momenti di crisi.
Però non gliene faccio colpe, le persone che ci sono vicine, a volte anche quelle molto vicine, non riescono a capire le nostre difficoltà perché non le vivono. Ci provano, ma non ci riescono, non possono.
Tutto sta a come noi "incassiamo" le parole degli altri. :)
 
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