Salve a tutti, per una questione di riservatezza non dirò il mio nome.
Ho 24 anni e sono una donna. Sono mesi che seguo questa community, senza mai aver trovato il coraggio di scrivere alcunché, nonostante in tantissime occasioni questo blog è stato il mio rifugio. Questa volta, però, mi armo di coraggio e scelgo di parlarvi della mia esperienza con l’emetofobia.
Da che ho memoria ricordo di averne sofferto. Ho vaghissimi ricordi di quando ero bambina in cui avevo necessità di rigettare e correvo in giro per tutta casa cercando di non farlo, con mia madre che naturalmente cercava di fermarmi per tranquillizzarmi. Non so esattamente l’esatto momento in cui questa fobia abbia avuto origine, ma ricordo perfettamente che sempre da bambina, assistei ad una scena in cui mia nonna vomitava tantissimo ed ebbi una paura tremenda, paura sopratutto di perderla. Altra esperienza negativa la ebbi all’età di circa 8 anni, a seguito di un evento molto brutto che colpì la mia famiglia, ricordo che un giorno al rientro da scuola stavo mangiando degli spaghetti e casualmente uno spaghetto mi andó di traverso. Da quel momento in poi rinunciai a mangiare qualsiasi cosa, sia a casa che a scuola per la grande paura di soffocare con l’ingerimento del cibo. Fui seguita da una psicologa e ricordo perfettamente che un giorno, di domenica mattina, sentì un odore di sugo con polpette provenire dalla cucina. Pian piano da quel giorno riniziai a mangiare. Dopodiché all’età di 16 anni decisi di prendermi la mia prima sbronza con le amiche ed infine vomitai alle 6:00 del mattino, dopo una notte passata sul water con i conati, ma con scarso successo. Dopo quell’episodio non ho mai più bevuto in vita mia. In seguito a tale episodio non ho molti ricordi sino ad arrivare al 2016. Precisamente nel mese di agosto, subì un’operazione chirurgica ed una volta uscita dall’ospedale a causa di tutte le medicine che assumevo, vomitai. Ricordo perfettamente che ero seduta su una sedia in camera e stavo parlando con delle amiche che erano venute a farmi visita. Mentre parlavo mi uscì il vomito, senza averne minimamente cognizione. Uscì di getto e ricordo che dopo piansi molto, ma nei giorni e mesi susseguenti quell’episodio non mi creò alcun disagio. Continuai tranquillamente la mia vita. Un anno dopo, ero in vacanza con una mia amica ed una notte dopo essere uscite per andare in discoteca, lei iniziò a star male, ma tanto male, vomitava in continuazione, ma vedere il vomito non mi arrecava alcun disturbo. Riuscivo a gestire tranquillamente la cosa. Lei il giorno seguente fu ricoverata per una gastroenterite virale acuta e da lì iniziai ad avere ansia e paura che avesse potuto trasmetterla a me. Tanto che stetti male con la nausea per almeno una settimana ed anche in quella occasioni mi ridussi a mangiare il minimo indispensabile solo quando sentivo lo stimolo della fame. Dopo 7 giorni di nausee decisi di andare da un gastroenterologo per una visita approfondita, il quale mi disse al termine della seduta che non avevo nulla e che probabilmente il mio era un disturbo legato alla psiche e mi liquidò prescrivendomi un antiemetico. In quella circostanza ricordo che mi cadde il mondo addosso. Come era possibile che dopo essere stata tanto male per una settimana, non c’era nulla di organico, ma era frutto della mia mente? Stetti molto male, al punto che anche durante le serate con le amiche avvertivo un senso di ansia e panico. Dopo qualche settimana, partì per un viaggio all’estero e tutto scomparve magicamente. Però posso dire con assoluta certezza che da quel momento, qualcosa sicuramente è profondamente mutato in me. Nei mesi e negli anni seguenti, avevo sporadici attacchi di nausea, i quali si acuivano i determinati periodi in cui ero molto sotto pressione anche per via dell’Università, ma che affrontavo prendendo l’antiemetico e facendo finta di nulla e ripetendo a me stessa che tutto sarebbe passato. Andai anche da una terapeuta, ma più che altro per gestire il problema relativo all’ansia ed al panico. Questo fino ad arrivare al 1 agosto 2020, sera in cui al rientro dalla discoteca ebbi un violentissimo attacco di panico con conati di vomito persistenti, senza che però uscisse nulla. Mi sembrava di morire, ma non ne veniva fuori nulla. Dopo essermi calmata quella notte, cercai di andare avanti come meglio potevo, come avevo fatto fino ad allora. Credevo se tutto sarebbe finito come ogni altra volta, invece mi sbagliavo. Il 17 agosto dello stesso anno ero a cena fuori con il mio ragazzo, eravamo in un ristorante all’aperto, quando ho iniziato a sentirmi male, ad avere una nausea fortissima, capogiri e voglia di scappare via. Sentivo l’imminente bisogno di vomitare e dissi lui di andare via immediatamente. Una volta saliti in macchina, iniziai ad avere conati di vomito fortissimi, senza che uscisse nulla, nemmeno in quell’occasione. Andammo a casa sua per tranquillizzarmi e presi l’antiemetico, ma quella sera non fece effetto, tanto che riuscì a calmarmi solo verso le 2:00 e mi addormentai sfinita sul letto. Il giorno dopo sentivo che quella volta era diverso, c’era qualcosa che non potevo più nascondere e nei giorni seguenti stetti malissimo, ma così male che smisi di mangiare ed anche di bere acqua a tratti. Avevo attacchi di panico in continuazione e la mia vita lavorativa e sociale stava diventando un incubo, veniva meno tutto difronte a questa fobia così irrazionale, così prepotente. Dopo giorni di quasi digiuno decisi di prendere in mano la situazione ed andai da un’altra terapeuta. Mi aiutò molto sopratutto nella fase acuta, ma poi per problemi economici non potei più andare e decisi che avrei potuto farcela anche sola, seguendo i suoi consigli. Andò sicuramente meglio, ma non scomparve quel forte disagio. Tanto che durante il giorno riuscivo a mangiare tranquillamente, mentre a cena e dopo cena non se ne parlava proprio. Non riuscivo ad ingerire nemmeno acqua e preferivo restare a digiuno piuttosto che mangiare e poi avere quella sensazione tremenda di nausea e di pericolo. Ma non bastava nemmeno questo, perché nei momenti più stressanti, comunque bussava alla mia porta anche di giorno. Iniziai a controllare ogni minima cosa del mio corpo, ogni minimo gorgoglio della pancia, dello stomaco. Tutto. E a fumare moltissimo. Gli unici momenti dove non avevo nausea era quando fumavo la mia amata sigaretta. Inoltre, in tutto ciò, in un anno ho sostenuto 17 esami all’università e sono riuscita a laurearmi in tempo, in 5 anni esatti. Ma questo ha comportato una perdita di peso importante. Ho perso 10 kg in tutto, ed il digiuno ad intermittenza non ha certamente aiutato. Infatti, ero arrivata al punto che anche mangiare qualcosina in più mi comportava disagio a livello digestivo, e tutto per me poi finiva ad essere ricondotto al vomito, quindi sono entrata in un circolo vizioso senza uscita. Tutte le sere andavo a letto a stomaco vuoto e quando mangiavo qualcosina dopo stavo male ed avevo paura di ogni minimo rumore prodotto dal mio stomaco. Questo mi generava ansia, l’ansia mi generava nausea e quest’ultima mi faceva andare in panico. Questo per quasi due anni. Fino a quando non ho deciso di prendere in mano la situazione e dopo la mia laurea, dopo aver cambiato città, dopo aver iniziato un nuovo percorso formativo a livello lavorativo, dopo aver frequentato un altro anno di terapia, sono andata da una nutrizionista. Ho iniziato un piano alimentare per prendere peso, mangiando per 5 volte al giorno, pasti più o meno piccoli. Ho seguito alla lettera la dieta, e sono riuscita a riprendere più di due chili, ed anche nei momenti di paura o di nausea sono riuscita a mangiare e a pensare che dopo avrei affrontato la nausea, come ho sempre fatto. Ma ciò non toglie che sia davvero invalidante, perché ad oggi non credo di averlo mai superato ne credo di superarlo. Però nonostante questo, sono riuscita a raggiungere ogni minimo obiettivo prefissatomi, ogni piccola soddisfazione, ogni attimo di pura spensieratezza. Nonostante la sofferenza, ho imparato davvero a conoscermi. Mi sono cercata così tanto, mi sono chiesta così tante volte perché e perché a me. Poi ho trovato questo blog e ho capito che non sono sola, che queste sono cose che possono accadere a chiunque, anche a chi, come me, ha cercato tutta la vita di sembrare forte ed indistruttibile dinanzi ad ogni cosa.
Spero di non avervi tediato troppo con questo mio discorso così prolisso. Sono certa che passerà. Siamo noi a decidere quanto e quale potere dare alle cose!
Ho 24 anni e sono una donna. Sono mesi che seguo questa community, senza mai aver trovato il coraggio di scrivere alcunché, nonostante in tantissime occasioni questo blog è stato il mio rifugio. Questa volta, però, mi armo di coraggio e scelgo di parlarvi della mia esperienza con l’emetofobia.
Da che ho memoria ricordo di averne sofferto. Ho vaghissimi ricordi di quando ero bambina in cui avevo necessità di rigettare e correvo in giro per tutta casa cercando di non farlo, con mia madre che naturalmente cercava di fermarmi per tranquillizzarmi. Non so esattamente l’esatto momento in cui questa fobia abbia avuto origine, ma ricordo perfettamente che sempre da bambina, assistei ad una scena in cui mia nonna vomitava tantissimo ed ebbi una paura tremenda, paura sopratutto di perderla. Altra esperienza negativa la ebbi all’età di circa 8 anni, a seguito di un evento molto brutto che colpì la mia famiglia, ricordo che un giorno al rientro da scuola stavo mangiando degli spaghetti e casualmente uno spaghetto mi andó di traverso. Da quel momento in poi rinunciai a mangiare qualsiasi cosa, sia a casa che a scuola per la grande paura di soffocare con l’ingerimento del cibo. Fui seguita da una psicologa e ricordo perfettamente che un giorno, di domenica mattina, sentì un odore di sugo con polpette provenire dalla cucina. Pian piano da quel giorno riniziai a mangiare. Dopodiché all’età di 16 anni decisi di prendermi la mia prima sbronza con le amiche ed infine vomitai alle 6:00 del mattino, dopo una notte passata sul water con i conati, ma con scarso successo. Dopo quell’episodio non ho mai più bevuto in vita mia. In seguito a tale episodio non ho molti ricordi sino ad arrivare al 2016. Precisamente nel mese di agosto, subì un’operazione chirurgica ed una volta uscita dall’ospedale a causa di tutte le medicine che assumevo, vomitai. Ricordo perfettamente che ero seduta su una sedia in camera e stavo parlando con delle amiche che erano venute a farmi visita. Mentre parlavo mi uscì il vomito, senza averne minimamente cognizione. Uscì di getto e ricordo che dopo piansi molto, ma nei giorni e mesi susseguenti quell’episodio non mi creò alcun disagio. Continuai tranquillamente la mia vita. Un anno dopo, ero in vacanza con una mia amica ed una notte dopo essere uscite per andare in discoteca, lei iniziò a star male, ma tanto male, vomitava in continuazione, ma vedere il vomito non mi arrecava alcun disturbo. Riuscivo a gestire tranquillamente la cosa. Lei il giorno seguente fu ricoverata per una gastroenterite virale acuta e da lì iniziai ad avere ansia e paura che avesse potuto trasmetterla a me. Tanto che stetti male con la nausea per almeno una settimana ed anche in quella occasioni mi ridussi a mangiare il minimo indispensabile solo quando sentivo lo stimolo della fame. Dopo 7 giorni di nausee decisi di andare da un gastroenterologo per una visita approfondita, il quale mi disse al termine della seduta che non avevo nulla e che probabilmente il mio era un disturbo legato alla psiche e mi liquidò prescrivendomi un antiemetico. In quella circostanza ricordo che mi cadde il mondo addosso. Come era possibile che dopo essere stata tanto male per una settimana, non c’era nulla di organico, ma era frutto della mia mente? Stetti molto male, al punto che anche durante le serate con le amiche avvertivo un senso di ansia e panico. Dopo qualche settimana, partì per un viaggio all’estero e tutto scomparve magicamente. Però posso dire con assoluta certezza che da quel momento, qualcosa sicuramente è profondamente mutato in me. Nei mesi e negli anni seguenti, avevo sporadici attacchi di nausea, i quali si acuivano i determinati periodi in cui ero molto sotto pressione anche per via dell’Università, ma che affrontavo prendendo l’antiemetico e facendo finta di nulla e ripetendo a me stessa che tutto sarebbe passato. Andai anche da una terapeuta, ma più che altro per gestire il problema relativo all’ansia ed al panico. Questo fino ad arrivare al 1 agosto 2020, sera in cui al rientro dalla discoteca ebbi un violentissimo attacco di panico con conati di vomito persistenti, senza che però uscisse nulla. Mi sembrava di morire, ma non ne veniva fuori nulla. Dopo essermi calmata quella notte, cercai di andare avanti come meglio potevo, come avevo fatto fino ad allora. Credevo se tutto sarebbe finito come ogni altra volta, invece mi sbagliavo. Il 17 agosto dello stesso anno ero a cena fuori con il mio ragazzo, eravamo in un ristorante all’aperto, quando ho iniziato a sentirmi male, ad avere una nausea fortissima, capogiri e voglia di scappare via. Sentivo l’imminente bisogno di vomitare e dissi lui di andare via immediatamente. Una volta saliti in macchina, iniziai ad avere conati di vomito fortissimi, senza che uscisse nulla, nemmeno in quell’occasione. Andammo a casa sua per tranquillizzarmi e presi l’antiemetico, ma quella sera non fece effetto, tanto che riuscì a calmarmi solo verso le 2:00 e mi addormentai sfinita sul letto. Il giorno dopo sentivo che quella volta era diverso, c’era qualcosa che non potevo più nascondere e nei giorni seguenti stetti malissimo, ma così male che smisi di mangiare ed anche di bere acqua a tratti. Avevo attacchi di panico in continuazione e la mia vita lavorativa e sociale stava diventando un incubo, veniva meno tutto difronte a questa fobia così irrazionale, così prepotente. Dopo giorni di quasi digiuno decisi di prendere in mano la situazione ed andai da un’altra terapeuta. Mi aiutò molto sopratutto nella fase acuta, ma poi per problemi economici non potei più andare e decisi che avrei potuto farcela anche sola, seguendo i suoi consigli. Andò sicuramente meglio, ma non scomparve quel forte disagio. Tanto che durante il giorno riuscivo a mangiare tranquillamente, mentre a cena e dopo cena non se ne parlava proprio. Non riuscivo ad ingerire nemmeno acqua e preferivo restare a digiuno piuttosto che mangiare e poi avere quella sensazione tremenda di nausea e di pericolo. Ma non bastava nemmeno questo, perché nei momenti più stressanti, comunque bussava alla mia porta anche di giorno. Iniziai a controllare ogni minima cosa del mio corpo, ogni minimo gorgoglio della pancia, dello stomaco. Tutto. E a fumare moltissimo. Gli unici momenti dove non avevo nausea era quando fumavo la mia amata sigaretta. Inoltre, in tutto ciò, in un anno ho sostenuto 17 esami all’università e sono riuscita a laurearmi in tempo, in 5 anni esatti. Ma questo ha comportato una perdita di peso importante. Ho perso 10 kg in tutto, ed il digiuno ad intermittenza non ha certamente aiutato. Infatti, ero arrivata al punto che anche mangiare qualcosina in più mi comportava disagio a livello digestivo, e tutto per me poi finiva ad essere ricondotto al vomito, quindi sono entrata in un circolo vizioso senza uscita. Tutte le sere andavo a letto a stomaco vuoto e quando mangiavo qualcosina dopo stavo male ed avevo paura di ogni minimo rumore prodotto dal mio stomaco. Questo mi generava ansia, l’ansia mi generava nausea e quest’ultima mi faceva andare in panico. Questo per quasi due anni. Fino a quando non ho deciso di prendere in mano la situazione e dopo la mia laurea, dopo aver cambiato città, dopo aver iniziato un nuovo percorso formativo a livello lavorativo, dopo aver frequentato un altro anno di terapia, sono andata da una nutrizionista. Ho iniziato un piano alimentare per prendere peso, mangiando per 5 volte al giorno, pasti più o meno piccoli. Ho seguito alla lettera la dieta, e sono riuscita a riprendere più di due chili, ed anche nei momenti di paura o di nausea sono riuscita a mangiare e a pensare che dopo avrei affrontato la nausea, come ho sempre fatto. Ma ciò non toglie che sia davvero invalidante, perché ad oggi non credo di averlo mai superato ne credo di superarlo. Però nonostante questo, sono riuscita a raggiungere ogni minimo obiettivo prefissatomi, ogni piccola soddisfazione, ogni attimo di pura spensieratezza. Nonostante la sofferenza, ho imparato davvero a conoscermi. Mi sono cercata così tanto, mi sono chiesta così tante volte perché e perché a me. Poi ho trovato questo blog e ho capito che non sono sola, che queste sono cose che possono accadere a chiunque, anche a chi, come me, ha cercato tutta la vita di sembrare forte ed indistruttibile dinanzi ad ogni cosa.
Spero di non avervi tediato troppo con questo mio discorso così prolisso. Sono certa che passerà. Siamo noi a decidere quanto e quale potere dare alle cose!