• Questa community è solo un punto d'incontro per persone che soffrono di emetofobia e non può essere considerata come terapia per superarla, per questo consigliamo sempre di consultare uno specialista. Buona navigazione a tutti. ;)

La mia esperienza con l’emetofobia.

DottX

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Salve a tutti, per una questione di riservatezza non dirò il mio nome.
Ho 24 anni e sono una donna. Sono mesi che seguo questa community, senza mai aver trovato il coraggio di scrivere alcunché, nonostante in tantissime occasioni questo blog è stato il mio rifugio. Questa volta, però, mi armo di coraggio e scelgo di parlarvi della mia esperienza con l’emetofobia.
Da che ho memoria ricordo di averne sofferto. Ho vaghissimi ricordi di quando ero bambina in cui avevo necessità di rigettare e correvo in giro per tutta casa cercando di non farlo, con mia madre che naturalmente cercava di fermarmi per tranquillizzarmi. Non so esattamente l’esatto momento in cui questa fobia abbia avuto origine, ma ricordo perfettamente che sempre da bambina, assistei ad una scena in cui mia nonna vomitava tantissimo ed ebbi una paura tremenda, paura sopratutto di perderla. Altra esperienza negativa la ebbi all’età di circa 8 anni, a seguito di un evento molto brutto che colpì la mia famiglia, ricordo che un giorno al rientro da scuola stavo mangiando degli spaghetti e casualmente uno spaghetto mi andó di traverso. Da quel momento in poi rinunciai a mangiare qualsiasi cosa, sia a casa che a scuola per la grande paura di soffocare con l’ingerimento del cibo. Fui seguita da una psicologa e ricordo perfettamente che un giorno, di domenica mattina, sentì un odore di sugo con polpette provenire dalla cucina. Pian piano da quel giorno riniziai a mangiare. Dopodiché all’età di 16 anni decisi di prendermi la mia prima sbronza con le amiche ed infine vomitai alle 6:00 del mattino, dopo una notte passata sul water con i conati, ma con scarso successo. Dopo quell’episodio non ho mai più bevuto in vita mia. In seguito a tale episodio non ho molti ricordi sino ad arrivare al 2016. Precisamente nel mese di agosto, subì un’operazione chirurgica ed una volta uscita dall’ospedale a causa di tutte le medicine che assumevo, vomitai. Ricordo perfettamente che ero seduta su una sedia in camera e stavo parlando con delle amiche che erano venute a farmi visita. Mentre parlavo mi uscì il vomito, senza averne minimamente cognizione. Uscì di getto e ricordo che dopo piansi molto, ma nei giorni e mesi susseguenti quell’episodio non mi creò alcun disagio. Continuai tranquillamente la mia vita. Un anno dopo, ero in vacanza con una mia amica ed una notte dopo essere uscite per andare in discoteca, lei iniziò a star male, ma tanto male, vomitava in continuazione, ma vedere il vomito non mi arrecava alcun disturbo. Riuscivo a gestire tranquillamente la cosa. Lei il giorno seguente fu ricoverata per una gastroenterite virale acuta e da lì iniziai ad avere ansia e paura che avesse potuto trasmetterla a me. Tanto che stetti male con la nausea per almeno una settimana ed anche in quella occasioni mi ridussi a mangiare il minimo indispensabile solo quando sentivo lo stimolo della fame. Dopo 7 giorni di nausee decisi di andare da un gastroenterologo per una visita approfondita, il quale mi disse al termine della seduta che non avevo nulla e che probabilmente il mio era un disturbo legato alla psiche e mi liquidò prescrivendomi un antiemetico. In quella circostanza ricordo che mi cadde il mondo addosso. Come era possibile che dopo essere stata tanto male per una settimana, non c’era nulla di organico, ma era frutto della mia mente? Stetti molto male, al punto che anche durante le serate con le amiche avvertivo un senso di ansia e panico. Dopo qualche settimana, partì per un viaggio all’estero e tutto scomparve magicamente. Però posso dire con assoluta certezza che da quel momento, qualcosa sicuramente è profondamente mutato in me. Nei mesi e negli anni seguenti, avevo sporadici attacchi di nausea, i quali si acuivano i determinati periodi in cui ero molto sotto pressione anche per via dell’Università, ma che affrontavo prendendo l’antiemetico e facendo finta di nulla e ripetendo a me stessa che tutto sarebbe passato. Andai anche da una terapeuta, ma più che altro per gestire il problema relativo all’ansia ed al panico. Questo fino ad arrivare al 1 agosto 2020, sera in cui al rientro dalla discoteca ebbi un violentissimo attacco di panico con conati di vomito persistenti, senza che però uscisse nulla. Mi sembrava di morire, ma non ne veniva fuori nulla. Dopo essermi calmata quella notte, cercai di andare avanti come meglio potevo, come avevo fatto fino ad allora. Credevo se tutto sarebbe finito come ogni altra volta, invece mi sbagliavo. Il 17 agosto dello stesso anno ero a cena fuori con il mio ragazzo, eravamo in un ristorante all’aperto, quando ho iniziato a sentirmi male, ad avere una nausea fortissima, capogiri e voglia di scappare via. Sentivo l’imminente bisogno di vomitare e dissi lui di andare via immediatamente. Una volta saliti in macchina, iniziai ad avere conati di vomito fortissimi, senza che uscisse nulla, nemmeno in quell’occasione. Andammo a casa sua per tranquillizzarmi e presi l’antiemetico, ma quella sera non fece effetto, tanto che riuscì a calmarmi solo verso le 2:00 e mi addormentai sfinita sul letto. Il giorno dopo sentivo che quella volta era diverso, c’era qualcosa che non potevo più nascondere e nei giorni seguenti stetti malissimo, ma così male che smisi di mangiare ed anche di bere acqua a tratti. Avevo attacchi di panico in continuazione e la mia vita lavorativa e sociale stava diventando un incubo, veniva meno tutto difronte a questa fobia così irrazionale, così prepotente. Dopo giorni di quasi digiuno decisi di prendere in mano la situazione ed andai da un’altra terapeuta. Mi aiutò molto sopratutto nella fase acuta, ma poi per problemi economici non potei più andare e decisi che avrei potuto farcela anche sola, seguendo i suoi consigli. Andò sicuramente meglio, ma non scomparve quel forte disagio. Tanto che durante il giorno riuscivo a mangiare tranquillamente, mentre a cena e dopo cena non se ne parlava proprio. Non riuscivo ad ingerire nemmeno acqua e preferivo restare a digiuno piuttosto che mangiare e poi avere quella sensazione tremenda di nausea e di pericolo. Ma non bastava nemmeno questo, perché nei momenti più stressanti, comunque bussava alla mia porta anche di giorno. Iniziai a controllare ogni minima cosa del mio corpo, ogni minimo gorgoglio della pancia, dello stomaco. Tutto. E a fumare moltissimo. Gli unici momenti dove non avevo nausea era quando fumavo la mia amata sigaretta. Inoltre, in tutto ciò, in un anno ho sostenuto 17 esami all’università e sono riuscita a laurearmi in tempo, in 5 anni esatti. Ma questo ha comportato una perdita di peso importante. Ho perso 10 kg in tutto, ed il digiuno ad intermittenza non ha certamente aiutato. Infatti, ero arrivata al punto che anche mangiare qualcosina in più mi comportava disagio a livello digestivo, e tutto per me poi finiva ad essere ricondotto al vomito, quindi sono entrata in un circolo vizioso senza uscita. Tutte le sere andavo a letto a stomaco vuoto e quando mangiavo qualcosina dopo stavo male ed avevo paura di ogni minimo rumore prodotto dal mio stomaco. Questo mi generava ansia, l’ansia mi generava nausea e quest’ultima mi faceva andare in panico. Questo per quasi due anni. Fino a quando non ho deciso di prendere in mano la situazione e dopo la mia laurea, dopo aver cambiato città, dopo aver iniziato un nuovo percorso formativo a livello lavorativo, dopo aver frequentato un altro anno di terapia, sono andata da una nutrizionista. Ho iniziato un piano alimentare per prendere peso, mangiando per 5 volte al giorno, pasti più o meno piccoli. Ho seguito alla lettera la dieta, e sono riuscita a riprendere più di due chili, ed anche nei momenti di paura o di nausea sono riuscita a mangiare e a pensare che dopo avrei affrontato la nausea, come ho sempre fatto. Ma ciò non toglie che sia davvero invalidante, perché ad oggi non credo di averlo mai superato ne credo di superarlo. Però nonostante questo, sono riuscita a raggiungere ogni minimo obiettivo prefissatomi, ogni piccola soddisfazione, ogni attimo di pura spensieratezza. Nonostante la sofferenza, ho imparato davvero a conoscermi. Mi sono cercata così tanto, mi sono chiesta così tante volte perché e perché a me. Poi ho trovato questo blog e ho capito che non sono sola, che queste sono cose che possono accadere a chiunque, anche a chi, come me, ha cercato tutta la vita di sembrare forte ed indistruttibile dinanzi ad ogni cosa.
Spero di non avervi tediato troppo con questo mio discorso così prolisso. Sono certa che passerà. Siamo noi a decidere quanto e quale potere dare alle cose!
 
Ciao e benvenuta.
Questo tuo racconto l'ho letto tutto d'un fiato e sembra cadere proprio a fagiolo dato che, anch'io, in questo esatto periodo non sto bene.
Il tuo racconto è simile, per non dire uguale, ai tanti racconti di ogni persona che approda al forum; persone che hanno bisogno di certezze, sicurezze, supporti, di sentirsi comprese perché si sa, questa fobia è tutt'altro che compresa.
Chi la scambia per anoressia ma, a differenza degli anoressici, noi emetofobici temiamo il dimagrimento e, vediamo in esso il grande potere della fobia di inglobarci completamente, di farci sgretolare. Chi la scambia per "ah, ma stai facendo una dieta? Magari non avessi fame nemmeno io" quando invece noi fobici desideriamo con tutto il cuore poter goderci una serata gioviale, a tavola, con gli amici, mangiando senza pensare troppo, senza domandarsi se quella fettina di carne è ben cotta e se quelle uova sono state lavate bene.

Ti capisco pienamente @DottX e mi hai dato tanta energia positiva con il tuo racconto, soprattutto quando parli della nutrizionista, Anch'io martedì andrò da una nutrizionista la quale lavora in equipe con gastroenterologi e psicoterapeuti.

Come te ho fatto terapia, anche farmacologica, ma, smesso il farmaco, distanza di 6/7 mesi sento lo scompenso.

Per voglio dirti due cose: in primis complimenti per il tuo percorso, per il tuo coraggio di cambiare città per essere riuscita, nonostante tutto, a completare gli studi. E poi volevo sottolineare la tua ultima frase:
Sono certa che passerà. Siamo noi a decidere quanto e quale potere dare alle cose
grazie poiché credo che possa contribuire ad accendere speranza in tutti, indipendentemente dalla difficoltà che si sta affrontando.
 
Ciao e benvenuta.
Questo tuo racconto l'ho letto tutto d'un fiato e sembra cadere proprio a fagiolo dato che, anch'io, in questo esatto periodo non sto bene.
Il tuo racconto è simile, per non dire uguale, ai tanti racconti di ogni persona che approda al forum; persone che hanno bisogno di certezze, sicurezze, supporti, di sentirsi comprese perché si sa, questa fobia è tutt'altro che compresa.
Chi la scambia per anoressia ma, a differenza degli anoressici, noi emetofobici temiamo il dimagrimento e, vediamo in esso il grande potere della fobia di inglobarci completamente, di farci sgretolare. Chi la scambia per "ah, ma stai facendo una dieta? Magari non avessi fame nemmeno io" quando invece noi fobici desideriamo con tutto il cuore poter goderci una serata gioviale, a tavola, con gli amici, mangiando senza pensare troppo, senza domandarsi se quella fettina di carne è ben cotta e se quelle uova sono state lavate bene.

Ti capisco pienamente @DottX e mi hai dato tanta energia positiva con il tuo racconto, soprattutto quando parli della nutrizionista, Anch'io martedì andrò da una nutrizionista la quale lavora in equipe con gastroenterologi e psicoterapeuti.

Come te ho fatto terapia, anche farmacologica, ma, smesso il farmaco, distanza di 6/7 mesi sento lo scompenso.

Per voglio dirti due cose: in primis complimenti per il tuo percorso, per il tuo coraggio di cambiare città per essere riuscita, nonostante tutto, a completare gli studi. E poi volevo sottolineare la tua ultima frase:

grazie poiché credo che possa contribuire ad accendere speranza in tutti, indipendentemente dalla difficoltà che si sta affrontando.
Ciao, ti ringrazio innanzitutto per la risposta, poi per le parole che mi hai rivolto. Credo e sostengo fermamente, anche nei momenti peggiori dove avrei solo voglia di abbandonarmi alla situazione e di non reagire più, che tutto questo passerà. Sono ancora più convinta del fatto che questa fobia sia semplicemente la punta di un iceberg. Tutto ciò che genera fobia, non può essere legata solo ed esclusivamente al vomito. Credo che ognuno di noi, dentro di sè, abbia un mondo da scoprire, da far venir fuori. Abbiamo solo bisogno di capirci, di cercarci, di affrontarci sopratutto. Ed è proprio in questi casi che arrivano le difficoltà. Naturalmente parlo per me. Non ho la presunzione di generalizzare questo concetto, nonostante credo fermamente che questa fobia sia solo una piccola parte di ciò che è insito dentro di noi, nella parte più vera di noi.
 
mi sono chiesta così tante volte perché e perché a m
Ciao, chiunque vive un problema, un forte disagio, un forte dolore o una malattia si fa questa tua stessa domanda. La risposta, semplicemente, è nel fatto che la vita è imprevedibile e va accettata per quello che è, così come noi dobbiamo accettarci per come e quello che siamo. Accettare se stessi è uno dei primi passi per superare l'emetofobia.
Sono d'accordo su molte cose che hai scritto, hai avuto la forza di raggiungere tra le difficoltà i tuoi obiettivi, hai avuto la forza di cercare, scoprire, capire, anche se forse ancora c'è da scoprire, ma è un approccio positivo il tuo. Sicuramente questa fobia è la punta di un iceberg, non è un percorso facile il nostro, ma è un percorso che può sicuramente avere un esito finale positivo.
Benvenuta!
 
Ciao, chiunque vive un problema, un forte disagio, un forte dolore o una malattia si fa questa tua stessa domanda. La risposta, semplicemente, è nel fatto che la vita è imprevedibile e va accettata per quello che è, così come noi dobbiamo accettarci per come e quello che siamo. Accettare se stessi è uno dei primi passi per superare l'emetofobia.
Sono d'accordo su molte cose che hai scritto, hai avuto la forza di raggiungere tra le difficoltà i tuoi obiettivi, hai avuto la forza di cercare, scoprire, capire, anche se forse ancora c'è da scoprire, ma è un approccio positivo il tuo. Sicuramente questa fobia è la punta di un iceberg, non è un percorso facile il nostro, ma è un percorso che può sicuramente avere un esito finale positivo.
Benvenuta!
Grazie tante dell’attenzione. Sì, credo che sia davvero lungo come percorso, anche perché ogni volta che credo di esserne “uscita” o quanto meno che vada meglio, si ripresenta a me nel modo più prepotente che ci sia e mi fa tornare a terra. Ultimo episodio di fortissimo panico l’altro ieri sera. Adesso ho moltissima paura che stia tornando quel periodo così brutto, angosciante, che alla fine mi convincerò che è così.
 
Grazie tante dell’attenzione. Sì, credo che sia davvero lungo come percorso, anche perché ogni volta che credo di esserne “uscita” o quanto meno che vada meglio, si ripresenta a me nel modo più prepotente che ci sia e mi fa tornare a terra. Ultimo episodio di fortissimo panico l’altro ieri sera. Adesso ho moltissima paura che stia tornando quel periodo così brutto, angosciante, che alla fine mi convincerò che è così.
Ciao, mi dispiace che tu stia vivendo momenti di difficoltà, cercare di dirti "ma no, pensa positivo" è inutile, poiché senti di essere completamente inglobato in questo status, sono fasi della vita che ci attraversano, noi dobbiamo essere in grado di accoglierle. Una volta passate scopriremo quanto siamo veramente forti e tenaci. Oggi come va?
 
In questo periodo non benissimo. Ho moltissima ansia e naturalmente a cena sto mangiando poco e niente per paura che possa tornarmi così forte. Ogni volta che ho un attacco di panico e nausea fortissima e sento di dover vomitare, mi sento morire. Entro in un circolo vizioso dove continuo a ripetermi che devo stare calma ed invece non faccio altro che alimentare la mia ansia fobica. La cosa peggiore, ma credo sia capitata ad ognuno di voi, è che mi chiudo in me stessa e non riesco a star bene in nessun modo, perché rovinare ogni cosa con la mia ansia anche alle persone che mi sono intorno mi fa sentire estremamente in colpa e vorrei scacciar via tutto ed invece non riesco in alcun modo, mi sovrasta. L’altra sera ero ad uno spettacolo teatrale e prima di andare ho mangiato un paio di pezzi di pizza, per questo quando sono entrata ho iniziato a sentire il panico che mi assaliva, nausea ed avevo solo il desiderio di fuggire, ma la cosa mi metteva ancora più tensione perché avevo imbarazzo, quindi sono rimasta lì ferma, ho cercato di respirare profondamente e non sono fuggita. Ma è stato difficilissimo. Ma ero certa che le persone che avevo accanto non avrebbero compreso. Non so cosa fare! Mi sembra davvero di uscire di testa. Combatto tra questi stati d’animo e la voglia di cacciarli via per star bene io e per far star bene chi mi sta accanto.
 
Ciao, l'episodio del teatro l'ho vissuto molte volte esattamente come te.
Per molto tempo anche io pensavo:

Ma ero certa che le persone che avevo accanto non avrebbero compreso.
Poi ho capito che io ero il primo che già non mi comprendevo. In fondo non posso pretendere che chi mi sta intorno capisca, o anche che sia comprensivo. Loro non sanno la mia vita, come possono capire o comprendere bene qualcosa che non conoscono? A volte c'è chi prova a comprendere,ma di solito sono persone che conosci. Allora il nodo della questione è, tu, saresti comprensiva con te stessa, se per 1 pezzo di pizza dovessi uscire da un teatro perché sei nel panico? ;)
 
No, credo ed immagino di no. Sono la prima a non capirsi e a non trovare risposte su se stessa e su questa fobia
 
Salve a tutti, per una questione di riservatezza non dirò il mio nome.
Ho 24 anni e sono una donna. Sono mesi che seguo questa community, senza mai aver trovato il coraggio di scrivere alcunché, nonostante in tantissime occasioni questo blog è stato il mio rifugio. Questa volta, però, mi armo di coraggio e scelgo di parlarvi della mia esperienza con l’emetofobia.
Da che ho memoria ricordo di averne sofferto. Ho vaghissimi ricordi di quando ero bambina in cui avevo necessità di rigettare e correvo in giro per tutta casa cercando di non farlo, con mia madre che naturalmente cercava di fermarmi per tranquillizzarmi. Non so esattamente l’esatto momento in cui questa fobia abbia avuto origine, ma ricordo perfettamente che sempre da bambina, assistei ad una scena in cui mia nonna vomitava tantissimo ed ebbi una paura tremenda, paura sopratutto di perderla. Altra esperienza negativa la ebbi all’età di circa 8 anni, a seguito di un evento molto brutto che colpì la mia famiglia, ricordo che un giorno al rientro da scuola stavo mangiando degli spaghetti e casualmente uno spaghetto mi andó di traverso. Da quel momento in poi rinunciai a mangiare qualsiasi cosa, sia a casa che a scuola per la grande paura di soffocare con l’ingerimento del cibo. Fui seguita da una psicologa e ricordo perfettamente che un giorno, di domenica mattina, sentì un odore di sugo con polpette provenire dalla cucina. Pian piano da quel giorno riniziai a mangiare. Dopodiché all’età di 16 anni decisi di prendermi la mia prima sbronza con le amiche ed infine vomitai alle 6:00 del mattino, dopo una notte passata sul water con i conati, ma con scarso successo. Dopo quell’episodio non ho mai più bevuto in vita mia. In seguito a tale episodio non ho molti ricordi sino ad arrivare al 2016. Precisamente nel mese di agosto, subì un’operazione chirurgica ed una volta uscita dall’ospedale a causa di tutte le medicine che assumevo, vomitai. Ricordo perfettamente che ero seduta su una sedia in camera e stavo parlando con delle amiche che erano venute a farmi visita. Mentre parlavo mi uscì il vomito, senza averne minimamente cognizione. Uscì di getto e ricordo che dopo piansi molto, ma nei giorni e mesi susseguenti quell’episodio non mi creò alcun disagio. Continuai tranquillamente la mia vita. Un anno dopo, ero in vacanza con una mia amica ed una notte dopo essere uscite per andare in discoteca, lei iniziò a star male, ma tanto male, vomitava in continuazione, ma vedere il vomito non mi arrecava alcun disturbo. Riuscivo a gestire tranquillamente la cosa. Lei il giorno seguente fu ricoverata per una gastroenterite virale acuta e da lì iniziai ad avere ansia e paura che avesse potuto trasmetterla a me. Tanto che stetti male con la nausea per almeno una settimana ed anche in quella occasioni mi ridussi a mangiare il minimo indispensabile solo quando sentivo lo stimolo della fame. Dopo 7 giorni di nausee decisi di andare da un gastroenterologo per una visita approfondita, il quale mi disse al termine della seduta che non avevo nulla e che probabilmente il mio era un disturbo legato alla psiche e mi liquidò prescrivendomi un antiemetico. In quella circostanza ricordo che mi cadde il mondo addosso. Come era possibile che dopo essere stata tanto male per una settimana, non c’era nulla di organico, ma era frutto della mia mente? Stetti molto male, al punto che anche durante le serate con le amiche avvertivo un senso di ansia e panico. Dopo qualche settimana, partì per un viaggio all’estero e tutto scomparve magicamente. Però posso dire con assoluta certezza che da quel momento, qualcosa sicuramente è profondamente mutato in me. Nei mesi e negli anni seguenti, avevo sporadici attacchi di nausea, i quali si acuivano i determinati periodi in cui ero molto sotto pressione anche per via dell’Università, ma che affrontavo prendendo l’antiemetico e facendo finta di nulla e ripetendo a me stessa che tutto sarebbe passato. Andai anche da una terapeuta, ma più che altro per gestire il problema relativo all’ansia ed al panico. Questo fino ad arrivare al 1 agosto 2020, sera in cui al rientro dalla discoteca ebbi un violentissimo attacco di panico con conati di vomito persistenti, senza che però uscisse nulla. Mi sembrava di morire, ma non ne veniva fuori nulla. Dopo essermi calmata quella notte, cercai di andare avanti come meglio potevo, come avevo fatto fino ad allora. Credevo se tutto sarebbe finito come ogni altra volta, invece mi sbagliavo. Il 17 agosto dello stesso anno ero a cena fuori con il mio ragazzo, eravamo in un ristorante all’aperto, quando ho iniziato a sentirmi male, ad avere una nausea fortissima, capogiri e voglia di scappare via. Sentivo l’imminente bisogno di vomitare e dissi lui di andare via immediatamente. Una volta saliti in macchina, iniziai ad avere conati di vomito fortissimi, senza che uscisse nulla, nemmeno in quell’occasione. Andammo a casa sua per tranquillizzarmi e presi l’antiemetico, ma quella sera non fece effetto, tanto che riuscì a calmarmi solo verso le 2:00 e mi addormentai sfinita sul letto. Il giorno dopo sentivo che quella volta era diverso, c’era qualcosa che non potevo più nascondere e nei giorni seguenti stetti malissimo, ma così male che smisi di mangiare ed anche di bere acqua a tratti. Avevo attacchi di panico in continuazione e la mia vita lavorativa e sociale stava diventando un incubo, veniva meno tutto difronte a questa fobia così irrazionale, così prepotente. Dopo giorni di quasi digiuno decisi di prendere in mano la situazione ed andai da un’altra terapeuta. Mi aiutò molto sopratutto nella fase acuta, ma poi per problemi economici non potei più andare e decisi che avrei potuto farcela anche sola, seguendo i suoi consigli. Andò sicuramente meglio, ma non scomparve quel forte disagio. Tanto che durante il giorno riuscivo a mangiare tranquillamente, mentre a cena e dopo cena non se ne parlava proprio. Non riuscivo ad ingerire nemmeno acqua e preferivo restare a digiuno piuttosto che mangiare e poi avere quella sensazione tremenda di nausea e di pericolo. Ma non bastava nemmeno questo, perché nei momenti più stressanti, comunque bussava alla mia porta anche di giorno. Iniziai a controllare ogni minima cosa del mio corpo, ogni minimo gorgoglio della pancia, dello stomaco. Tutto. E a fumare moltissimo. Gli unici momenti dove non avevo nausea era quando fumavo la mia amata sigaretta. Inoltre, in tutto ciò, in un anno ho sostenuto 17 esami all’università e sono riuscita a laurearmi in tempo, in 5 anni esatti. Ma questo ha comportato una perdita di peso importante. Ho perso 10 kg in tutto, ed il digiuno ad intermittenza non ha certamente aiutato. Infatti, ero arrivata al punto che anche mangiare qualcosina in più mi comportava disagio a livello digestivo, e tutto per me poi finiva ad essere ricondotto al vomito, quindi sono entrata in un circolo vizioso senza uscita. Tutte le sere andavo a letto a stomaco vuoto e quando mangiavo qualcosina dopo stavo male ed avevo paura di ogni minimo rumore prodotto dal mio stomaco. Questo mi generava ansia, l’ansia mi generava nausea e quest’ultima mi faceva andare in panico. Questo per quasi due anni. Fino a quando non ho deciso di prendere in mano la situazione e dopo la mia laurea, dopo aver cambiato città, dopo aver iniziato un nuovo percorso formativo a livello lavorativo, dopo aver frequentato un altro anno di terapia, sono andata da una nutrizionista. Ho iniziato un piano alimentare per prendere peso, mangiando per 5 volte al giorno, pasti più o meno piccoli. Ho seguito alla lettera la dieta, e sono riuscita a riprendere più di due chili, ed anche nei momenti di paura o di nausea sono riuscita a mangiare e a pensare che dopo avrei affrontato la nausea, come ho sempre fatto. Ma ciò non toglie che sia davvero invalidante, perché ad oggi non credo di averlo mai superato ne credo di superarlo. Però nonostante questo, sono riuscita a raggiungere ogni minimo obiettivo prefissatomi, ogni piccola soddisfazione, ogni attimo di pura spensieratezza. Nonostante la sofferenza, ho imparato davvero a conoscermi. Mi sono cercata così tanto, mi sono chiesta così tante volte perché e perché a me. Poi ho trovato questo blog e ho capito che non sono sola, che queste sono cose che possono accadere a chiunque, anche a chi, come me, ha cercato tutta la vita di sembrare forte ed indistruttibile dinanzi ad ogni cosa.
Spero di non avervi tediato troppo con questo mio discorso così prolisso. Sono certa che passerà. Siamo noi a decidere quanto e quale potere dare alle cose!
Ciao, mi rispecchio completamente in tutto quello che dici, in tutte le sensazioni, anche con la differenza di giorno e notte, anche io la notte sto proprio male, la cena è devastante per me molto più del pranzo, grazie per questo messaggio mi fa sentire meno solo ed anche strano, perché a volte alcune cose credo di farle solo io
 
Ciao, mi rispecchio completamente in tutto quello che dici, in tutte le sensazioni, anche con la differenza di giorno e notte, anche io la notte sto proprio male, la cena è devastante per me molto più del pranzo, grazie per questo messaggio mi fa sentire meno solo ed anche strano, perché a volte alcune cose credo di farle solo io
Ciao Gino. No fortunatamente non sei solo! I problemi che ci affliggono sono gli stessi un po’ per tutti. Come la stai vivendo la situazione? Sei in terapia?
 
Ciao Gino. No fortunatamente non sei solo! I problemi che ci affliggono sono gli stessi un po’ per tutti. Come la stai vivendo la situazione? Sei in terapia?
ciao, sì al momento sono in terapia alla terza seduta, sto parlando tanto di questa cosa è mi sta aiutando almeno a gestire gli attacchi di ansia e di panico, però poi arriva sempre la batosta tipo stasera, erano 3 giorni che mangiavo e mi sentivo spensierato, stasera invece non sono riuscito a mangiare stomaco chiuso e ansia totalmente infondata, però molto lentamente sto prendendo la convinzione che è solo ansia e quindi devo aspettare che passi e che non mangiare una sera non è la fine del mondo, anzi mangerò di più il giorno seguente.
 
In questo periodo non benissimo. Ho moltissima ansia e naturalmente a cena sto mangiando poco e niente per paura che possa tornarmi così forte. Ogni volta che ho un attacco di panico e nausea fortissima e sento di dover vomitare, mi sento morire. Entro in un circolo vizioso dove continuo a ripetermi che devo stare calma ed invece non faccio altro che alimentare la mia ansia fobica. La cosa peggiore, ma credo sia capitata ad ognuno di voi, è che mi chiudo in me stessa e non riesco a star bene in nessun modo, perché rovinare ogni cosa con la mia ansia anche alle persone che mi sono intorno mi fa sentire estremamente in colpa e vorrei scacciar via tutto ed invece non riesco in alcun modo, mi sovrasta. L’altra sera ero ad uno spettacolo teatrale e prima di andare ho mangiato un paio di pezzi di pizza, per questo quando sono entrata ho iniziato a sentire il panico che mi assaliva, nausea ed avevo solo il desiderio di fuggire, ma la cosa mi metteva ancora più tensione perché avevo imbarazzo, quindi sono rimasta lì ferma, ho cercato di respirare profondamente e non sono fuggita. Ma è stato difficilissimo. Ma ero certa che le persone che avevo accanto non avrebbero compreso. Non so cosa fare! Mi sembra davvero di uscire di testa. Combatto tra questi stati d’animo e la voglia di cacciarli via per star bene io e per far star bene chi mi sta accanto.
Niente di strano, anche io a volte quando vado fuori l’ansia la nausea e tutto il resto appaiono magicamente, semplicemente se posso consigliarti per le prossime volte, alzati e vai via almeno per il momento fai così, non serve a nulla soffrire, io la settimana scorsa ho lasciato il posto di lavoro dove lavoravo da 5 anni, perché ho troppi ricordi negativi legati a quel lavoro a quel posto e a quelle persone che mai mi hanno capito, quindi ho detto grazie e arrivederci e credimi mi sono sentito molto meglio, almeno sotto il punto di vista dello stress e della responsabilità che non riuscivo più a gestire, ho preferito concentrarmi su me stesso quando starò meglio e mi sentirò di affrontare di nuovo la responsabilità di un lavoro allora lo farò, e la stessa cosa anche con le uscite fuori menomale che la mia fidanzata mi capisce a pieno e mi sta accanto come non mai, a volte quando dobbiamo spostarci e le io ho l’ansia già da prima di uscire e proprio lei a dirmi stiamo a casa oppure andiamo a fare due passi, e credimi mi fa stare molto meglio a livello di ansia, ovviamente essendo giovani vorremmo fare tutti più cose, ma a volte viene il momento di concentrarsi su se stessi quando ti sentì fuori di te quando non ti riconosci più tipo me, e quindi è meglio sentirsi morire per poi rinascere se stessi, ritrovarsi riconnettersi con te e chi ti sta intorno.
 
Niente di strano, anche io a volte quando vado fuori l’ansia la nausea e tutto il resto appaiono magicamente, semplicemente se posso consigliarti per le prossime volte, alzati e vai via almeno per il momento fai così, non serve a nulla soffrire, io la settimana scorsa ho lasciato il posto di lavoro dove lavoravo da 5 anni, perché ho troppi ricordi negativi legati a quel lavoro a quel posto e a quelle persone che mai mi hanno capito, quindi ho detto grazie e arrivederci e credimi mi sono sentito molto meglio, almeno sotto il punto di vista dello stress e della responsabilità che non riuscivo più a gestire, ho preferito concentrarmi su me stesso quando starò meglio e mi sentirò di affrontare di nuovo la responsabilità di un lavoro allora lo farò, e la stessa cosa anche con le uscite fuori menomale che la mia fidanzata mi capisce a pieno e mi sta accanto come non mai, a volte quando dobbiamo spostarci e le io ho l’ansia già da prima di uscire e proprio lei a dirmi stiamo a casa oppure andiamo a fare due passi, e credimi mi fa stare molto meglio a livello di ansia, ovviamente essendo giovani vorremmo fare tutti più cose, ma a volte viene il momento di concentrarsi su se stessi quando ti sentì fuori di te quando non ti riconosci più tipo me, e quindi è meglio sentirsi morire per poi rinascere se stessi, ritrovarsi riconnettersi con te e chi ti sta intorno.
Ecco, ti rispondo anche qua!
Ti capisco anche per il versante lavorativo, anche se la mia situazione è un po' diversa! Sono un'insegnante alla scuola elementare da 3 anni, contratti che iniziano a inizio anno scolastico e finiscono il 30 giugno. L'ultimo mese è stato tosto, ora sto tirando un attimo il fiato, però ho il desiderio di cambiare, fare un lavoro dove ci siano meno sollecitazioni riguardo la nostra fobia.
Hai fatto bene a lasciare, se anche il lavoro contribuiva all'accrescimento del tuo stato di malessere.

Poi, per quanto riguarda le uscite e la giovane età: ti capisco, credo che tu abbia la mia età (mi pare di aver letto che anche tu hai 25 anni), a 25 anni dovresti, come si dice dalle mie parti "saltare i fossi per la lunga" :D dunque essere dinamico, andare ovunque, tentare, osare, ma, come ti ho risposto anche nell'altro topic, bisogna anche fare quello che ci si sente. Tu desideri stare in un raggio di 30KM? Ok, ci saranno comunque altre occasioni per allontanarsi. Noi tendiamo sempre a fare ciò che gli altri si aspettano da noi, ma noi vogliamo realmente fare ciò?
E' un periodo passeggero Luigi, non preoccuparti! :)
 
Ecco, ti rispondo anche qua!
Ti capisco anche per il versante lavorativo, anche se la mia situazione è un po' diversa! Sono un'insegnante alla scuola elementare da 3 anni, contratti che iniziano a inizio anno scolastico e finiscono il 30 giugno. L'ultimo mese è stato tosto, ora sto tirando un attimo il fiato, però ho il desiderio di cambiare, fare un lavoro dove ci siano meno sollecitazioni riguardo la nostra fobia.
Hai fatto bene a lasciare, se anche il lavoro contribuiva all'accrescimento del tuo stato di malessere.

Poi, per quanto riguarda le uscite e la giovane età: ti capisco, credo che tu abbia la mia età (mi pare di aver letto che anche tu hai 25 anni), a 25 anni dovresti, come si dice dalle mie parti "saltare i fossi per la lunga" :D dunque essere dinamico, andare ovunque, tentare, osare, ma, come ti ho risposto anche nell'altro topic, bisogna anche fare quello che ci si sente. Tu desideri stare in un raggio di 30KM? Ok, ci saranno comunque altre occasioni per allontanarsi. Noi tendiamo sempre a fare ciò che gli altri si aspettano da noi, ma noi vogliamo realmente fare ciò?
E' un periodo passeggero Luigi, non preoccuparti! :)
ciao trudy ti ringrazio per la comprensione, spero solo che sia davvero passeggero, per il momento si tiene duro e con l'arrivo dell'estate potrebbe essere piu facile distogliere i pensieri almeno per mezza giornata.
 
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