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Esperienze lavorative: un nuovo inizio? Dubbi e paranoie

eleonora407

Junior
[POST LUNGHISSIMO: mi piace scrivere con dovizia di particolari...spero quanto meno di intrattenervi :) ]

Buonasera gente! Dopodomani inizierò un nuovo lavoro e volevo raccontarvi le paranoie e paure che mi stanno assalendo.
Ma torniamo indietro nel tempo...come ho scritto nella mia presentazione, l'emetofobia è apparsa all'improvviso verso fine settembre del 2011, in procinto di iniziare l'università. Fino alla fine del liceo mi sembrava di avere chiaro ciò che avrei fatto da grande, magari non proprio il ruolo, ma ero convinta che sarei diventata un pezzo forte di una qualche azienda, o forse che avrei fatto l'interprete al Parlamento Europeo di Strasburgo, per poi finire a vivere in California. Insomma, al di là di ciò, sognavo in grande perchè pensavo che nulla mi avrebbe fermata, che avendo superato cose ben più gravi, avrei spaccato il mondo senza alcun ostacolo. Poi, invece, è arrivata l'ansia, gli attacchi di panico e il terrore costante di rimettere, ovunque e qualsiasi cosa mangiassi.
Ho cominciato a vivere la vita e l'università come un peso enorme, ho perso molti chili, mi svegliavo ogni notte con la tachicardia e il mal di pancia e non nego che per molto tempo ho pregato di addormentarmi e di non svegliarmi più. Quello che pensavo sarebbe stato solo l'inizio del periodo più bello è diventato in un attimo l'incubo peggiore. Io che ero una festaiola al liceo, mi immaginavo alle feste universitarie a ballare e a conoscere mille nuove persone con cui tirare l'alba. E invece, dopo il primo anno, sono tornata a casa, ho chiesto il trasferimento in un'università più vicina e sono sprofondata in un tunnel buio e terribilmente freddo e solitario.
Terminata la triennale, su consiglio della mia relatrice di tesi, decisi di fare un corso estivo a Londra, che sarebbe stato 6 mesi dopo. Nel frattempo mi sono quindi trovata uno stage retribuito in un'agenzia per il lavoro. Facevo poco, c'era poco movimento e non mi insegnavano tanto proprio perchè di lì a 3 mesi sarei partita per l'Inghilterra e quindi lo stage sarebbe finito. Così mi ero fatta l'idea che un lavoro dietro ad un computer e una scrivania non facesse per me: vivevo con l'ansia che arrivasse in fretta il venerdì pomeriggio, senza nemmeno sapere il perchè non mi piacesse quel lavoro.
Qualche mese dopo, tornata da Londra ormai da un po' (forse un giorno vi racconterò anche di quella pessima esperienza!), mi proposero una supplenza di sole 6 ore per 6 mesi nelle scuole medie del mio paese, ed accettai. Ovviamente non era nei miei piani insegnare, altrimenti avrei proseguito con la laurea magistrale subito dopo la triennale, ma accettai, e devo dire che fu un'esperienza che mi aiutò molto: dopo qualche settimana riuscii finalmente a lasciare il mio allora fidanzato, una persona per me tossica (ma dai, pazzesco! chissà come mai le persone che hanno una famiglia disfunzionale finiscono spesso in relazioni altrettanto disfunzionali) e avere un impegno lavorativo fu per me un toccasana. L'anno dopo fui convocata nuovamente per una supplenza di 5 mesi ma di 20 ore, e anche quella fu una bella esperienza poichè nello stesso periodo persi il mio amato fratellino peloso e avere a che fare con dei bambini riempì in parte quel vuoto incolmabile. Per questo motivo ero convinta che l'insegnamento fosse la strada giusta per me, e mi iscrissi alla magistrale per poter conseguire il titolo e i crediti ormai obbligatori per diventare un giorno di ruolo. Da allora in poi feci solo altre due supplenze: una di 2 settimane ad aprile 2019 e una a dicembre dello stesso anno di un mese e mezzo (nel frattempo studiavo e facevo qualche altro lavoretto). Già ad aprile vivevo male quell'incarico ma in due settimane non mi fu chiaro ciò che mi si palesò invece a dicembre. Durante una lezione ebbi la sensazione che mi stesse per venire un attacco di panico, quindi mangiai una caramella e feci finta di niente, anche se dentro sentivo salire l'agitazione. Avevo però imparato che quando viene l'ansia è perchè ci vuole comunicare qualcosa...e la verità era che io non ce la facevo più! Mi svegliavo presto, guidavo per andare lontano, mi preparavo da mangiare (questo capita da sempre a casa mia, che nessuno mi aiuti), andavo a fare ripetizioni, tornavo a casa e studiavo per gli esami. Il weekend lo passavo interamente a dormire. Non potevo più fare la wonder woman che non sono solo per paura di deludere i miei. La realtà era che avevo cambiato idea, e che quell'ultima supplenza l'avevo accettata solo per paura che i miei genitori mi considerassero un fallimento qualora avessi rifiutato, ma io avevo già un lavoro: l'università (e le ripetizioni), quindi non potevo farne anche un altro o mi sarei annientata (sempre considerando che poi tornata a casa dovevo pulire e preparare da mangiare, mio padre non muove un dito e io non vedo l'ora di andare fuori!). Così decisi di tornare dalla psicologa e di mettere in pausa le supplenze. Forse c'era qualcosa dentro di me a cui non stavo dando ascolto; in fondo, negli anni non avevo mai coltivato le mie passioni ma mi ero sempre adattata a fare la cosa migliore per far contenti i miei e renderli fieri di me, quando in realtà bisognerebbe fare ciò che vogliamo e semmai sono gli altri a doversi adeguare.
Ho terminato gli esami, ho scritto la tesi e mi sono laureata. Ho passato gli ultimi 6 mesi a cercare lavoro e informazioni su cosa volessi fare perchè francamente l'università umanistica ti riempie di nozioni teoriche ma poi nel mondo del lavoro te la devi cavare da sola, e in queste ultime settimane mi è arrivata la proposta di una piccola azienda a 20km da casa. Non è certamente l'azienda dei miei sogni in cui immagino di stare fino alla pensione, ma ho quasi 29 anni, ho brancolato nel buio per troppo tempo senza agire e con la speranza che un giorno, di punto in bianco, mi sarei svegliata nella vita dei miei sogni, e mi serve esperienza per poter farmi notare dall'azienda a cui aspiro, oltre che ad essere il primo vero banco di prova per capire se ho fatto l'ennesima cazzata ad abbandonare (almeno momentaneamente) la strada dell'insegnamento.
HO ACCETTATO, domani firmo il contratto e mercoledì mattina inizio e, sarò onesta, l'ho fatto principalmente perchè si tratta di uno stipendio pieno e non da stagista, come ormai capita a tutti i neolaureati. Come potete immaginare, però, questo porta con sè una marea di paure e ansie: ho infatti paura che il lavoro e l'ambiente non mi piacciano o non mi soddisfino, ho paura di non riuscire a resistere nemmeno il mese di prova, ho paura di ritrovarmi punto e a capo a cercare ancora un altro lavoro perchè c'è qualcosa di sbagliato in me e quindi nessun lavoro andrà mai bene (già me li immagino i miei genitori se dovessi dire che dopo il mese di prova non intendo continuare: "ma si può sapere cosa ti piace fare? e la scuola no, e l'azienda no!"; loro non mi hanno mai conosciuta o fatta sentire amata e accettata ma solo criticata e giudicata, quindi non capiscono che situazione viviamo noi ragazzi di oggi, super formati, ma in un mondo pieno di incertezze, completamente diverso a quello a cui loro erano abituati, non comprendono che negli ultimi 50anni le cose sono molto cambiate); insomma, mi sto fasciando la testa prima di rompermela, lo so. Per questo ve ne ho voluto parlare. Ci sono persone che riescono ad essere serene qualsiasi lavoro facciano o comincino, altre anime inquiete come me che ricercano la pace interiore da tutta la vita con la paura di non raggiungerla mai.
Alcuni amici mi hanno detto che una volta fuori di casa, molti dei miei problemi scompariranno perchè è tossico rimanere in casa 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per di più con dei genitori infelici e frustrati. In effetti, ho letto anche io degli articoli di psicologia in cui si dice ciò, anche se si vive nella famiglia perfetta, e questo perchè si perde il contatto con la realtà esterna. Quello che sta capitando a tutti da un anno a questa parte, ma quello che capita a me, emetofobica, da quasi 10 anni, con l'autoisolamento, l'autosabotaggio, il rimuginio costante e le vibrazioni negative che ho assorbito e fatto diventare convinzioni difficili da sradicare. Per giunta con questo lavoro non potrò più vedere la mia psicologa, quindi spero mi aiuterà confrontarmi con persone che hanno una parte della propria esistenza in comune con me. So bene che in tutti questi anni mi sono lasciata lacerare internamente dalla fobia e che ho smesso di vivere davvero; so che la vita è là fuori, in mezzo alle persone, con la sveglia presto e un lavoro solido dal lunedì al venerdì, ma sono talmente abituata a questa perenne apatia che sono terrorizzata all'idea di fare questo grande passo. è come quando prenoto una vacanza che voglio fare: nonostante sia tra i miei desideri, finisco con l'autosabotarmi e mi viene l'ansia al pensiero che lontano da casa mi possa succedere qualcosa di brutto, quindi mi dico "non vedo l'ora che sia già finito tutto per poter dire che è andato tutto bene una volta tornata nella mia comfort zone".

CONTINUA...
 
Poi accadono cose belle e vorrei che la vacanza non finisse più. Ecco, mi sento nella stessa situazione. Ora che posso avvicinarmi ad un'indipendenza economica che mi consentirebbe nei prossimi mesi di cominciare a pensare di andare finalmente a vivere per conto mio, ora che posso uscire di casa ogni giorno e tenermi davvero impegnata in qualcosa di utile e produttivo per costruire il MIO futuro, ora che posso mettermi alla prova e imparare di nuovo a stare in mezzo alla gente, HO PAURA. Paura di lasciare la mia solitudine in cui mi sono rifugiata e mi rifugio ancora dopo tanti anni. Paura di lasciare la mia casa, tossica ma conosciuta, che è stato il mio ambiente per tutto questo tempo "infinito". Paura che una volta svegliata al mattino mi salga l'ansia, e di non veder l'ora di rientrare alla sera. Paura che il mondo là fuori, quel mondo che ho volutamente e cautamente tenuto lontano da me, possa di nuovo farmi del male. Proprio come accadde quella sera di luglio del 2011 in cui stetti male lontano da casa.
 
Ciao Eleonora, allora, ho letto tutto.
Dunque, parto dalla fine, proprio perchè temo che alcuni tuoi amici abbiano proprio ragione, ovvero che sia l'ambiente famigliare tossico ad incentivare le tue incertezze e i tuoi dubbi. Scrissi in un topic che la situazione in famiglia non è mai stata delle più rosee e, come tu dissi, di solito chi cresce in famiglie così, rischia di svilupparne una sorta di dipendenza (vedi episodio del ragazzo non idoneo con il quale hai intrapreso una storia). La famiglia ovviamente, dovrebbe essere una delle agenzie educative principali, la colonna vertebrale della nostra crescita, del nostro sviluppo e della nostra emancipazione, tuttavia non sempre è così; quando dici del fatto che hai paura di deludere i tuoi, ecco... quella è una manifestazione della forma di dipendenza che hai (forse) sviluppato. E ti capisco, pienamente.
Ho due genitori fantastici, davvero, ma per alcune cose, come te, ho paura di deludere le aspettative, quindi mi faccio in 4 affinché contribuisca all'accrescimento della soddisfazione nei miei, ma a noi, ciò, cosa ci porta?
Stress, timore di non esserne all'altezza, paura, ansia... rinunciando a quella cosa che dovrebbe essere palese, soprattutto alla nostra età: la felicità, l'appagamento e la soddisfazione.

Logicamente, come hai scritto tu, l'università e il lavoro sono due cose completamente diverse: studi nozioni teoriche e poi nella pratica ti ritrovi in panne. Normale.
L'insegnamento evidentemente non faceva per te, oppure non faceva per te in quel momento, tuttavia hai racimolato i crediti necessari se, in futuro, vorrai ritentare.
L'azienda che ti ha chiamata ora mi sembra un'ottima opportunità per tentare qualcosa di nuovo, di stimolante, diciamo quasi conforme ai sogni che avevi da ragazzina. Non fasciarti la testa prima di essertela rotta. Hai una nuova chanche. Concepiscila come una novità curiosa, vivila un po' come quando eri bambina la notte prima di Santa Lucia: fremere dalla voglia di scoprire che cosa mi si aspetterà. Magari troverai colleghi carini e comprensivi, ti farai nuovi amici e ti porrai all'interno di un contesto salubre, che ti aiuterà a prendere decisioni cruciali nella vita.
Forza!
Ovviamente facci sapere!
In bocca al lupo dolce Eleonora :)
 
Esattamente così...per quanto disfunzionali, sono pur sempre i miei genitori e in particolare mia mamma, con la quale sono cresciuta. è stata per moltissimi anni il mio punto di riferimento e non avendo fratelli o sorelle, cugini della mia età, vedere gli amici una volta a settimana nel weekend a volte non basta...quindi mi sono fatta moltissimo influenzare dal loro modo di pensare e di vedere la vita, tanto che poi l'ho fatto mio.
Quando ho iniziato l'università, di lì ad un paio di mesi mia madre è andata in pre-pensionamento volontario quindi in tutti questi anni sono stata io ad adattarmi al modo di vivere di un pensionato, tanto da dimenticare come vive un ragazzo dai 20 ai 30 anni. Per loro andrebbe bene se continuassi a fare qualche ripetizione e a vivere sotto il tetto di uno o dell'altro, proprio perchè da genitori disfunzionali non sono stati in grado di trattarmi da figlia prima e di accompagnarmi verso l'indipendenza emotiva una volta cresciuta. Riconosco che non l'abbiano fatto in cattiva fede, ma la verità è che crescere esclusivamente con queste dinamiche famigliari pesanti di cui parlavo nell'altro post, è stato molto negativo per la mia salute mentale e soprattutto per capire chi fossi, cosa volessi fare e come arrivare a farlo, senza pensare sempre a comportarmi come gli altri vorrebbero che mi comportassi.
Sì, ai miei dissi proprio così: forse l'insegnamento non fa per me, o quantomeno non ora. Magari tra qualche anno sì. Avere un lavoro precario mi metteva ancora più ansia e pressioni perchè sono ormai molti anni che ho voglia di abbandonare il tetto parentale e di andare per la mia strada...per tanti anni mi sono sentita diversa dagli altri e invece, forse, anche io desidero quello che desiderano tutti: un lavoro solido per costruire un futuro. Sai, mia zia (sorella di mia mamma), non è mai stata sposata nè ha avuto figli e vive tuttora con i miei nonni. L'anno scorso, quando i nonni hanno cominciato a non essere più autosufficienti, in particolare quando mia nonna è andata in casa di riposo, l'ho vista molto fragile e ho avuto paura di fare la stessa fine: anche lei è sempre stata molto legata alla sua mamma quasi da esserne succube, e non ha mai lottato per la sua indipendenza. Ha continuato ad essere solo figlia e mai persona a sé per quasi 60 anni di vita. Ed io, ogni volta che la guardo, penso che tutto sommato gli attacchi di panico e l'emetofobia mi hanno fatto vedere ciò che lei sta vedendo solo ora che la madre vive in una struttura per anziani. Solo che io non ho neppure 30anni e quindi tutto il tempo per prendere in mano le redini della mia vita e costruire il mio futuro.
Voglio molto bene ai miei, e forse gliene voglio così tanto proprio perchè sono consapevole di quanto abbiano influito su di me le loro frasi spesso cattive e gratuite. Ma credo davvero che sia necessario per me, per salvarmi, allontanarmene quanto più possibile. Per gustare la vita pensando che ci siano cose belle che vale la pena vivere e non sempre e solo tragedie greche.
Crepi il lupo o viva il lupo come si dice adesso! Grazie come sempre delle belle parole, ti mando un forte abbraccio e vi terrò senz'altro aggiornati! :)
 
P.S. (e qui vi strappo un sorriso): in questa azienda, ma nell'ufficio al piano di sopra ci lavora un mio ex fidanzato ;) ho riso moltissimo quando a colloquio mi hanno chiesto se conoscessi questa persona del mio stesso paese! (ovviamente non è quello per me tossico, ma una persona che mi fece vivere una relazione bellissima e spensieratissima ormai 10 anni fa, poco prima dell'emetofobia...mi sembra quasi un cerchio che si chiude, intendo di crescita mia personale)
 
Esattamente così...per quanto disfunzionali, sono pur sempre i miei genitori e in particolare mia mamma, con la quale sono cresciuta. è stata per moltissimi anni il mio punto di riferimento e non avendo fratelli o sorelle, cugini della mia età, vedere gli amici una volta a settimana nel weekend a volte non basta...quindi mi sono fatta moltissimo influenzare dal loro modo di pensare e di vedere la vita, tanto che poi l'ho fatto mio.
Quando ho iniziato l'università, di lì ad un paio di mesi mia madre è andata in pre-pensionamento volontario quindi in tutti questi anni sono stata io ad adattarmi al modo di vivere di un pensionato, tanto da dimenticare come vive un ragazzo dai 20 ai 30 anni. Per loro andrebbe bene se continuassi a fare qualche ripetizione e a vivere sotto il tetto di uno o dell'altro, proprio perchè da genitori disfunzionali non sono stati in grado di trattarmi da figlia prima e di accompagnarmi verso l'indipendenza emotiva una volta cresciuta. Riconosco che non l'abbiano fatto in cattiva fede, ma la verità è che crescere esclusivamente con queste dinamiche famigliari pesanti di cui parlavo nell'altro post, è stato molto negativo per la mia salute mentale e soprattutto per capire chi fossi, cosa volessi fare e come arrivare a farlo, senza pensare sempre a comportarmi come gli altri vorrebbero che mi comportassi.
Sì, ai miei dissi proprio così: forse l'insegnamento non fa per me, o quantomeno non ora. Magari tra qualche anno sì. Avere un lavoro precario mi metteva ancora più ansia e pressioni perchè sono ormai molti anni che ho voglia di abbandonare il tetto parentale e di andare per la mia strada...per tanti anni mi sono sentita diversa dagli altri e invece, forse, anche io desidero quello che desiderano tutti: un lavoro solido per costruire un futuro. Sai, mia zia (sorella di mia mamma), non è mai stata sposata nè ha avuto figli e vive tuttora con i miei nonni. L'anno scorso, quando i nonni hanno cominciato a non essere più autosufficienti, in particolare quando mia nonna è andata in casa di riposo, l'ho vista molto fragile e ho avuto paura di fare la stessa fine: anche lei è sempre stata molto legata alla sua mamma quasi da esserne succube, e non ha mai lottato per la sua indipendenza. Ha continuato ad essere solo figlia e mai persona a sé per quasi 60 anni di vita. Ed io, ogni volta che la guardo, penso che tutto sommato gli attacchi di panico e l'emetofobia mi hanno fatto vedere ciò che lei sta vedendo solo ora che la madre vive in una struttura per anziani. Solo che io non ho neppure 30anni e quindi tutto il tempo per prendere in mano le redini della mia vita e costruire il mio futuro.
Voglio molto bene ai miei, e forse gliene voglio così tanto proprio perchè sono consapevole di quanto abbiano influito su di me le loro frasi spesso cattive e gratuite. Ma credo davvero che sia necessario per me, per salvarmi, allontanarmene quanto più possibile. Per gustare la vita pensando che ci siano cose belle che vale la pena vivere e non sempre e solo tragedie greche.
Crepi il lupo o viva il lupo come si dice adesso! Grazie come sempre delle belle parole, ti mando un forte abbraccio e vi terrò senz'altro aggiornati! :)
Ciao Eleonora!
Ovviamente, ognuno di noi ha delle proprie caratteristiche, tuttavia, le tue e, dopo i pensieri che espliciti, non credo siano analoghe a quelle di tua zia. La fragilità che ha sviluppato potrebbe proprio dipendere dal fatto che inizia a crescerle quella paura e timore di rimanere sola, vedendo i genitori invecchiare, il loro punto di riferimento...
Non dico che, se esci di casa allora sarai più "Immune" all'anzianità dei genitori, però avrai un tuo punto di riferimento: il tuo ambiente, la tua comfort zone a darti sostegno.
Comunque, costruirsi un presente/futuro ora, per i giovani d'adesso, non è facile, richiede tempo.
Come te anch'io sono precaria, l'anno scorso lavoravo part-time (6 ore a settimana) a scuola, fino al 30/06, integrando con alcune ripetizioni, quest'anno sono stata assunta 24 ore settimanali e, ogni tanto, integro con il babysitteraggio; ma anche quest'anno il contratto sarà fino al 30/06. E poi? Quest'estate se tutto va bene mi laureo nella specialistica, ma oggigiorno vi sono poche cose certe, il lavoro in primis, una delle cose che vacilla maggiormente.
Ma sono certa che, prima o poi, avremmo anche noi la possibilità di uscire di casa, intraprendendo un percorso NOSTRO, con (speriamo) meno ansie! :)

Comunque fortissimo l'aneddoto relativo all'ex fidanzato!! :D

P.S: Come sono andati i primi giorni di lavoro??
 
Ciao Eleonora, nel nostro caso l'emetofobia ci costringe spesso in casa, o in luoghi per noi familiari. Questo, unito al fatto che il cambiamento fa in generale paura, fa sì che tu abbia, forse, ancora più timore nell'affrontare nuove esperienze, anche in funzione del passato. Tuttavia come dici anche tu, cambiare e fare cose nuove serve. Se vogliamo migliorare qualcosa, dobbiamo sforzarci di cambiarla. Comunque sia, sembri una persona che alla fine non si è mai sottratta al cambiamento, sei rimasta delusa da alcune cose, ma non sei mai rimasta ferma a guardare, questo è importante!
Come stanno andando i primi giorni?
 
Ciao @Trudy62 e ciao @Re Julien, eccomi qui, dopo i primi 3 giorni...allora, purtroppo la prima impressione con l'azienda e il lavoro è stata negativa. Il commerciale non fa per me, lo immaginavo, ma era l'unica proposta di lavoro seria in 6 mesi di ricerca, quindi ho voluto provare comunque, in fondo è pur sempre un'esperienza (e uno stipendio!). Il lavoro è molto meccanico e ripetitivo ed ora capisco il perchè 9 persone su 10 che svolgono questo ruolo hanno un diploma di ragioneria. Chi studia all'università, soprattutto se facoltà teoriche, ha un'impostazione completamente diversa del cervello, ed io stessa mi sento portata e interessata a qualcosa di più culturale. L'azienda è molto vecchio stampo, quindi con una mentalità decisamente più chiusa della mia, pertanto continuerò nel weekend a cercare altri impieghi, sperando che la situazione migliori sempre di più. L'insegnamento a me piaceva anche, il problema l'ho sempre riscontrato nella precarietà di tale impiego e soprattutto nell'impostazione dei programmi scolastici italiani, a mio avviso da rivedere totalmente! Solo che, da supplente, non è che potessi fare chissà quale rivoluzione.
Aneddoto del primo giorno: poco dopo le 9 del mattino, entra la madre del mio superiore (nonchè moglie del grande capo che è ancora super presente in azienda nonostante l'età avanzata) e dice che uno degli operai ha vomitato! :eek: Vi lascio immaginare la mia faccia e il mio umore quando ho sentito quella frase! Dentro mi sono detta: "ma con tutte le mattine che ci sono, ma proprio oggi questo doveva stare male?! Ieri che non ero ancora qui, no?!". Giusto per dire che attraiamo SEMPRE ciò che ci spaventa di più, perchè ci diamo anche molto più peso degli altri.
Nota positiva: il mio ex mi mette allegria! Con la storia del Covid ognuno rimane rintanato nel proprio ufficio e mangia alla scrivania (io invece ho chiesto subito di poter uscire per andare a fare la pausa pranzo al parco), quindi non ho ancora avuto modo di conoscere nessuno, tranne lui...che è praticamente l'unico che mi rivolge la parola! :oops:
 
Comunque ora è il mese di prova e a metà maggio deciderò se continuare o tornare a fare l'insegnante (online, dato che le scuole chiudono di lì a poco). La cosa abbastanza positiva è che ne ho parlato chiaro e tondo ai miei genitori: ho detto sia all'una che all'altro che siccome il lavoro non mi piace per niente, qualora non dovessi cambiare idea e decidessi di interrompere dopo il primo mese, non vorrei che loro mi considerassero una delusione di figlia o un fallimento. Ho studiato, so cosa non voglio fare e non voglio accontentarmi, certo questo significa che sto ancora cercando di capire cosa davvero mi piacerebbe fare. Non vorrei che loro pensassero che non mi va bene nulla. Quindi gliel'ho detto, così, e loro mi hanno assicurato che capiscono bene la situazione di noi giovani di oggi e che anche loro cambiarono diverse aziende prima di trovare quella adatta alle loro esigenze. Speriamo bene, allora, che possa essere l'inizio di una maggiore comunicazione e comprensione anche con loro due.
se tutto va bene mi laureo
Te lo auguro e tengo le dita incrociate per te!!!
 
Ciao Eleonora, ho letto tutto. Anche se lungo è molto interessante e ben scritto. E' quasi superfluo dire che mi sono ritrovato in diverse cose. La fobia ci costringe a rintanarci in casa, e quel luogo diventa croce e delizia. Mentre ci sei dentro lo odi, soprattutto per il rapporto con la famiglia, ma non appena si apre la possibilità di lasciarlo davvero non desideri altro che tornarci.
Non è facile nemmeno fare davvero quello che vogliamo senza essere influenzati dal non voler deludere le aspettative dei genitori, è una pressione che, quantomeno a livello inconscio, percepiamo tutti.
La situazione del lavoro in Italia in questi anni è tremenda e non è facile trovare una stabilità. Pure io ho dovuto cambiare tanti posti, anche perchè ci ho messo tanti anni a capire davvero cosa volessi fare (e spesso ancora dubito di avere trovato davvero la risposta).
Probabilmente ho già scritto di quanto anche una sola parola udita in lontananza possa cambiarmi radicalmente la giornata, soprattutto se sono in ufficio, e quindi capisco esattamente cos'hai provato il primo giorno quando hai sentito che qualcuno aveva vomitato... a me è successo più di una volta al lavoro ed è stato bruttissimo.
Infine aggiungo che, come te, ho dovuto smettere di andare dallo psicologo quando ho iniziato a lavorare a tempo pieno perchè non riuscivo a incastrare i tempi, però se vuoi scrivere qua, o anche in privato, a me fa piacere. :)
 
Ciao @Trudy62 e ciao @Re Julien, eccomi qui, dopo i primi 3 giorni...allora, purtroppo la prima impressione con l'azienda e il lavoro è stata negativa. Il commerciale non fa per me, lo immaginavo, ma era l'unica proposta di lavoro seria in 6 mesi di ricerca, quindi ho voluto provare comunque, in fondo è pur sempre un'esperienza (e uno stipendio!). Il lavoro è molto meccanico e ripetitivo ed ora capisco il perchè 9 persone su 10 che svolgono questo ruolo hanno un diploma di ragioneria. Chi studia all'università, soprattutto se facoltà teoriche, ha un'impostazione completamente diversa del cervello, ed io stessa mi sento portata e interessata a qualcosa di più culturale. L'azienda è molto vecchio stampo, quindi con una mentalità decisamente più chiusa della mia, pertanto continuerò nel weekend a cercare altri impieghi, sperando che la situazione migliori sempre di più. L'insegnamento a me piaceva anche, il problema l'ho sempre riscontrato nella precarietà di tale impiego e soprattutto nell'impostazione dei programmi scolastici italiani, a mio avviso da rivedere totalmente! Solo che, da supplente, non è che potessi fare chissà quale rivoluzione.
Aneddoto del primo giorno: poco dopo le 9 del mattino, entra la madre del mio superiore (nonchè moglie del grande capo che è ancora super presente in azienda nonostante l'età avanzata) e dice che uno degli operai ha vomitato! :eek: Vi lascio immaginare la mia faccia e il mio umore quando ho sentito quella frase! Dentro mi sono detta: "ma con tutte le mattine che ci sono, ma proprio oggi questo doveva stare male?! Ieri che non ero ancora qui, no?!". Giusto per dire che attraiamo SEMPRE ciò che ci spaventa di più, perchè ci diamo anche molto più peso degli altri.
Nota positiva: il mio ex mi mette allegria! Con la storia del Covid ognuno rimane rintanato nel proprio ufficio e mangia alla scrivania (io invece ho chiesto subito di poter uscire per andare a fare la pausa pranzo al parco), quindi non ho ancora avuto modo di conoscere nessuno, tranne lui...che è praticamente l'unico che mi rivolge la parola! :oops:
Ciao Eleonora!
Caspita, mi dispiace che di primo acchito non ti sia molto piaciuta l'impostazione dell'azienda... certo, non è facile trovare il lavoro dei sogni, quindi a volte dobbiamo accontentarci, tuttavia è giusto anche il tuo ragionamento: hai studiato, hai faticato per raggiungere un titolo di tutto rispetto, ti sei costruita delle aspettative circa il lavoro che vorrai fare, dunque è normale che tu aneli a un qualcosa di più appagante.
Concordo anche quando parli della mentalità dell'italiano medio, ovviamente, chi frequenta contesti universitari o altri contesti culturali, ha un modo di pensare e di ragionare molto diverso da quello usuale, ma d'altronde è il modo di ragionare del giovane; la fuga di cervelli dunque è più che contemplata.

Comunque l'episodio dell'operaio è caduto proprio a fagiolo!! :eek: Tuttavia noi siamo delle calamite di questi eventi!!
 
Comunque ora è il mese di prova e a metà maggio deciderò se continuare o tornare a fare l'insegnante (online, dato che le scuole chiudono di lì a poco). La cosa abbastanza positiva è che ne ho parlato chiaro e tondo ai miei genitori: ho detto sia all'una che all'altro che siccome il lavoro non mi piace per niente, qualora non dovessi cambiare idea e decidessi di interrompere dopo il primo mese, non vorrei che loro mi considerassero una delusione di figlia o un fallimento. Ho studiato, so cosa non voglio fare e non voglio accontentarmi, certo questo significa che sto ancora cercando di capire cosa davvero mi piacerebbe fare. Non vorrei che loro pensassero che non mi va bene nulla. Quindi gliel'ho detto, così, e loro mi hanno assicurato che capiscono bene la situazione di noi giovani di oggi e che anche loro cambiarono diverse aziende prima di trovare quella adatta alle loro esigenze. Speriamo bene, allora, che possa essere l'inizio di una maggiore comunicazione e comprensione anche con loro due.

Te lo auguro e tengo le dita incrociate per te!!!
Comunque brava, in merito al fatto di averne parlato chiaramente ai tuoi genitori; da ciò hai scoperto che anche la loro ricerca iniziale non andò come previsto, pian pianino, cercando e lanciandosi, hanno trovato la loro dimensione.
Sfrutta questo mese come formativo, di crescita e di prova, accrescendo la consapevolezza di ciò che vuoi e non vuoi fare :)

Comunque grazie, speriamo di riuscirci!
In realtà ho spedito il 3 capitolo al mio relatore il 16 aprile, di sera, non mi ha ancora risposto. Tuttavia avrà sicuramente altre tesi da dover correggere! Quindi dovrò poi fare il 4 capitolo di ricerca + intervista! Ci darò dentro tutto maggio e buona parte di giugno, spero!! :)
 
Ciao Eleonora,
avrei voluto scriverti qualche giorno fa...ma la vita ha preso il sopravvento :)
Ti ho pensata spesso alle prese con questo nuovo inizio.
Capisco i tuoi timori, i tuoi dubbi e le tue perplessità.
Da fuori, quello che posso provare a darti come spunto è che spesso noi ansiosi, noi fobici tendiamo a interpretare tutto alla luce delle nostre paure.
"Mi sento così perché sono ansiosa", "ho paura di uscire o di cambiare la mia routine perché sono emetofobica", "non lo faccio o non so cosa fare perché sono fatta così"... frasi che mi sono ripetuta milioni di volte appesantendo ogni volta un fardello già pesante.
Poi, col tempo e l'esperienza ho iniziato a vedere le cose in modo diverso...ho capito che dubbi e timori appartengono a tutti solo che ognuno li vive con le proprie caratteristiche.
Ciò che davvero importante è che tu scelga di vivere la tua vita in base ai tuoi desideri e ai tuoi bisogni. I genitori, funzionali o disfunzionali che siano, sono persone che devono esserti accanto sempre e comunque. Punto. Il tempo delle mediazioni, dei compromessi è un altro... non questo.
Adesso è il tuo momento. Prova, cambia, torna sui tuoi passi, parti, cerca... Non credo che oggi esista una scelta "sicura". Da una parte è un orizzonte scoraggiante, dall'altra lascia un ampio margine di libertà.
L'emetofobia è un ostacolo complesso... le situazioni per noi allarmanti sembrano seguirci col lanternino, ma siamo tutti qui per supportarci.
A presto :)
 
Ciao Eleonora, ho letto tutto. Anche se lungo è molto interessante e ben scritto. E' quasi superfluo dire che mi sono ritrovato in diverse cose. La fobia ci costringe a rintanarci in casa, e quel luogo diventa croce e delizia. Mentre ci sei dentro lo odi, soprattutto per il rapporto con la famiglia, ma non appena si apre la possibilità di lasciarlo davvero non desideri altro che tornarci.
Non è facile nemmeno fare davvero quello che vogliamo senza essere influenzati dal non voler deludere le aspettative dei genitori, è una pressione che, quantomeno a livello inconscio, percepiamo tutti.
La situazione del lavoro in Italia in questi anni è tremenda e non è facile trovare una stabilità. Pure io ho dovuto cambiare tanti posti, anche perchè ci ho messo tanti anni a capire davvero cosa volessi fare (e spesso ancora dubito di avere trovato davvero la risposta).
Probabilmente ho già scritto di quanto anche una sola parola udita in lontananza possa cambiarmi radicalmente la giornata, soprattutto se sono in ufficio, e quindi capisco esattamente cos'hai provato il primo giorno quando hai sentito che qualcuno aveva vomitato... a me è successo più di una volta al lavoro ed è stato bruttissimo.
Infine aggiungo che, come te, ho dovuto smettere di andare dallo psicologo quando ho iniziato a lavorare a tempo pieno perchè non riuscivo a incastrare i tempi, però se vuoi scrivere qua, o anche in privato, a me fa piacere. :)
Ciao @Ben Sahar, hai centrato in pieno ogni punto toccato nel post! in questi giorni sto facendo anche un'altra riflessione a riguardo...diciamo che tra le motivazioni che mi hanno spinta in questi mesi a prendere in considerazione il contesto aziendale c'era anche la socialità: la possibilità di uscire di casa, dalla comfort zone, provando ad affrontare il mondo là fuori, tanto temuto ma tanto agognato allo stesso tempo, conoscere persone nuove, relazionarmici e avere una vita sociale più attiva e reale. In realtà, sto capendo che il punto non è tanto il lavoro che si fa, ma come ci si pone nei confronti delle altre persone. Io sono una persona tendenzialmente introversa, ma poi divento l'anima della serata con le persone che mi mettono a mio agio e mi fanno sentire libera di essere me stessa, e devo imparare ad accettarmi così come sono: una persona individualista che spesso lavora bene da sola. Poi, non è che la realtà, soprattutto quella di paese, sia come nei film ambientati nelle grandi metropoli in cui tutti escono tutte le sere e fanno mille incontri diversi. Io sto bene con poche persone ma buone. Questo per dire che, sebbene chiunque dica che è meglio lavorare in un ambiente diverso da quello di casa, io non ne sono così sicura, non per me stessa. Mi annoio di più in un'azienda dove su 8 ore ne lavoro davvero 3/4, mentre a casa mi organizzo da me e sono molto più produttiva.
Mi darò comunque il tempo necessario per eventualmente cambiare idea, ma dentro di me so che questo lavoro non fa il caso mio e che la mia strada non sarà forse così lineare come quella della maggior parte delle persone che conosco, ma creata da me su misura per me. :)
 
Ciao Eleonora!
Caspita, mi dispiace che di primo acchito non ti sia molto piaciuta l'impostazione dell'azienda... certo, non è facile trovare il lavoro dei sogni, quindi a volte dobbiamo accontentarci, tuttavia è giusto anche il tuo ragionamento: hai studiato, hai faticato per raggiungere un titolo di tutto rispetto, ti sei costruita delle aspettative circa il lavoro che vorrai fare, dunque è normale che tu aneli a un qualcosa di più appagante.
Concordo anche quando parli della mentalità dell'italiano medio, ovviamente, chi frequenta contesti universitari o altri contesti culturali, ha un modo di pensare e di ragionare molto diverso da quello usuale, ma d'altronde è il modo di ragionare del giovane; la fuga di cervelli dunque è più che contemplata.

Comunque l'episodio dell'operaio è caduto proprio a fagiolo!! :eek: Tuttavia noi siamo delle calamite di questi eventi!!
Ciao @Trudy62 , confermo le impressioni scritte sabato, ma sto cercando di guardare il lato positivo: quanto meno questa esperienza mi sta servendo a capire che questo lavoro non fa per me! Oggi ho fatto anche il test della personalità e indovina qual è stato il risultato? L'insegnante :pCredo proprio che proverò a fare teaching online intanto che andiamo incontro all'estate e, perchè no, magari apro anche un canale youtube! è vero, così sembrerà che non ci avrò provato abbastanza, ma so di essere una persona intuitiva e sento subito se una cosa mi appartiene e fa per me oppure no, ormai l'ho imparato bene! Non mi do pace, ma provando e riprovando, troverò la mia strada e gli altri si adatteranno :)
Sono certa che ce la farai! Stai un po' addosso al tuo relatore e vedrai che rispetterai le scadenze...io faccio il tifo per te :)
 
Ciò che davvero importante è che tu scelga di vivere la tua vita in base ai tuoi desideri e ai tuoi bisogni. I genitori, funzionali o disfunzionali che siano, sono persone che devono esserti accanto sempre e comunque. Punto. Il tempo delle mediazioni, dei compromessi è un altro... non questo.
Adesso è il tuo momento. Prova, cambia, torna sui tuoi passi, parti, cerca...
Ciao @CHIARA80 , non sai quanto mi abbiano toccata queste tue parole, GRAZIE! Era proprio quello che avevo bisogno di sentire! Penso anche che spesso io ho cercato e cerco ancora di adattarmi a ciò che va bene per la maggior parte delle persone perchè in fondo penso "sono io quella ansiosa, paranoica, insicura, quindi se seguo l'esempio di persone diverse avrò lo stesso successo", ma non mi soffermo abbastanza su questa parola: le altre persone sono DIVERSE da me, non sono ME. Ciò che va bene per gli altri non necessariamente deve andare bene per me. Io sono un individuo a sé (mi definisco ANIMA INQUIETA e amo questa definizione da poetessa maledetta), con una storia complessa, con un percorso di crescita interiore tutto mio ed è giusto che mi affidi al mio sesto senso e faccia quello che sento allinearsi di più con le consapevolezze che ho raggiunto in questi ultimi anni di analisi.
Proverò, sbaglierò, cambierò idea, tornerò indietro, poi ricambierò ancora idea, in fondo che male c'è? L'importante è che io resti fedele a me stessa, non a quello che credo gli altri vorrebbero che io facessi. Gli altri si adatteranno, giustamente, come dice sempre la mia psico.
E come dicevo a Trudy, il lato positivo di questa esperienza che non mi sta affatto piacendo è che mi sta facendo capire quanto mi piaccia in realtà insegnare, soprattutto nelle lezioni a tu per tu (infatti i ragazzi che ho seguito per anni sono sempre migliorati e stati contenti del percorso fatto insieme). Perciò credo che proverò una strada più simile alla precedente, ma comunque diversa, e aggiusterò il tiro strada facendo. Mi lascio comunque tutto il tempo che rimane ad andare a metà maggio per cambiare di nuovo idea o per essere ancora più sicura di ciò che penso in questo momento.
Devo ripetermi ogni giorno che IO sono padrona della mia vita, IO posso scegliere e costruire la mia personale strada e serenità e che DEVO in ogni modo FREGARMENE di quelli che potrebbero essere i pareri altrui, perchè GLI ALTRI NON SONO ME, NON DEVONO VIVERE LA MIA VITA AL POSTO MIO. Quanto è facile scriverlo tanto più è difficile farlo, ma è arrivato il momento...l'importante è agire, fare, cambiare, non stare ferma o paralizzata dalla paura, dalle paranoie e dai possibili giudizi dei miei genitori. CE LA DEVO FAREEEEEEEE ;)
 
Ciao @CHIARA80 , non sai quanto mi abbiano toccata queste tue parole, GRAZIE! Era proprio quello che avevo bisogno di sentire! Penso anche che spesso io ho cercato e cerco ancora di adattarmi a ciò che va bene per la maggior parte delle persone perchè in fondo penso "sono io quella ansiosa, paranoica, insicura, quindi se seguo l'esempio di persone diverse avrò lo stesso successo", ma non mi soffermo abbastanza su questa parola: le altre persone sono DIVERSE da me, non sono ME. Ciò che va bene per gli altri non necessariamente deve andare bene per me. Io sono un individuo a sé (mi definisco ANIMA INQUIETA e amo questa definizione da poetessa maledetta), con una storia complessa, con un percorso di crescita interiore tutto mio ed è giusto che mi affidi al mio sesto senso e faccia quello che sento allinearsi di più con le consapevolezze che ho raggiunto in questi ultimi anni di analisi.
Proverò, sbaglierò, cambierò idea, tornerò indietro, poi ricambierò ancora idea, in fondo che male c'è? L'importante è che io resti fedele a me stessa, non a quello che credo gli altri vorrebbero che io facessi. Gli altri si adatteranno, giustamente, come dice sempre la mia psico.
E come dicevo a Trudy, il lato positivo di questa esperienza che non mi sta affatto piacendo è che mi sta facendo capire quanto mi piaccia in realtà insegnare, soprattutto nelle lezioni a tu per tu (infatti i ragazzi che ho seguito per anni sono sempre migliorati e stati contenti del percorso fatto insieme). Perciò credo che proverò una strada più simile alla precedente, ma comunque diversa, e aggiusterò il tiro strada facendo. Mi lascio comunque tutto il tempo che rimane ad andare a metà maggio per cambiare di nuovo idea o per essere ancora più sicura di ciò che penso in questo momento.
Devo ripetermi ogni giorno che IO sono padrona della mia vita, IO posso scegliere e costruire la mia personale strada e serenità e che DEVO in ogni modo FREGARMENE di quelli che potrebbero essere i pareri altrui, perchè GLI ALTRI NON SONO ME, NON DEVONO VIVERE LA MIA VITA AL POSTO MIO. Quanto è facile scriverlo tanto più è difficile farlo, ma è arrivato il momento...l'importante è agire, fare, cambiare, non stare ferma o paralizzata dalla paura, dalle paranoie e dai possibili giudizi dei miei genitori. CE LA DEVO FAREEEEEEEE ;)
Ciao Eleonora! Come procede il lavoro a distanza di qualche giorno?
Ripensamenti? Rivalutazioni? :)
 
Ciao Eleonora! Come procede il lavoro a distanza di qualche giorno?
Ripensamenti? Rivalutazioni? :)
Ciao @Trudy62, grazie mille per la domanda!
No, purtroppo (o per fortuna) nessun ripensamento. A metà settimana il mio diretto superiore mi ha chiesto che idea mi fossi fatta del lavoro e di rispondergli onestamente per capire se insegnarmi più cose possibili oppure no. Confermo che c'è una totale disorganizzazione, il lavoro è poco per 8 ore al giorno ed estermamente ripetitivo e meccanico, quindi non fa per me. Non mi va di stare 1 ora e mezza o 2 senza fare nulla per poi vedermi riempire di ordini da inserire 10 miniuti prima della fine della giornata lavorativa. Ma per la prima volta nella mia vita non la sto prendendo in maniera negativa, non mi sto autoaccusando di aver preso l'ennesima decisione sbagliata e di aver perso tempo, anzi, la sto vivendo per quella che è, cercando di vedere il lato positivo, ovvero che mi sono tolta lo sfizio di sapere come fosse il contesto aziendale e di aver capito che questo ruolo non fa per nulla al caso mio. E arrivando alla conclusione che finalmente è giunta l'ora di provare a cucire su di me la posizione lavorativa e non viceversa, seguendo le mie attitudini e predisposizioni naturali, cercando di metterle insieme e di farci saltar fuori un lavoro stimolante, appagante e soddisfacente, per quanto possibile.
Un anno e mezzo fa, durante una vacanza, un signore sulla 70ina, ex professore di fisica appassionato di esoterismo, lesse la mano a me e alla mia amica, e riguardo alla carriera mi disse: "qui vedo una persona che ha studiato molto ma che sta seguendo un percorso un po' obbligato, molto probabilmente influenzato e diretto dalle volontà dei genitori; c'è invece una forte vena creativa alla quale dovresti dare sfogo, perchè è quella su cui devi investire per fare ciò che ti piace davvero". Che dire, quelle parole furono per me tanto sorprendenti quanto illuminanti!
Ed ora credo che quel signore possa aver avuto ragione davvero: per la maggior parte delle persone la strada più lineare è quella giusta, ma magari non lo è per me. In fondo siamo tutti diversi, ed è proprio questo il bello! Perciò mi sto già guardando attorno, per insegnare online, per riprendere i ragazzi che seguivo al pomeriggio, inviare cv non solo nelle scuole ma soprattutto nei doposcuola e centri giovanili, e sicuramente sbarcherò su youtube con un'idea che mi balena nella testa già da parecchio tempo. E riprenderò anche le mie passioni, una dopo l'altra, come la volontà di imparare altre lingue e a suonare la chitarra. L'importante è provare e riprovare, e al diavolo chi non la pensa così: mia madre (stranamente) mi sta sostenendo mentre mio padre, nonostante le parole dette un paio di settimane fa, ha già iniziato a criticarmi, sostenendo idee sue, ovviamente di una mentalità risalente a 50anni fa, che crede di sapere più di me come se fosse lui in azienda e parlasse lui con il mio superiore. Ma a 'sto giro non lascerò che il suo giudizio negativo mi influenzi e condizioni, trascinandomi in un lavoro infelice e indoddisfacente: l'appoggio lo trovo dentro di me in primis, e nei miei amici :) Sono piena di risorse, posso metterle a mia disposizione, anzi, DEVO!!

Tu, come stai? Come procede la tesi?
 
Ciao @Trudy62, grazie mille per la domanda!
No, purtroppo (o per fortuna) nessun ripensamento. A metà settimana il mio diretto superiore mi ha chiesto che idea mi fossi fatta del lavoro e di rispondergli onestamente per capire se insegnarmi più cose possibili oppure no. Confermo che c'è una totale disorganizzazione, il lavoro è poco per 8 ore al giorno ed estermamente ripetitivo e meccanico, quindi non fa per me. Non mi va di stare 1 ora e mezza o 2 senza fare nulla per poi vedermi riempire di ordini da inserire 10 miniuti prima della fine della giornata lavorativa. Ma per la prima volta nella mia vita non la sto prendendo in maniera negativa, non mi sto autoaccusando di aver preso l'ennesima decisione sbagliata e di aver perso tempo, anzi, la sto vivendo per quella che è, cercando di vedere il lato positivo, ovvero che mi sono tolta lo sfizio di sapere come fosse il contesto aziendale e di aver capito che questo ruolo non fa per nulla al caso mio. E arrivando alla conclusione che finalmente è giunta l'ora di provare a cucire su di me la posizione lavorativa e non viceversa, seguendo le mie attitudini e predisposizioni naturali, cercando di metterle insieme e di farci saltar fuori un lavoro stimolante, appagante e soddisfacente, per quanto possibile.
Un anno e mezzo fa, durante una vacanza, un signore sulla 70ina, ex professore di fisica appassionato di esoterismo, lesse la mano a me e alla mia amica, e riguardo alla carriera mi disse: "qui vedo una persona che ha studiato molto ma che sta seguendo un percorso un po' obbligato, molto probabilmente influenzato e diretto dalle volontà dei genitori; c'è invece una forte vena creativa alla quale dovresti dare sfogo, perchè è quella su cui devi investire per fare ciò che ti piace davvero". Che dire, quelle parole furono per me tanto sorprendenti quanto illuminanti!
Ed ora credo che quel signore possa aver avuto ragione davvero: per la maggior parte delle persone la strada più lineare è quella giusta, ma magari non lo è per me. In fondo siamo tutti diversi, ed è proprio questo il bello! Perciò mi sto già guardando attorno, per insegnare online, per riprendere i ragazzi che seguivo al pomeriggio, inviare cv non solo nelle scuole ma soprattutto nei doposcuola e centri giovanili, e sicuramente sbarcherò su youtube con un'idea che mi balena nella testa già da parecchio tempo. E riprenderò anche le mie passioni, una dopo l'altra, come la volontà di imparare altre lingue e a suonare la chitarra. L'importante è provare e riprovare, e al diavolo chi non la pensa così: mia madre (stranamente) mi sta sostenendo mentre mio padre, nonostante le parole dette un paio di settimane fa, ha già iniziato a criticarmi, sostenendo idee sue, ovviamente di una mentalità risalente a 50anni fa, che crede di sapere più di me come se fosse lui in azienda e parlasse lui con il mio superiore. Ma a 'sto giro non lascerò che il suo giudizio negativo mi influenzi e condizioni, trascinandomi in un lavoro infelice e indoddisfacente: l'appoggio lo trovo dentro di me in primis, e nei miei amici :) Sono piena di risorse, posso metterle a mia disposizione, anzi, DEVO!!

Tu, come stai? Come procede la tesi?
Ciao Eleonora!
Mi dispiace che tu non ti stia trovando per niente bene; malgrado ciò sono altrettanto molto contenta degli orizzonti che ti si sono aperti davanti, soprattutto i pensieri che stai maturando ti rendono una persona molto coraggiosa e determinata! Sono sicura che riuscirai a realizzare tutti i "sogni" che ti sei stilata!!

Io sto procedendo, mi manca l'ultimo capitolo che ho già iniziato a fare e, soprattutto, devo reperire dei materiali dal contesto dove ho fatto tirocinio. Mancano due mesi, spero con tutta me stessa di farcela!! :)

P.S: Come fai a fare le lezioni online? O meglio, usi qualche piattaforma per iscriverti a qualcosa...?
 
Ciao Eleonora!
Mi dispiace che tu non ti stia trovando per niente bene; malgrado ciò sono altrettanto molto contenta degli orizzonti che ti si sono aperti davanti, soprattutto i pensieri che stai maturando ti rendono una persona molto coraggiosa e determinata! Sono sicura che riuscirai a realizzare tutti i "sogni" che ti sei stilata!!

Io sto procedendo, mi manca l'ultimo capitolo che ho già iniziato a fare e, soprattutto, devo reperire dei materiali dal contesto dove ho fatto tirocinio. Mancano due mesi, spero con tutta me stessa di farcela!! :)

P.S: Come fai a fare le lezioni online? O meglio, usi qualche piattaforma per iscriverti a qualcosa...?
Ciao @Trudy62 , perdonami se ti rispondo solo ora...sì, ho scoperto preply e italki: la prima è più informale, la seconda più "famosa" e professionale. Non ho ben idea di come funzionino, ma spero di capirlo presto! Ti farò sapere :)
Certo che ce la farai! è dura, lo so bene, ma anche quel percorso tanto ripido ha una sua fine!
 
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