Ciao a tutti!
Sono Gwen, ho 25 anni e mi sono da poco imbattuta in questo forum.
Sono sempre stata una persona brillante: a scuola mi sono sempre distinta per i miei voti, il mio acume e una spiccata parlantina. All'università mi distinguo sempre fra i miei colleghi per gli interventi a lezione, per la mia media del 30 e per la disponibilità nell'aiutare colleghi, ma anche amici. Da sempre, la gente mi ha sempre considerata una persona da ammirare per queste mie doti, e non sono neanche da buttar via fisicamente. Ho superato tante difficoltà nella vita e problemi che mi sembravano quasi insormontabili. EPPURE...
Eppure c'è una cosa che non riesco a superare, una cosa che vanifica tutti i miei sforzi di dimostrarmi combattiva e risoluta, una cosa che mi sta condizionando la vita al punto che a volte vorrei solo morire.
Da piccola vomitavo spesso; prima per i dentini, poi per l'influenza. Normale amministrazione per una bimba. Ma già allora ricordo che non mi piaceva: nulla di trascendentale, a chi piace vomitare del resto?
Tuttavia, avvenne un fatto che mi sconvolse la vita e da allora non fa che perseguitarmi: nel 2002, avevo 8 anni e mezzo. Un dì andai a scuola, e un mio compagno che aveva il banco attaccato al mio cominciò a star male. Vomitò in un sacchetto e io ne fui disgustata. Per tutte le ore di lezione non facevo che stare in apprensione perché lo vedevo star male e volevo solo scappare via. Ma non potevo perché ero intrappolata nel mio banco, a scuola, con la maestra che non ci dava il permesso di alzarci e andarcene. Alla fine, il mio compagno bevve un po' d'acqua che immediatamente vomitò sul mio banco. Da quella volta, iniziai a sviluppare un'avversione al limite del patologico, non solo per coloro che vedevo vomitare, ma anche verso me stessa.
Alla fine, all'età di 12 anni, un altro mio compagno vomitò in classe. Questa volta reagii peggio della prima: ogni volta che lo vedevo a scuola mi venivano i sudori freddi, diventavo paranoica, lo controllavo ogni secondo tanto da essere ossessiva. Smisi di mangiare a ricreazione per paura che il suo vomitare contagiasse me. Smisi di mangiare anche a casa: masticavo il boccone e lo sputavo nel tovagliolo fingendo di asciugarmi la bocca. Questo fino a quando i miei non si resero conto che ero diventata troppo magra. Mi portarono da un dottore, il quale emise il verdetto: pesavo 29 chili e avevo bisogno di cure psicologiche perché soffrivo di una sorta di anoressia nervosa. Ed ecco che alla parola "psicologo" mi riscossi dalla mia follia. Ripresi a mangiare e ad ingrassare. Da quel momento in poi ripresi, momentaneamente il controllo della situazione.
Fino a quando 6 anni fa, nel 2012, non beccai un'influenza gastrointestinale con i fiocchi. Non vomitavo da 8 anni e quella notte vomitai pure l'anima.
Impiegai una settimana per riprendermi fisicamente: ma non mi sono mai ripresa mentalmente.
Da allora, faccio costantemente dei rituali per evitare che si verifichino quelle condizioni che possano portare a ricreare quella situazione. Prima di mangiare il cibo lo annuso, lo guardo, lo faccio assaggiare a mia madre. Non mangio più del dovuto per evitare che lo stomaco si sovraccarichi. Sto continuamente in guardia per "captare" i possibili movimenti del mio stomaco/intestino che potrebbero determinare una condizione che poi potrebbe portarmi a vomitare.
L'idea del vomito mi condiziona la vita. Non riesco a viaggiare per paura di sentirmi male lontano da casa (pur non soffrendo di mal d'auto eccetera) o per paura di veder gli altri stare male. Se un componente della mia famiglia sta male o vomita, divento isterica, irascibile, intrattabile, e in quei momenti vorrei evaporare, mi sento intrappolata nella casa in cui c'è qualcuno che sta male.
Ho spesso nausea la quale i 3/4 delle volte è originata da questi pensieri. Chiaramente, questa condizione non mi permette di mangiare quanto e come vorrei, perché nella mia mente mi pongo dei limiti; e conseguentemente sono sottopeso. La gente me lo fa notare sempre e io ci sto davvero male perché odio essere magra.
Adesso ho beccato un'influenza intestinale e sono stata tutto il giorno con il terrore di vomitare. Adotto dei rituali che mi danno consolazione: mi rinchiudo nella mia stanza, mi metto davanti al pc e metto un episodio della mia serie tv preferita per distrarmi, per ricercare un conforto. Il più delle volte funziona e mi permette di trattenermi dal vomitare. Ma arriverà un giorno in cui desidererò avere dei figli, o anche semplicemente il giorno in cui dovrò vomitare necessariamente. E che farò? Perché quest'idea mi manda fuori di testa?
NON HA SENSO. Sono così intelligente e mi perdo in queste sciocchezze. Riconosco che quest'atteggiamento NON è NORMALE ma non so come affrontarlo. NON riesco a superare questa cosa. Non ho mai parlato con uno psicologo perché ho paura che mi prenda per pazza e mi imbottisca di farmaci.
I miei sanno di questa mia condizione ma cercano di non dargli troppo peso per evitare che la situazione peggiori. E forse neanche loro sanno fino a che punto sono arrivata.
E' la prima volta che ne parlo così apertamente, perché mi sono sempre vergognata. Ho deciso di farlo con voi perché so che mi capirete. Voglio sentirmi meno sola, meno paranoica. E voglio ringraziare coloro che hanno creato questa community.
Un bacio a tutti,
- Gwen
Sono Gwen, ho 25 anni e mi sono da poco imbattuta in questo forum.
Sono sempre stata una persona brillante: a scuola mi sono sempre distinta per i miei voti, il mio acume e una spiccata parlantina. All'università mi distinguo sempre fra i miei colleghi per gli interventi a lezione, per la mia media del 30 e per la disponibilità nell'aiutare colleghi, ma anche amici. Da sempre, la gente mi ha sempre considerata una persona da ammirare per queste mie doti, e non sono neanche da buttar via fisicamente. Ho superato tante difficoltà nella vita e problemi che mi sembravano quasi insormontabili. EPPURE...
Eppure c'è una cosa che non riesco a superare, una cosa che vanifica tutti i miei sforzi di dimostrarmi combattiva e risoluta, una cosa che mi sta condizionando la vita al punto che a volte vorrei solo morire.
Da piccola vomitavo spesso; prima per i dentini, poi per l'influenza. Normale amministrazione per una bimba. Ma già allora ricordo che non mi piaceva: nulla di trascendentale, a chi piace vomitare del resto?
Tuttavia, avvenne un fatto che mi sconvolse la vita e da allora non fa che perseguitarmi: nel 2002, avevo 8 anni e mezzo. Un dì andai a scuola, e un mio compagno che aveva il banco attaccato al mio cominciò a star male. Vomitò in un sacchetto e io ne fui disgustata. Per tutte le ore di lezione non facevo che stare in apprensione perché lo vedevo star male e volevo solo scappare via. Ma non potevo perché ero intrappolata nel mio banco, a scuola, con la maestra che non ci dava il permesso di alzarci e andarcene. Alla fine, il mio compagno bevve un po' d'acqua che immediatamente vomitò sul mio banco. Da quella volta, iniziai a sviluppare un'avversione al limite del patologico, non solo per coloro che vedevo vomitare, ma anche verso me stessa.
Alla fine, all'età di 12 anni, un altro mio compagno vomitò in classe. Questa volta reagii peggio della prima: ogni volta che lo vedevo a scuola mi venivano i sudori freddi, diventavo paranoica, lo controllavo ogni secondo tanto da essere ossessiva. Smisi di mangiare a ricreazione per paura che il suo vomitare contagiasse me. Smisi di mangiare anche a casa: masticavo il boccone e lo sputavo nel tovagliolo fingendo di asciugarmi la bocca. Questo fino a quando i miei non si resero conto che ero diventata troppo magra. Mi portarono da un dottore, il quale emise il verdetto: pesavo 29 chili e avevo bisogno di cure psicologiche perché soffrivo di una sorta di anoressia nervosa. Ed ecco che alla parola "psicologo" mi riscossi dalla mia follia. Ripresi a mangiare e ad ingrassare. Da quel momento in poi ripresi, momentaneamente il controllo della situazione.
Fino a quando 6 anni fa, nel 2012, non beccai un'influenza gastrointestinale con i fiocchi. Non vomitavo da 8 anni e quella notte vomitai pure l'anima.
Impiegai una settimana per riprendermi fisicamente: ma non mi sono mai ripresa mentalmente.
Da allora, faccio costantemente dei rituali per evitare che si verifichino quelle condizioni che possano portare a ricreare quella situazione. Prima di mangiare il cibo lo annuso, lo guardo, lo faccio assaggiare a mia madre. Non mangio più del dovuto per evitare che lo stomaco si sovraccarichi. Sto continuamente in guardia per "captare" i possibili movimenti del mio stomaco/intestino che potrebbero determinare una condizione che poi potrebbe portarmi a vomitare.
L'idea del vomito mi condiziona la vita. Non riesco a viaggiare per paura di sentirmi male lontano da casa (pur non soffrendo di mal d'auto eccetera) o per paura di veder gli altri stare male. Se un componente della mia famiglia sta male o vomita, divento isterica, irascibile, intrattabile, e in quei momenti vorrei evaporare, mi sento intrappolata nella casa in cui c'è qualcuno che sta male.
Ho spesso nausea la quale i 3/4 delle volte è originata da questi pensieri. Chiaramente, questa condizione non mi permette di mangiare quanto e come vorrei, perché nella mia mente mi pongo dei limiti; e conseguentemente sono sottopeso. La gente me lo fa notare sempre e io ci sto davvero male perché odio essere magra.
Adesso ho beccato un'influenza intestinale e sono stata tutto il giorno con il terrore di vomitare. Adotto dei rituali che mi danno consolazione: mi rinchiudo nella mia stanza, mi metto davanti al pc e metto un episodio della mia serie tv preferita per distrarmi, per ricercare un conforto. Il più delle volte funziona e mi permette di trattenermi dal vomitare. Ma arriverà un giorno in cui desidererò avere dei figli, o anche semplicemente il giorno in cui dovrò vomitare necessariamente. E che farò? Perché quest'idea mi manda fuori di testa?
NON HA SENSO. Sono così intelligente e mi perdo in queste sciocchezze. Riconosco che quest'atteggiamento NON è NORMALE ma non so come affrontarlo. NON riesco a superare questa cosa. Non ho mai parlato con uno psicologo perché ho paura che mi prenda per pazza e mi imbottisca di farmaci.
I miei sanno di questa mia condizione ma cercano di non dargli troppo peso per evitare che la situazione peggiori. E forse neanche loro sanno fino a che punto sono arrivata.
E' la prima volta che ne parlo così apertamente, perché mi sono sempre vergognata. Ho deciso di farlo con voi perché so che mi capirete. Voglio sentirmi meno sola, meno paranoica. E voglio ringraziare coloro che hanno creato questa community.
Un bacio a tutti,
- Gwen